Bello eseguire il monitoraggio dell’infrastruttura It con i tool a disposizione oggi, eh? Tu, Cio, responsabile dei sistemi informativi o, addirittura responsabile Ced, se sei della old school, ti siedi alla console e hai tutto sotto controllo. Sistemi, storage, network, applicazioni, servizi, accessi ecc., l’It della tua azienda rappresentato sugli schermi.
Un po’ meno bello eseguire il monitoraggio dell’infrastruttura It aziendale in tempi di coronavirus, per esempio. In generale, in tempi di particolare stress dell’infrastruttura It è fondamentale tirarsi su dalla sedia, prendersi un bel caffè e rimanere vigili. Perché la crisi amplifica i rischi.
Oggi, proprio oggi, il Cio deve fronteggiare diverse eccezioni. L’obbligo dello Smart Working, per esempio, o lo stress a cui sono sottoposti lo storage, le applicazioni, i servizi in cloud, la rete, i sistemi. Vediamo allora di compilare una breve checklist per il monitoraggio dell’infrastruttura It, anche e soprattutto durante l’emergenza sanitaria.
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Monitoraggio dell’infrastruttura It: seziona il pachiderma
Come dicono i guru della consulenza manageriale: iniziamo con sezionare l’elefante. Immaginando l’infrastruttura It come un pachiderma, conviene sezionarlo in parti ed esaminarle una alla volta.
1. Hardware. Prendi in mano la tua mappa dell’hardware aziendale, perché ce l’hai, giusto? Per ora non considerare i device dei dipendenti, meglio focalizzarsi su server e storage. Fai mente locale di dove sono e fai un punto periodico sul loro stato di salute e sulle prestazioni, sia che siano on premise o in data center esterni. Come? Con gli strumenti appositi di monitoring, generalmente forniti con l’hardware o con il servizio.
2. Storage. Lo storage è la struttura core di tutto l’It aziendale. Se lo storage non performa, il business rallenta. E in particolari momenti di stress possono manifestarsi seri problemi di spazio e di allocazione. Un’infrastruttura di storage fatta bene, con un tool di monitoraggio puntale, preciso, automatizzato e semplice da usare non è una raccomandazione, è un dovere. Va da sé che se non sai cosa è un piano di Business Continuity, forse dovresti ripartire dalle basi.
3. Applicazioni e sistemi operativi. In questo ambito sarebbe bene considerare lo stato dell’aggiornamento di tutto ciò che è codice software. Come siamo messi a sistemi operativi? Che versioni sono utilizzate? Lo sai che ti dovresti dimenticare di Windows 7, vero? Applicazioni e servizi, oltre a controllare gli aggiornamenti è bene verificare i carichi. Si dovrebbe controllare lo stress su un numero elevato di accessi simultanei ai database, per esempio. E il peso dei dati generati.
4. Sicurezza. Discorso a parte merita la protezione di infrastruttura e informazioni aziendali. Il ricorso obbligato allo Smart Working determina un incremento del livello di rischio. Da quale device si collegano i dipendenti aziendali? Da quale rete? È prevista una Vpn, un set di regole per l’accesso ai dati aziendali su cloud e on premise? Come siamo messi a software di protezione degli endpoint? Su questo aspetto è necessario essere particolarmente rigidi, ne va dell’incolumità dei dati aziendali.
5. Rete. Altra componente determinante per il business aziendale è la rete aziendale. Monitoriamo i picchi di traffico, distribuiamo la banda verso i diversi repository (on premise, cloud) e facciamo in modo che la rete performi ai massimi. Certo, possiamo fare poco per la connessione remota, che non dipende dalle nostre scelte. Per questo verifichiamo se c’è la possibilità di ottimizzare, comprimere o ridurre il traffico dall’esterno verso la rete aziendale con tool specifici di gestione del traffico di rete.
Insomma, attenzione. Perché l’infrastruttura It oggi è sì potente. Ma è distribuita, complessa e ha bisogno di cure costanti. In tempi di emergenza, poi, i problemi possono moltiplicarsi, meglio tenersi pronti.
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