Dopo due anni di attività in webinar, Oracle torna finalmente in presenza con l’Oracle Technology Summit, svoltosi lo scorso 29 marzo presso gli East End Studios di Milano. La suggestiva location di via Mecenate è diventata per un giorno il teatro dell’innovazione digitale, grazie ad una serie di interventi focalizzati sulle tecnologie che ci guideranno verso la trasformazione del business sfruttando tutte le opportunità e il fermento che questo periodo offre, a cominciare dal PNRR.
Durante l’apertura dell’evento, rivolto in via primaria ai responsabili IT delle aziende italiane, Alessandro Ippolito, Country Manager di Oracle Italia ha parlato consapevolmente di come: “Complesse sfide, portate anche dagli scenari internazionali, si affiancano a eccezionali opportunità di innovazione legate ai progetti da mettere a terra nel quadro del PNRR”. Gli ha fatto eco Michele Porcu, VP Business Value Service & Strategies EMEA di Oracle: “La gran parte delle aziende che hanno iniziato il percorso verso il cloud oggi ha migrato soprattutto carichi di lavoro periferici: l’80% dei carichi critici tutt’oggi sono ancora on-premise, anche se le tecnologie oggi disponibili consentono di realizzare ogni tipo di modello”. Da un lato, il cloud offre ancora potenzialità immense, dall’altro vi è la consapevolezza di dover gestire infrastrutture IT ibride senza rinunciare a nulla in termini di performance.
L’offerta di Oracle sta quindi ampliando il proprio portfolio per soddisfare qualsiasi esigenza, a prescindere che si scelga di operare in cloud o all’interno del perimetro aziendale, garantendo la massima libertà e flessibilità nel configurare la propria infrastruttura IT: “Sotto la superficie della nostra infrastruttura cloud – spiega Michele Porcu – ci sono performance di connettività e rete ai massimi livelli, un alto livello di automazione per garantire la governance, una ricchezza di opzioni che permettono ai clienti di portare in cloud anche i livelli più profondi della loro infrastruttura e della piattaforma senza doverli riscrivere, sicurezza integrata fin dalla progettazione – e un livello di controllo per mitigare ogni rischio; il tutto è affidato alle competenze approfondite dei nostri professionisti e di una rete di partner formata e con ampia esperienza”.
Per supportare questa strategia, Oracle ha puntato su modelli commerciali molto lineari, di facile gestione, per supportare in maniera molto concreta gli investimenti nella migrazione in cloud delle applicazioni, a prescindere dal fatto che si adotti una strategia di rehosting “Lift & Shift”, replatforming, refactoring, o si scelga di partire con un nuovo progetto di sviluppo cloud-native.
Se il cloud costituisce un caposaldo dell’offerta tecnologica di Oracle, i suoi partner di canale possono allo stesso modo avvalersi dell’eccellenza sul fronte dei dati, da sempre fiore all’occhiello dell’azienda fondata da Larry Ellison. Michele Porcu ha precisato come: “Così come per il cloud, per il dato Oracle ha scelto una strategia volta a consentire di sfruttare tutte le risorse, tutte le tipologie di dati, in piena integrazione con lo ‘storico’ dei Clienti, in modo da consentire sia la valorizzazione degli investimenti fatti, sia una rapida innovazione”.
Nel contesto dell’Oracle Technology Summit, l’azienda ha confermato lo sviluppo di una data platform a tutti gli effetti convergente, capace di sfruttare differenti modelli semantici con l’obiettivo di garantire un livello di coerenza e usabilità elevato. La data platform di Oracle è infatti aperta, per consentire la gestione di un’ampia tipologia di carichi di lavoro per differenti approcci di sviluppo. Il fulcro di questa visione si conferma ancora una volta l’Autonomous Database, un modello di gestione dei dati capace di sfruttare le tecnologie di automatizzazione per archiviare, proteggere, aggiornare ed allineare in tempo reale una varietà di dati strutturati e non strutturati senza precedenti.
Cloud e dati al centro della rinascita digitale del Paese
L’impegno di Oracle nelle tecnologie cloud rappresenta ormai una certezza costante, resa ancor più solida dall’apertura della prima cloud region italiana, che ha visto l’attivazione di un data center a Milano nello scorso mese di dicembre, che si somma agli altri 36 già attivati nel resto del mondo. L’obiettivo di Oracle è quello di offrire soluzioni IT per la gestione dei dati on-premise e sulle infrastrutture (IaaS) e piattaforme in cloud (PaaS) per costituire una data platform senza discontinuità, capace di risolvere qualsiasi esigenza critica, facendo anche ricorso a modelli decisamente innovativi.
È il caso dell’offerta Cloud@Customer, che consente di fatto di configurare un cloud pubblico all’interno del perimetro aziendale, per combinare i vantaggi in termini di riservatezza del data center in locale con la flessibilità e la scalabilità delle soluzioni centralizzate sul modello del cloud computing, senza rinunciare all’integrazione con i servizi offerti da altri vendor, qualora rientrassero nel portfolio multi-cloud dei propri clienti.
La testimonianza di CSI Piemonte, ANAS E Cerved Group
La conferma di quanto sin qui enunciato è arrivata dalla testimonianza diretta di tre realtà che utilizzano quotidianamente i servizi in cloud di Oracle per innovare la propria offerta tecnologica: CSI Piemonte, ANAS e Cerved Group. Tali interventi hanno offerto un ventaglio molto ampio su cosa costituisca oggi la digitalizzazione, in un contesto molto eterogeneo e multidisciplinare, in cui convergono aspetti tecnologici, organizzativi e procedurali, con il pensiero fisso verso le problematiche legate alla privacy e alla gestione dei dati o alle normative di settore, sempre più stringenti nei vari ambiti verticali in cui si applicano.
La dualità che si crea tra la spinta innovativa del progresso tecnologico e il rigido quadro normativo rischia di creare una barriera che può scoraggiare molte realtà, in quanto tende a sminuire l’efficienza che si potrebbe ottenere agendo a campo libero. Del resto, ogni aspetto tra quelli citati esiste in virtù di ragioni ben precise ed occorre prendere atto di uno scenario complesso per sfruttare a proprio vantaggio le migliori opportunità che si generano. Se il digitale non può risolvere ogni aspetto critico, può aiutare moltissimo anche a soddisfare il pieno rispetto del quadro normativo vigente, rendendo le soluzioni nativamente compliance a dispositivi che ogni azienda è tenuta a dover soddisfare. Il costante investimento che il vendor effettuare per sviluppare la propria tecnologia si traduce pertanto in una semplificazione dei processi per i suoi clienti finali.
Nella prima delle tre testimonianze che si sono alternate durante l’Oracle Technology Summit, Pietro Pacini, Direttore Generale di CSI Piemonte, si è soffermato sugli indirizzi del PNRR in tema di modernizzazione delle infrastrutture IT della Pubblica amministrazione, in particolare per quanto riguarda l’implementazione dei servizi per il cittadino, erogati ormai costantemente in cloud. Si tratta di un momento molto delicato dell’evoluzione tecnologica degli enti pubblici, considerando la realtà concreta e operativa di un Paese in cui, come lo stesso Pacini ha puntualmente ribadito, addirittura l’84% dei comuni conta nel proprio anagrafe meno di 10.000 abitanti: “Stiamo gestendo una sfida molto delicata: prima dell’estate è prevista la disponibilità dei voucher economici per supportare la migrazione al cloud e si dovrà decidere cosa fare, ma servono capacità per andare verso nuove tecnologie – cloud e non solo – che non sono un patrimonio acquisito, e il nostro compito sarà quello di accompagnarle e di collaborare sulle soluzioni più efficaci”. Pacini ha inoltre proseguito che la crescente informatizzazione dei servizi per la PA si accompagna a crescenti interrogativi in fatto di cybersecurity, che non si limita ovviamente alla fase di implementazione dei sistemi di sicurezza, ma deve prevedere la loro gestione e la capacità di rispondere con successo ad incidenti sempre più frequenti e capaci di paralizzare l’erogazione dei pubblici servizi addirittura per diverse settimane. Tale scenario deve necessariamente portare la PA verso un livello di maturità strategica di cui al momento non dispone.
La seconda testimonianza ha visto protagonista Mauro Giancaspro, Direttore ICT di ANAS, che ha raccontato il percorso che l’azienda sta affrontando sul fronte delle tecnologie IoT e cloud, per la messa in sicurezza ed efficienza della rete per il trasporto che ANAS è chiamata a gestire: 32.000 km di strade e autostrade, con 18.600 opere infrastrutturali tra cui 2.000 gallerie. Un patrimonio che inizia a sentire sempre più il peso degli anni, dimostrando una fragilità strutturale che richiede ingenti sforzi di modernizzazione. Secondo Giancaspro: “Il PNRR prevede delle linee dedicate specificamente a questo tema, ma ANAS si era già attivata da tempo per innovare e prepararsi a mettere a terra i fondi disponibili su questa scala così vasta, con tecnologie sicure, interoperabili e a valore […]. Abbiamo creato una architettura logica end-to-end per monitorare lo stato di salute delle infrastrutture, con una sperimentazione su 40 ponti che si concluderà a fine anno; è un progetto complesso che convoglia dati molto diversi – informazioni dai sensori in real time che registrano a intervalli regolari vibrazioni e rumore, dati da immagini satellitari, rilevamenti elettromagnetici etc – per tenere sotto controllo le opere, che ad oggi vengono seguite con un piano di manutenzione non più solo reattiva ma predittiva e programmata, anche in base al traffico che vi insiste”.
Per tenere fede a queste promesse, ANAS ha intrapreso dei percorsi di “bridge management” basati sulla manutenzione predittiva, sviluppata in collaborazione con i Politecnici di Milano e Torino. La conoscenza fin qui acquisita costituirà la base di partenza che ANAS intende adoperare per definire in maniera dettagliata le richieste in fase di gara, quando si tratterà di affidare i miliardi di euro di lavori previsti dai progetti del PNRR per realizzare le progettualità fondamentali per dare un futuro alle infrastrutture del nostro Paese.
In attesa di conoscere cosa succederà sulle nostre strade, abbiamo avuto modo di conoscere anche l’esperienza di CERVED Group sul fronte della crescita sostenibile, attraverso la testimonianza di Flavio Mauri, Group IT Director, che ha precisato come: “Il modo in cui forniamo ai nostri clienti le informazioni commerciali e aziendali rilevanti per il loro business si è completamente trasformato, grazie a tecnologie che hanno accelerato la capacità di calcolo ed elaborazione, ma soprattutto la capacità di ‘distillare’ dall’enorme quantità di dati oggi disponibili l’informazione giusta, necessaria per l’analisi […]. Possiamo proporre le informazioni di sempre – come bilanci, dati commerciali, in forme nuove e su basi nuove, non più solo puntuali, anche come monitoraggio nel tempo – e contestuali. Questo è possibile grazie alle tecnologie ma anche perché sono maturate le competenze dei nostri interlocutori, che oggi comprendono queste potenzialità”.
Mauri ha infine rilevato il ruolo chiave che, ancor più nei prossimi anni, verrà assunto dalle competenze, il vero driver che potrà rendere finalmente possibile l’avvio di un ricambio generazionale, dal momento che una frangia troppo estese dell’attuale tessuto imprenditoriale non ha ancora recepito le reali potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica. Si tratta di una condizione che equivale a procedere con il freno a mano tirato, quando si potrebbe viaggiare con un passo molto più spedito.
Il data mesh: un nuovo concetto tecnologico per valorizzare i dati aziendali
Il sistemi di gestione dei dati sono stati progressivamente oggetto di una costante innovazione sul fronte tecnologico ed organizzativo, rendendo possibili strategie di analisi dei dati sempre più performanti, grazie alla capacità di sfruttare le tecniche di Intelligenza Artificiale. Il data warehouse non è mai stato rimpiazzato, anzi, ha vissuto una seconda giovinezza dopo essere stato affiancato dal data lake e dai nuovi metodi di data preparation.
L’attenzione di Oracle in materia di dati e la sua attenzione nei confronti dell’innovazione è stata confermata dall’intervento di Maria Costanzo, Senior Director Technology Software Engineer Sud-EMEA: “Questi modelli si affiancano ai database transazionali ‘tradizionali’ ma serve un passo in più perché, pur garantendo la consistenza e coerenza del dato, si possa realizzare una data platform non solo completamente convergente, ma anche in grado di gestire il dato quando è “in movimento” – da un database all’altro, da un servizo all’altro, in tempo reale”.
Oracle ha quindi implementato ancora una volta un nuovo modello, per rispondere concretamente a questa sfida. Si tratta del data mesh, capace di prendere atto delle esigenze delle differenti LoB operative all’interno dell’azienda (finance, marketing, sales, HR, amministrazione, ecc), nella prospettiva di rendere il patrimonio informativo di ciascuna di essere una risorsa realmente condivisa e disponibile per tutti in azienda, ai fini di superare in termini pratici i tradizionali silos che si vengono a creare lavorando a compartimenti stagni.
Grazie al modello del data mesh, ogni LoB può creare in tempo reale una copia univoca dei dati, etichettata in modo da definire con certezza sia il contenuto che gli scopi, ma finalmente condivisa per chiunque possa trarre una qualsiasi utilità anche in altri contesti aziendali. Se implementata a dovere, questa novità può garantire alle aziende un valore aggiunto enorme grazie alle potenzialità offerte dalle più moderne tecnologie di analisi dei dati.
Oracle e le strategie per il PNRR
Nell’ultima fase dell’Oracle Technology Summit 2022, Alessandro Ippolito ha ribadito come: “In questo momento straordinario abbiamo la possibilità di accelerare la piena realizzazione di modelli organizzativi data-driven. Il 90% delle aziende della classifica mondiale Fortune 100, ma anche il 90% del mondo del settore pubblico in Italia gestisce i suoi dati su database Oracle […]. Questo significa che abbiamo una grandissima responsabilità nell’aiutare l’universo pubblico e privato in questa transizione, e di farlo affrontando una a una le grandi sfide, con il supporto della tecnologia e con il lavoro dei nostri partner: penso alla sicurezza, alla capacità di creare basi di dati accessibili e comuni e alle competenze”.
Andrea Sinopoli, Cloud Technology Country Leader di Oracle Italia, ha infine illustrato una efficace sintesi sulle strategie di crescita dell’azienda, sempre più motivata ad investire nel cloud, andando ben oltre i consolidati fronti relativi alla gestione dei database e delle tecnologie IaaS e PaaS. La scelta di puntare con decisione sull’apertura di nuove cloud region andrebbe proprio in questa direzione, anche in funzione che sarebbero sufficienti soltanto sei mesi di lavoro per attivare un nuovo data center capace di offrire risorse a livello capillare sul territorio.
Un altro aspetto su cui Sinopoli ha posto l’attenzione è relativo all’introduzione di nuovi programmi commerciali, capaci di supportare end-to-end i clienti nel proprio percorso di trasformazione digitale, proteggendo e valorizzando gli investimenti da loro compiuti negli anni sulle tecnologie Oracle. In questa prospettiva rientrano anche i programmi per i partner di canale, utili ad incrementare in maniera decisiva le loro competenze tout court nel mitigare i rischi e ad aumentare il livello di successo dei loro clienti.
Anche se l’argomento tecnologico di giornata è stato improntato sul tema dell’infrastruttura in cloud, Oracle si dimostra molto attiva anche sul fronte del SaaS, con suite capaci di coprire praticamente le esigenze di tutti i processi aziendali: ERP, HCM, CX, Marketing, Sales, Logistica, Supply Chain. Sempre più ampio anche il portfolio di soluzioni verticali per il Telco, le utilities, il retail, il food & beverage, l’healthcare e molti altri ambiti di business.
Oltre al discorso legato alla performance, Oracle sta dedicando crescenti attenzioni agli aspetti legati alla sostenibilità, con obiettivi che puntano nell’impiego delle energie rinnovabili per alimentare sia gli uffici che i data center, con l’adozione di tecnologie ad elevata efficienza energetica. In Europa tale traguardo sarebbe stato raggiunto persino in anticipo rispetto alle previsioni originali, mentre a livello globale è atteso entro il 2025.