Per rispondere alla domanda “come si fa il backup oggi” cogliamo l’opportunità della Giornata Mondiale dell’Archiviazione, giorno di sensibilizzazione con relativa messe di report. Secondo i più autorevoli, la maggioranza dei CXO (Chief eXperience Officer) dell’area Emea pianifica di sfruttare maggiormente il backup su cloud entro due anni.
Un’indicazione precisa sulle tendenze dell’archiviazione, ma soprattutto su come si potrebbe migliorare. Il cloud si conferma l’ambiente più indicato da usare per il backup, ma non basta. Gli stessi CXO, infatti, si rendono conto della necessità di modernizzare la data protection, migliorando l’affidabilità e l’efficienza del backup e allo stesso tempo riducendone la complessità e i costi.
Inoltre, il 77% degli interpellati da un sondaggio vuole il backup dei dati su cloud entro i prossimi due anni. Ancora, il 44% vorrebbe utilizzare un BaaS (backup as-a-service) per migliorare il processo, aumentarne l’affidabilità e ridurre i costi.
La ricerca di un processo di backup migliore è fortemente giustificata da un dato su tutti: il 58% dei backup non va a buon fine. E si tratta di una percentuale altissima, più di uno su due. E “peggio ci sentiamo” se immaginiamo i backup su strutture on premise.
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Come si fa il backup oggi? Con l’aiuto del cloud
Dunque, le criticità emerse dai report circolanti sono essenzialmente due: protezione dei dati e affidabilità del backup. Si tratta di criticità risolvibili se si fa affidamento su processi, strutture e soluzioni di gestione moderni. Vediamo allora, in particolare, perché il backup su cloud è meglio.
1. Protezione e compliance native. Un ambiente cloud è protetto e segue la compliance per definizione. Lo spazio su cloud che mette a disposizione un Managed Service Provider come Elmec garantisce protezione dei dati e adesione alle normative come SLA. Si tratta di condizioni implicite che un’azienda che continua a fidarsi del proprio backup on premise dovrebbe realizzare da sola, con grande dispiego di tempo e risorse.
2. Purché sia cloud. Importante comprendere che ciò che si intende per “cloud”, anche nel caso dei progetti di backup, non è tanto un luogo specifico ma un paradigma. Il cloud è un modello applicabile anche a luoghi fisicamente on premise. Ovvero, i dati potrebbero tranquillamente rimanere dove sono, cambierebbe l’approccio e il nome: cloud privato.
3. Al tuo servizio. Il BaaS, backup as-a-service, è in grande spolvero. Così come per il DRaaS (Disaster Recovery as-a-service), anche per il BaaS ci si aspetta una grande crescita a valore. Trasferire l’approccio as-a-service anche nel backup, per l’azienda cliente significa dimenticare la schiavitù del prodotto (costi di licenza, manutenzione, assistenza) per un servizio. Un servizio proposto dal partner It completo di tutto che, a fronte di una fee calcolata sull’effettivo uso della struttura, è all inclusive e senza pensieri.
4. L’efficienza del cloud. Il cloud è un ambiente efficiente per definizione, oltre che protetto. Perché? Perché in un ambiente cloud sono disponibili di default le tecnologie migliori e più aggiornate. L’azienda cliente non dovrà preoccuparsi di star dietro agli aggiornamenti e alle prestazioni della struttura: ci penserà il fornitore It, per contratto.
In definitiva, i segnali che provengono dal mercato sono chiari e le aziende sembrano percepirli lentamente. Oggi un backup protetto e affidabile si concretizza con il ricorso al paradigma del cloud e dell’as-a-service e con l’aiuto di un Managed Service Provider.
Il partner IT strutturato e certificato è in grado di realizzare un progetto su misura, scalabile in ogni momento e sempre coerente con le esigenze del cliente. La proposizione as-a-service, infine, fornisce all’azienda una serie di garanzie di protezione, affidabilità e performance a fronte di un pagamento pay-per-use comprensivo di gestione, assistenza e manutenzione.
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