IBM Ecosystem Summit 2022, un evento atteso, decisivo, ancora una volta incastonato all’inizio di quella che viene tradizionalmente chiamata volata di fine anno.
Il periodo in cui si tirano le somme, i numeri devono tornare e sul mercato anche e soprattutto i system integrator, tutti coloro che portano digitale sul territorio si giocano buona parte delle possibilità di crescere, essere competitivi, efficaci.
Un momento critico in cui, ancora una volta, dopo il clamoroso successo dello scorso anno, IBM ha voluto chiamare a raccolta tutto il suo ecosistema per fare il punto sull’evoluzione delle collaborazioni in atto e tracciare nuove e inevitabili direttrici nelle dinamiche che stanno portando reseller, distributori, sviluppatori, integratori e ovviamente la stessa IBM a incrociare la propria strada.
Direttrici che oggi più che mai fanno rima con cloud computing, hardware che diventa servizio, prodotti che diventano necessariamente esperienze di utilizzo, nuovi sistemi di fatturazione e ancora sostenibilità, occhio ai consumi elettrici…
Tutto insomma quello che serve oggi a ogni forma e dimensione di impresa per stare sul mercato e giocarsi la partita della ripartenza. Una partita in cui proprio l’ecosistema del “canale”, ormai lo abbiamo capito, ha un ruolo di traino decisivo. Una oggettiva fortuna ma anche una enorme responsabilità che va onorata con idee chiare e competenze concrete.
Tutto cambia, continua a cambiare con una velocità prima nemmeno immaginabile chi guida questo cambiamento può e deve mantenere la rotta giusta grazie a equilibri, strategie, programmi e progetti chiari. Il senso, il valore di un simile evento è tutto qui. Ecco perché abbiamo deciso di incontrare il manager che incarna il senso della collaborazione all’interno di IBM, Fabrizio Saltalippi che di mestiere fa, manco a dirlo il Director Ecosystem all’interno IBM Technology Italy.
Fabrizio, sei reduce dai giorni dell’IBM Ecosystem summit 2022, che evento è stato e quali sono stati i messaggi più importanti che avete voluto trasmettere al vostro ecosistema?
«Noi abbiamo pensato, voluto e fatto questo evento per trasferire tre messaggi: il primo è che la situazione che stiamo vivendo è molto complessa e che quindi richiede delle azioni e delle iniziative che sono un po’ diverse dai tempi standard. Serve più creatività, capacità di mettersi al servizio dei propri clienti anche ampliando lo spettro di quelle che sono le capability a disposizione del mercato. Le collaborazioni vanno ampliate a 360° guardandosi molto intorno e facendo anche leva sull’ecosistema inteso anche come colleghi, imprese, realtà che fino all’altro giorno potevano essere viste come concorrenti. Oggi è tutto più fluido e servono nuove idee di collaborazione».
Ma chi è il partner ideale oggi per IBM?
«Il partner ideale è uno che è curioso, non si stanca mai di imparare, è attento alle evoluzioni del nostro portafoglio perché noi continuiamo a proporre un ampliamento significativo in diverse direzioni.
Uno dei vostri pay off più fortunati è proprio la frase “Let’s create” – creiamo insieme – ma cosa deve creare un buon system integrator con IBM oggi?
«Penso che la sfida principale sia quella di creare dei percorsi di trasformazione digitale per i nostri clienti. Quello che è cambiato è che il digitale non è più la ciliegina ma è la torta. Le imprese oggi non sono in grado di affrontare la torta nella maniera giusta e soprattutto da sole…».
Lo scorso anno avete rivoluzionato il go to market, abbandonando il ruolo da integratore in favore dell’ecosistema, come stanno andando le cose e quante e come hanno colto questa opportunità i vostri partner?
«E’ stata indubbiamente una sfida molto importante, per alcuni nostri partner più strutturati è stata anche una grandissima opportunità. Dico per alcuni perché non è che tutti si possono inventare da un giorno all’altro integratori di soluzioni complesse e magari multivendor. Ci sono oggi infatti molte realtà che questa opportunità non l’hanno ancora sfruttata fino in fondo, è importante che provino a mettersi più al servizio e a disposizione per essere l’interlocutore a 360° del cliente come prima faceva IBM. Sul piatto c’è la loro credibilità come interruttore di valore sul territorio ma c’è anche la competitività dei loro clienti, dei manager, delle aziende con cui si misurano da qui ai prossimi anni»
Senti, alla fine di questo confronto quali sono i messaggi che ti piacerebbe rimanessero in testa a chi ci ha seguito?
«Continuate a seguirci e seguite con attenzione l’evoluzione del nostro portafoglio di acquisizioni che faremo, ci sono alcune sfide che sono fondamentali per tutti e molto presto il tema della sostenibilità sarà sul tavolo di tutti».