La chiusura del secondo periodo fiscale consente di analizzare gli aspetti più interessanti dell’attualità di IBM, nel corso di un anno di transizione, caratterizzato da una serie di importanti acquisizioni e dalla crescita dei progetti legati alla AI, sia per quanto riguarda il main brand che Red Hat, acquisita da IBM nel 2018.

Nel keynote dell’evento annuale IBM Think di Boston , il CEO Arvind Krishna aveva identificato una visione chiara in merito all’innovazione tecnologica, un elemento cruciale per il successo aziendale: “Il ruolo della tecnologia non è più solo quello di essere “lean”, ma di alimentare il business per ottenere entrate e maggiori quote di mercato, questo è un grande cambiamento. La domanda da porsi oggi dovrebbe essere: come si fa ad adottare la tecnologia nel contesto della propria azienda per contribuire a potenziare questo cambiamento, non solo per rendersi lean?’“.

Secondo quanto riportato da Morgan Stanley, nel Q2 IBM ha registrato 15,7 miliardi di dollari di ricavi, una cifra leggermente superiore rispetto alle previsioni di Wall Street (15,6 miliardi) e si appresterebbe a mantenere gli obiettivi finanziari pianificati per il 2024. Vediamo alcuni dei punti salienti relativi alle strategie di IBM per i prossimi mesi.

LEGGI ANCHE: Alessandro La Volpe nominato Amministratore Delegato di IBM Italia

Le acquisizioni di IBM: Hashicorp, StreamSets, Apptio e webMethods

Continua l’iter autorizzativo che dovrà consentire a IBM di perfezionare l’acquisizione di Hashicorp entro il termine annunciato per la fine del 2024. Attualmente il deal è sotto l’esame della Federal Trade Commission. Secondo una fonte di Bernstein, l’ente antitrust statunitense avrebbe richiesto un secondo round di documentazione alle due società interessate. L’episodio potrebbe dilungare l’iter procedurale, anche se la maggioranza degli investitori ha rinnovato il proprio ottimismo in merito alle tempistiche inizialmente previste per la chiusura dell’acquisizione.

Con una spesa complessiva di 6,4 miliardi di dollari, IBM ha acquisito con Hashicorp una tecnologia leader nell’ambito dell’automazione dell’infrastruttura multicloud, che consiste in una serie di strumenti, tra cui il celebre Terraform, pensati per semplificare al massimo la gestione e l’orchestrazione di infrastrutture anche molto complesse, in cloud pubblico e privato.

Altrettanto strategica è da considerarsi l’acquisizione di webMethods, piattaforma che consente di facilitare i processi di modernizzazione dell’infrastruttura IT, gestendo flussi di lavoro anche particolarmente complessi, mantenendo l’integrazione con i sistemi legacy, laddove non è prevista la migrazione in cloud.

IBM si è inoltre assicurata i servizi di Apptio, società specializzata in software per la gestione e l’ottimizzazione delle spese IT, grazie ad una piattaforma che consente alle aziende di raccogliere, analizzare e visualizzare i dati relativi ai costi dei loro servizi IT, sia on-premise che in cloud.

Oltre al comparto cloud e infrastruttura IT, IBM ha investito per ampliare il proprio parco tecnologico nel settore dati e AI. Un esempio è StreamSets, la cui piattaforma di acquisizione e trasformazione dei dati in tempo reale era già nota agli utenti dell’ecosistema watsonx, in cui è stata ora direttamente integrata.

Sul fronte delle uscite va ricordata la cessione di QRadar a Palo Alto Networks, che oltre a portare 500 milioni di dollari nelle case di IBM, ha offerto chiari segnali su un indirizzo strategico che prevede dal punto di vista del business della cybersecurity una maggiore integrazione con i servizi e le competenze di IBM Consulting, accanto a investimenti utili a privilegiare la crescita di settori come big data / AI e gestione dell’infrastruttura IT ibrida / multicloud.

[Accedi al programma 2024 del Circle Tech of Innovators: il programma targato IBM pensato per i CTO e i Techincal Leader. Incontri pensati per offrire un’esperienza di condivisione e co-creazione di contenuti tecnologici. Un’occasione unica di confronto e di sviluppo delle proprie hard e soft skills. Clicca qui per scoprire i prossimi appuntamenti!]

IBM e il software: la gestione IT grazie alla AI, la novità IBM Concert

IBM sta intensificando il proprio impegno nello sviluppo di software in grado di semplificare la gestione delle risorse IT, che spaziano dalle applicazioni all’infrastruttura necessaria per eseguirle.

Tra le novità più interessanti annunciate a IBM Think figura senza dubbio IBM Concert, una soluzione basata sull’intelligenza artificiale generativa, concepita per generare insight che offrono una migliore comprensione dell’insieme  delle applicazioni e che consentono di scoprire connessioni, dipendenze e lacune con l’obiettivo di ottimizzarle e renderle progressivamente sempre più efficienti.

IBM Concert è supportato direttamente da watsonx e consente di mappare in tempo reale dati e dipendenze delle app per comprendere in maniera profonda il loro funzionamento e anticipare i problemi prima che si verifichino, assistendo nella risoluzione proattiva, grazie a suggerimenti ed azioni automatizzate.

Le ragioni alla base dello sviluppo di IBM Concert sono state illustrate dallo stesso Arvind Krishna: “Ogni azienda utilizza più cloud pubblici, molte applicazioni SaaS, oltre alle proprie applicazioni interne. Con l’intelligenza artificiale generativa, si stima che entro la fine di questo decennio verranno scritte tra 600 milioni e 1 miliardo di nuove app. Pensate a tutta la connettività e all’infrastruttura sottostante. È il momento di portare l’intelligenza artificiale nelle operazioni IT, per aiutarti a capire davvero cosa sta succedendo, sapendo quando qualcosa va storto e regolare i tempi di risposta in maniera automatica”.

Il comparto software di IBM continua a crescere (+3% nel Q1 2024, +3,4% nel Q2 2024, dati Bernstein) e secondo le previsioni di Bank of America, in linea con le stime dell’azienda stessa, i ricavi dovrebbero allinearsi secondo un CAGR del 5%, indicazioni confermate anche da Morgan Stanley.

LEGGI ANCHE: IBM Think 2024: la cessione di QRadar , il nuovo MSP Program e la strategia per il canale

IBM e l’Intelligenza Artificiale

IBM è un autentico pioniere nell’ambito dell’intelligenza artificiale, così come in molte altre tecnologie emergenti, tra cui il quantum computing. In merito all’approccio che la società con sede ad Armonk sta assumendo nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa, è ancora una volta opportuno ricordare quanto analizzato da Arvind Krishna a IBM Think 2024: “Per raggiungere il livello di produttività che la GenAI promette abbiamo bisogno di tre cose”.

Secondo il CEO di IBM il primo fattore chiave della generative AI sarebbe il seguente: “In primo luogo dobbiamo fidarci di ciò che sta sotto l’intelligenza artificiale. Questo è il motivo per cui abbiamo collaborato con Meta per formare la Open AI Alliance, in cui oltre 100 organizzazioni dell’industria, dell’università e del governo si sono unite per creare standard e test riconosciuti”.

Punto secondo, la flessibilità: “Ciamo inoltre che la AI debba essere flessibile – spiega Krishna – come distribuiamo i modelli AI? Che li prendiate da noi, che siano commerciali o open source, dovreste avere la flessibilità di implementare questi modelli dove meglio credete. In cloud pubblico, in locale, in rispetto della sovranità. Per tutto questo IBM garantisce la flessibilità necessaria”.

Infine, la sicurezza: “Crediamo – afferma Krishna – che la sicurezza arrivi quando molti occhi possono osservare qualcosa chiamato open source. Molti più occhi che guardano portano più sicurezza e innovazione. È una delle ragioni per cui abbiamo portato moltissime funzionalità di inferenza e deployment della AI in Red Hat Linux”.

Numeri alla mano, secondo i dati e le indicazioni offerte da Bernstein, è presto per dire se la strategia intrapresa da IBM si rivelerà vincente sul mercato, in quanto molte aziende sono ancora in fase di implementazione iniziale. Il fatturato legato alla AI è comunque cresciuto fino ad arrivare poco al di sotto dei 450 milioni di dollari nel Q1 2024, con un incremento su base trimestrale del 12%, con la caratteristica di essere fortemente trainato dall’attività di IBM Consulting.

L’ecosistema IBM watsonx: in crescita le partnership tecnologiche

Un aspetto essenziale dell’offerta AI di IBM è rappresentato dall’ecosistema watsonx, il cui core è una piattaforma di dati e intelligenza artificiale che, oltre ai moduli fondamentali, include una serie di agenti AI pensati nello specifico per scalare e accelerare l’impatto dei modelli, valorizzando i dati proprietari dell’azienda.

Secondo Arvind Krishna, per la crescita di watsonx l’elemento cruciale è costituito dalle partnership: “Abbiamo un’ottima integrazione con la piattaforma Adobe Experience, grazie a OpenShift e watsonx. Insieme ad AWS, stiamo integrando la famiglia watsonx con AWS SageMaker, soprattutto per quello che riguarda la governance. Credo sia un ottimo esempio di come le partnership possano guidare il business, sia per noi che per AWS”.

IBM vanta buoni accordi anche con Microsoft, Meta e molti altri tech brand: “Watsonx funziona anche su Microsoft Azure – conferma Krishna – è disponibile in Azure Marketplace, insieme a molti altri nostri prodotti. Nel caso di Meta, Llama 3 è ora disponibile tramite watsonx per i nostri clienti, che possono acquistare anche gli LLM di Mistral AI. Stiamo annunciando le integrazioni su watsonx anche per le piattaforme di SAP, ServiceNow e Salesforce”.

LEGGI ANCHE: IBM Partner Plus, «ecco perchè i service provider sono al centro del nuovo programma»

Red Hat: AI open source e alternativa a VMware, le novità del partner program

Da metà luglio, Red Hat ha rilasciato la versione 4.16 di OpenShift, che aggiunge la funzione Virtualization Migration Assessment, utile alle organizzazioni che vogliono opzionare l’eventuale migrazione in cloud da una soluzione di virtualizzazione legacy, utilizzando una metodologia basata sulla valutazione del rischio, con cui i decisori aziendali hanno confidenza a prescindere dagli aspetti relativi all’IT. Tale scelta è chiaramente indirizzata all’attenzione di chi dispone di soluzioni legacy come VMware e Citrix.

Le novità più significative sul fronte di Red Hat arrivano da un partner program in buona parte ripensato per valorizzare appieno le nuove opportunità offerte dalla AI e da una maggior sinergia con il main brand, a cominciare dalla piattaforma watsonx.

Il nuovo partner program di Red Hat è stato impostato sulla base di un design modulare, in modo che le varie figure coinvolte nel canale possano optare per le soluzioni più utili a soddisfare i loro obiettivi di business, godendo del supporto e delle opportunità di co-selling che derivano dalla sinergia con il vendor.

I primi moduli introdotti da Red Hat sono: rivendita, distribuzione e co-selling, con politiche di incentivi continuamente rinnovate. Le attività vengono gestite attraverso il portale Partner Connect, anch’esso rinnovato nella propria interfaccia per risultare più semplice e immediato.

Nel corso di una recente intervista a CRN, Kevin Kennedy, VP di Red Hat, ha sintetizzato le principali novità che attendono i partner, che costituiscono un fattore strategico fondamentale per il brand del cappello rosso, dal momento che da loro deriva circa l’80% delle vendite complessive.

In merito al discorso incentivi, Kennedy ha detto che Red Hat ha investito in pacchetti orientati per tipologia di partner, in particolare facendo una distinzione netta tra reseller e system integrator, con l’obiettivo di standardizzare le condizioni per l’intero canale, a livello globale, per semplificare la gestione ed evitare che si creino delle disparità di trattamento.

Red Hat: vendite in aumento grazie ai distributori e ai nuovi partner acquisiti

Gli ultimi risultati finanziari dimostrano che Red Hat sta avendo una crescita del 8% su base media annua, con ordini in crescita tra il 10% e il 20% per RHEL (Red Hat Enterprise Linux) e Ansible, con punte del +40% per quanto riguarda OpenShift.

In particolare, Kennedy conosce molto bene il mondo della distribuzione, in quanto prima di approdare in Red Hat nel 2022, aveva maturato una significativa esperienza in un colosso come Tech Data, realtà attualmente nota come TD Synnex. Sotto la guida di Kennedy, Red Hat ha iniziato ad investire maggiormente nella formazione, intensificando i rapporti con i distributori, fondamentali nel processo di abilitazione dei partner che gestiscono direttamente i rapporti con i clienti, in particolare per quanto riguarda le PMI.

Lo stesso Kennedy ha sottolineato le sue aspettative nei confronti dei distributori, soprattutto per quanto riguarda l’ampliamento del network di Red Hat: “Grazie ai distributori stiamo incontrando partner con cui non abbiamo mai fatto affari, oltre ai loro clienti, a cui hanno venduto tecnologia per decenni. Tra loro ci sono anche delle Fortune 500”.

Per quanto riguarda il capitolo virtualizzazione, Kennedy ha ribadito la strategia che vuole Red Hat più orientata al cloud e la sussidiaria Ansible più concentrata sulle soluzioni per i data center legacy e, in generale, per le architetture edge.

Kennedy ha sottolineato come Red Hat abbia un’offerta tecnologica completa per quanto riguarda la virtualizzazione, in grado di offrire un’alternativa a VMware, e di confidare molto nell’azione dei partner per diffondere le soluzioni più funzionali alle esigenze dei clienti. Anche espandendo in altri settori le esperienze verticali in cui Red Hat vanta una solida expertise, come Telco e, in tempi più recenti, i servizi finanziari.

[Accedi al programma 2024 del Circle Tech of Innovators: il programma targato IBM pensato per i CTO e i Techincal Leader. Incontri pensati per offrire un’esperienza di condivisione e co-creazione di contenuti tecnologici. Un’occasione unica di confronto e di sviluppo delle proprie hard e soft skills. Clicca qui per scoprire i prossimi appuntamenti!]

IBM: acquisizioni e sviluppo ecosistema AI, il nuovo partner program di Red Hat ultima modifica: 2020-09-16T16:52:18+02:00 da Francesco La Trofa

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui