Lo storico web browser di casa Microsoft è arrivato a fine vita. Dal 15 giugno 2022 infatti Internet Explorer 11 (IE11) non riceve più alcun genere di aggiornamento e si avvia ad uscire per sempre dai sistemi operativi di Microsoft, che lo hanno visto supportato da Windows 95 fino a Windows 10, in quasi trent’anni di attività che hanno letteralmente segnato la storia della navigazione sul web, dagli albori fino ad oggi.
Dopo aver esercitato un ruolo da protagonista negli anni Novanta, quando rivaleggiava senza esclusione di colpi con Netscape Navigator, Internet Explorer aveva progressivamente smarrito la propria posizione di leadership a favore di competitor come Mozilla Firefox e Google Chrome. Negli ultimi anni Internet Explorer è stato di fatto sostituito da Microsoft con il più moderno browser Edge, basato su tecnologia Chromium, scelta peraltro pienamente confermata con l’avvento di Windows 11.
Secondo i dati rilevati da Statcounter, ad oggi soltanto lo 0,6% degli utenti nella rete utilizza ancora Internet Explorer, mentre il leader di mercato è Chrome con il suo 64%. Ben differenti i dati relativi alla sua presenza nell’ecosistema software, dal momento che il 47% dei dispositivi che utilizzano Windows 10 richiedono ancora un update a Edge e molte applicazioni basate su IE11 non hanno ancora affrontato questa indispensabile transizione.
Se lato utenti il problema del fine vita di Internet Explorer si presenta relativamente marginale, tale circostanza obbliga gli amministratori e gli sviluppatori ad una maggior attenzione su quanto accade nei sistemi da loro gestiti, considerando che il cessato supporto comporterà inevitabilmente un maggior rischio nei confronti degli attacchi informatici.
Vediamo alcuni dettagli relativi alle conseguenze della end of life di Internet Explorer 11 per le figure attive nell’ambito dello sviluppo software e dell’amministrazione IT.
Come sostituire Internet Explorer: la migrazione a Edge e le sue complessità
La fine della corsa di Internet Explorer riguarda prevalentemente le applicazioni e siti web dipendenti da IE11, soprattutto per quanto concerne gli ambienti IT più complessi, laddove valutare ed eseguire un percorso migratorio risulta spesso molto complesso.
Logicamente, l’erede designato di Internet Explorer è Microsoft Edge, l’attuale ed unico web browser proprietario dell’ecosistema Windows.
Lato utenti, il problema appare circoscritto. Windows 11 non ha una versione desktop accessibile di Internet Explorer 11. Gli update correnti di Windows 10 rendono IE11 inaccessibile agli utenti finali. Soltanto i sistemi operativi precedenti a Windows 10, non avendo ricevuto alcun update ne consentono tuttora l’esecuzione, in ambienti tuttavia sempre più distanti dal godere del pieno supporto da parte di Microsoft.
Lo stesso Windows 11, quando si tenta di avviare IE11 tramite applicazioni che lo supportano, reindirizza la richiesta avviando Edge, che gode di una modalità compatibile per le applicazioni legacy e i siti web tuttora basati su Internet Explorer.
Questo stratagemma consente di mitigare i problemi, ma non risolve definitivamente la questione, tant’è che la stessa Microsoft avvisa che non tutte le funzioni potrebbero risultare compatibili. La “IE mode” di Edge sarà in ogni caso supportata almeno fino al 2029, un segnale che Microsoft è ben conscia che, lato applicazioni, la migrazione integrale da Explorer a Edge richiederà un vero e proprio ricambio generazionale in fatto di sviluppo, impegnando ISV e amministratori nel gestire i vari aspetti che coinvolgono pipeline IT anche piuttosto articolate, come nel caso di applicazioni che tuttora vengono impiegate per gestire sistemi ancora validi dal punto di vista operativo, ma ormai privi di supporto software per via della loro età avanzata.
In attesa che Windows 11 inizi a diffondersi in maniera più capillare, l’imperativo categorico in ambiente Windows 10 vedrà la migrazione più o meno forzata da Explorer a Edge. Pur con tutte le complessità del caso, i fatti ci presentano questa eventualità come una scelta obbligata per chi sviluppa applicazioni dipendenti dall’ecosistema Microsoft Windows.
Possibile impatto sui business dell’uscita di scena di Explorer
Tra gli aspetti che abbiamo citato nel precedente paragrafo, il più rilevante dal punto di vista strettamente pratico è il fatto che molti business hanno software legacy e siti web compatibili soltanto con Internet Explorer 11 e la IE Mode di Microsoft Edge non costituisce una soluzione certa, oltre ad essere soggetta essa stessa ad un imprescindibile fine vita, se pur differito al 2029.
Anche se lato utente tendiamo a sottovalutare questo aspetto, sono molti gli ambiti che prevedono IE11 come browser di riferimento, come alcuni sistemi di pagamento, sistemi ampiamente consolidati che dovranno rivedere necessariamente le proprie scelte nel breve e medio periodo, quando a livello funzionale non avrebbero avuto alcuna esigenza di farlo.
Non è infatti pensabile che applicazioni concepite per erogare servizi fondamentali o supportare infrastrutture critiche continuino a basarsi su una tecnologia fuori supporto dal punto di vista della sicurezza o limitata nelle funzionalità nella sua modalità compatibile. Un errore in una procedura di pagamento potrebbe causare una perdita di denaro e causare un serio danno reputazionale a chi si ostinerà ad utilizzare una tecnologia obsoleta come Internet Explorer.
Internet Explorer (1995-2022), addio ad un inseparabile compagno di viaggio
Il fine vita di Internet Explorer ci offre l’occasione per tracciare una breve sintesi di una storia che si è protratta per ben 27 anni, attraverso undici main release, per comprendere al meglio le ragioni per cui la sua integrazione rimane tuttora così profonda nelle applicazioni legacy, nonostante come strumento per la navigazione sul web fosse ormai fuori dai giochi da diversi anni.
Internet Explorer 1.0 è stato pubblicamente rilasciato il 17 agosto 1995 e si basava sulla tecnologia di Spyglass Enhanced Mosaic, ottenuto su licenza da parte di Microsoft. Il browser era disponibile come applicativo installabile su Windows 95 e Windows NT 4.0. A partire dalla versione 4.0 (1997), Internet Explorer ha iniziato ad integrarsi direttamente ad Esplora Risorse sia nelle funzioni che nel codice eseguibile, fino a diventare un software preinstallato a partire da Windows 98, con tutti gli strascichi in materia anti-trust che si sono susseguiti nel corso degli anni.
Grazie a questa abile quanto discussa mossa, Internet Explorer diventò in breve tempo il browser più diffuso. Le azioni dell’antitrust hanno imposto a Microsoft di consentire la disabilitazione di Explorer in maniera da consentire ai browser di terze parti di poter essere utilizzati in condizione predefinita. In seguito a tale episodio, Windows XP SP1 e Windows 2000 SP4 hanno iniziato a prevedere questa possibilità attraverso una specifica opzione nelle impostazioni di accesso ai programmi.
Microsoft, pur garantendo agli altri browser di lavorare regolarmente all’interno di Windows, ha sempre difeso a spada tratta la presenza di Internet Explorer nelle versioni desktop e server dei suoi sistemi operativi, ritenendo tale tecnologia indispensabile per il corretto e completo funzionamento.
Al di là di una presa di posizione indubbiamente partigiana, l’affermazione di Microsoft appare veritiera soprattutto considerando il fatto che molte applicazioni si basato su Explorer per il fatto di utilizzare Trident, il suo motore di rendering proprietario.
Questo aspetto si slega pertanto dalla possibilità di utilizzare Explorer come browser web predefinito, al punto che nel tempo è stato progressivamente sostituito da altri browser anche all’interno di Windows, come Mozilla Firefox e Google Chrome. Anche se Microsoft ha consentito di disabilitare Internet Explorer come browser, i componenti del software non possono essere disinstallati e il suo legame nativo con le funzionalità di Esplora Risorse lo dimostrano.
È il motivo per cui molte applicazioni hanno continuato a basarsi sulle tecnologie di Internet Explorer ed oggi la migrazione a Microsoft Edge non risulta così elementare, in quanto i due browser sono tra loro piuttosto differenti, considerando che l’attuale versione desktop di Edge, disponibile a partire dal 2020, è stata totalmente riscritta sulla base di Chromium.
L’introduzione “forzata” di Edge Chromium da parte di Windows Update non mancò di suscitare nuovamente polemiche, soprattutto da parte di quegli utenti professionali che avevano nel frattempo basato le proprie applicazioni sulla precedente versione legacy, basata sul motore EdgeHTML / Chakra, anche se Microsoft ne ha garantito il prosieguo in termini di supporto.
Gli anni passano, le tecnologie evolvono, la retrocompatibilità sarà sempre una brutta bestia da gestire, ma l’unica vera certezza è che il rapporto tra Windows e i browser proprietari rimarrà indissolubile nell’ambito dello sviluppo delle applicazioni e dei siti web orientati all’ecosistema software di Microsoft. In tal senso l’addio a Internet Explorer ha reso di fatto inevitabile un percorso evolutivo che Microsoft ha deciso di indirizzare in maniera definitiva verso strumenti di più moderna concezione.