L’API Economy nella Digital Transformation. Le API (Application Programming Interface) hanno aperto una nuova era nell’ambito dello sviluppo software, ma non solo. Hanno inoltre dato luogo a nuove opportunità di sviluppo sul fronte dei modelli di business. Le API hanno superato la loro dimensione puramente tecnologica, al punto che oggi si parla sempre più frequentemente di API Economy, soprattutto quando si conversa ad alto livello in merito alla digital transformation delle aziende.
L’economia basata sulle API abilita nuove possibilità per le organizzazioni, con un denominatore comune mirato a migliorare l’efficienza dei processi e rendere disponibili servizi innovativi, capaci di migliorare sia la user experience dei dipendenti che dei clienti.
Tutto ciò può avvenire in maniera agile, sfruttando le logiche native del funzionamento delle API, consentendo di implementare un’offerta di servizi e soluzioni facilmente scalabile in funzione della crescita del business. La crescente popolarità di questa definizione nella letteratura economica spinge molti stakeholder a chiedersi cosa sia la API Economy, perché se ne parla così tanto, quali siano i benefici che comporta e cosa occorra fare per implementarla nella propria organizzazione.
Vediamo di dare una risposta semplice a questi quesiti generali, per soddisfare una semplice curiosità o per contribuire ad intraprendere un percorso di svolta finalizzato a sfruttare in pieno le potenzialità della digital transformation.
Cos’è l’API Economy?
Per comprendere il senso pratico della API Economy è necessario partire proprio dalla definizione di API. Una volta compreso cosa sia e a cosa serva una Application Programming Interface, risulterà molto semplice intuire le logiche alla base dello sviluppo di nuovi modelli di business, capaci di sfruttarne appieno le funzionalità.
Senza addentrarci troppo nei tecnicismi, una API non è altro che un insieme di regole per estrarre dati da un software ai fini di utilizzarle in un altro software. In altri termini, le API consentono di connettere i vari elementi che compongono un’applicazione nel suo insieme. Ciò è possibile grazie alle moderne architetture a microservizi.
Rispetto al software tradizionale, caratterizzato da un’essenza monolitica, il nuovo paradigma architetturale prevede la scomposizione dell’applicazione in tanti componenti tra loro disaccoppiati, che possono essere sviluppati in maniera assolutamente indipendente tra loro, anche utilizzando differenti linguaggi di programmazione. Un’applicazione moderna potrebbe quindi essere figurata come un Lego, i cui blocchi funzionali vengono aggiunti o rimossi a piacimento, per soddisfare qualsiasi esigenza pratica.
Per connettere i singoli componenti funzionali di un’applicazione sono pertanto nate le API. Estendendo il concetto dalla natura informatica all’ambito del business aziendale, diventa possibile sviluppare offerte in grado di aggiungere rapidamente servizi rispetto al portfolio principale, per migliorare complessivamente l’esperienza digitale, sia in termini di efficienza dei processi, sia per quanto riguarda gli aspetti di front-end con il proprio target di riferimento.
Gli aspetti seamless dello sviluppo software basato sulle architetture a microservizi si riflettono in maniera positiva sulla possibilità di implementare nuove funzioni senza dover rivedere l’intera infrastruttura di servizi. Questo consente alle aziende di essere molto più agili nell’accrescere la loro offerta.
Un esempio pratico di questa visione operativa possiamo ritrovarlo nell’e-commerce. Si tratta di applicazioni con un front-end e un back-end composte da vari componenti: il carrello, il catalogo prodotti, il gestore degli ordini, il sistema di pagamento e via dicendo.
Questi componenti, essendo all’origine disaccoppiati, da soli farebbero ben poco. Quando vengono connessi dalle API, il tutto prende forma e consente agli utenti di interfacciarsi con successo con gli store online dei loro brand preferiti. La API Economy rappresenta un’estensione più generalista di questo concetto, alla cui base vi è la capacità delle API di rendere disponibili le interfacce per relazionare le varie funzioni di un servizio con gli utenti finali.
Se un’azienda decidesse di implementare nel suo e-commerce una nuova funzionalità, grazie alle API potrebbe interfacciarla in maniera molto rapida, senza, lo ribadiamo, dover rivedere l’intera infrastruttura che la rende disponibile.
Il fattore decisivo e più rilevante in termini di business è costituito dal fatto che, utilizzando le API pubbliche, anche i fornitori terzi, partner e gli ISV possono implementare in maniera indipendente dei nuovi servizi per integrare le funzionalità di base dell’applicazione.
Quante volte, osservando dei servizi, ci è capitato di notare che questi rendono disponibili le API agli sviluppatori? Da profani, questo per noi potrebbe anche non significare nulla, ma esprime esattamente l’eventualità che abbiamo appena descritto. Gli sviluppatori potranno utilizzare quell’applicazioni per integrarla in sistemi di terzi, estenderne le funzioni e personalizzarle entro i termini previsti, soddisfando una grande varietà di esigenze.
API chiuse, API aperte e open API Economy
Se le API, a livello funzionale, consentono di connettere i vari elementi che compongono un’applicazione, un discorso più specifico va affrontato quando si prendono in esami gli obiettivi per cui vengono implementate. Semplificando la questione ai minimi termini, esistono infatti API chiuse e API aperte.
Le API chiuse, come il nome stesso suggerisce, sono accessibili soltanto all’interno di una specifica organizzazione. Ciò avviene ad esempio quando occorre integrare nei sistemi aziendali un’applicazione implementata da una singola linea di business. Appare evidente come non si profili in tal caso un’esigenza di apertura verso l’esterno, pertanto le API possono rimanere circoscritte all’interno di un contesto specifico, semplificando notevolmente la loro implementazione. Un’altra eventualità di utilizzo delle API chiuse emerge quando si sviluppano applicazioni che prevedono il coinvolgimento di dati critici e informazioni sensibili, che in ogni caso non potrebbero comunicare con l’esterno, dovendo, per norma o per contratto, rimanere blindati entro il tradizionale on-premise aziendale.
Le API aperte sono invece accessibili anche agli ISV, ai partner, ai fornitori e ai clienti stessi attraverso il web, quindi consentono di comunicare oltre i confini della rete privata aziendale. Le loro potenzialità sono molto interessanti per il fatto che l’apertura consente di estendere il business sfruttando anche l’operato di terzi, ragion per cui i dati utilizzati dai vari componenti devono essere necessariamente condivisi.
Per contro, la condivisione di una API aperta la rende logicamente più esposta in termini di complessità di gestione e possibili rischi a livello di sicurezza informatica.
Quando insiste l’esigenza di condividere le proprie applicazioni all’esterno, è quindi possibile parlare apertamente di open API Economy. Dal punto di vista IT è ad esempio nata la OpenAPI Initiative (OAI), un’esperienza consorziale che ha portato alla definizione della OpenAPI Specification (OAS), un framework che consente di creare API utilizzando interfacce standard in maniera agnostica rispetto ai linguaggi di programmazione utilizzati.
Tra API aperte e API chiuse le differenze non sono di carattere tecnologico, nel senso che a livello informatico potrebbero essere pressoché identiche (integrazione API gateway, monitoraggio, gestione, ecc.). Ciò che varia è essenzialmente nella loro disponibilità.
I vantaggi
La API Economy consente alle aziende di coinvolgere il loro target con applicazioni sempre nuove e sempre più innovative, grazie all’integrazione consentita dalle Application Programming Interface, con uno sforzo in termini di tempo e di assunzione dei rischi relativamente modesta, a causa della natura stessa delle tecnologie che la abilitano. La API Economy rende inoltre le aziende sempre più “real-time” nella relazione con i propri clienti.
Dai dati riepilogati da una serie di sondaggi che, subito prima o subito dopo l’emergenza pandemica del 2020 si sono interrogati sul business della API Economy, è emerso che almeno il 40% delle grandi aziende utilizza ormai oltre 250 API per integrare i propri servizi, destinate a crescere per arrivare a definire un volume d’affari che entro il 2028 dovrebbe superare agevolmente i 20 miliardi di dollari.
Siamo quindi ben oltre l’impatto di una semplice buzzword e, in termini generali, i benefici che la API Economy possono implementare nelle aziende in grado di implementarla in modo consapevole potrebbero essere così sintetizzati:
- Maggior impulso ed incentivo nell’investire su una vera e propria digital transformation dei processi
- Maggior efficienza nell’utilizzo e nella valorizzazione dei dati
- Sviluppo di business con logiche ad elevata scalabilità
- Maggior continuità digitale nel flusso operativo tra le varie linee di business
- Facilità di testare nuove soluzioni di business, grazie ad uno sviluppo più semplice, rapido ed economico delle applicazioni necessarie
- Possibilità di personalizzare la customer experience interfacciando semplicemente un’ampia varietà di servizi e soluzioni
A titolo esemplificativo, appare evidente come la API Economy possa consentire al marketing di un’azienda di disporre di una maggior varietà di dati, a loro volta relazionabili con la profilazione di ciascun cliente grazie all’integrazione di un CRM moderno, predisposto verso tali logiche. Le API consentono ad esempio di aggiungere nuove funzioni utili alla generazione di una campagna, ad esempio per misurare al meglio le interazioni con il pubblico, in modo da avere una comprensione più ampia e dettagliata sulle relazioni con i clienti.
La API Economy consente pertanto di ottenere più dati utili al proprio business e favorirne un impiego più efficiente rispetto al contesto applicativo tradizionale.
Le sfide
Dopo aver esaminato in maniera decisamente sommaria i pro, sarebbe del tutto logico entrare nel merito dei contro rappresentati dalla API Economy. In tale frangente, possiamo focalizzarci sulle possibili barriere di adozione e sulle criticità che è necessario prendere in considerazione per capire se il proprio business sia a prova di… API Economy. Chi investe vuole sapere se può generare significativi vantaggi o potrebbe comportare una inutile e dispendiosa complicazione delle cose per l’IT aziendale. Questione assolutamente lecita da porsi.
Affinché questa riflessione assuma un senso pratico, è importante considerare come le API non riguardino soltanto i business delle tech company. Tale pregiudizio potrebbe infatti precludere delle opportunità molto preziose a chi opera anche in ambiti molto differenti. Allo stesso modo, la API Economy può generare significativi vantaggi sia nel contesto delle realtà enterprise che delle PMI.
Fatta questa premessa, occorre ora chiedere come è possibile implementare una API Economy nel contesto di uno specifico business e, in soldoni, come misurarne i possibili benefici.
Date per scontate le tech company, appare evidente come le organizzazioni che offrono soluzioni basate su applicazioni web che necessitano di una scalabilità e di un’integrazione nei sistemi intrinseca, come il già citato e-commerce, o i servizi di natura finanziaria, ricadono quasi spontaneamente in un contesto di API Economy, al punto da lasciare pochi dubbi sulla direzione da prendere.
In tutti gli altri casi è necessario fare un’attenta valutazione di cosa implichi rendere la propria organizzazione IT compatibile con una API Economy. In primo luogo, occorre considerare se gli obiettivi di business siano o meno compatibili con la ricerca di un valore aggiunto ottenibile con un sistema di sviluppo dell’offerta basato sulle API, a fronte dei costi necessari per renderne possibile l’integrazione.
Per quanto concerne invece le criticità generiche che afferiscono alla API Economy, i rischi sono correlabili alla possibilità di abusare dei dati, fidandosi eccessivamente dell’approccio analitico, che in certi casi può comportare evidenti bias o, nella peggiore delle ipotesi, sottovalutare gli aspetti che l’apertura delle API verso soggetti terzi potrebbe comportare al di fuori del controllo di chi le ha messe a pubblica disposizione.
Un’altra considerazione, sempre attuale, emerge quando valutiamo il fenomeno della API Economy su larga scala, ad esempio laddove big tech decidono di variare le policy relative al loro impiego, rischiando di mettere a rischio l’efficienza delle implementazioni da parte di terzi. Una vicenda emblematica, con relativi strascichi polemici, coinvolge da diverso tempo Twitter, che si è attirata una serie di antipatie per il fatto di revisionare e limitare con grande frequenza le proprie API.
API Economy e Digital Transformation
Per valutare la portata della API Economy nel contesto della Digital Transformation, è opportuno partire dal presupposto che le organizzazioni hanno in comune almeno due obiettivi fondamentali:
- Aumentare le revenue e renderle più profittevoli
- Aumentare la propria competitività sul mercato
La API Economy consente di supportare nativamente questi obiettivi, rendendo più facilmente monetizzabile l’impiego dei dati e delle applicazioni, creando al tempo stesso servizi e prodotti sempre migliori, che si presume possano aumentare nel tempo la fiducia del pubblico e la sua qualità profittevole.
La aziende possono quindi concentrare il proprio impegno nel raggiungimento dell’eccellenza attraverso lo sviluppo di un software capace di rendere operativa la propria strategia digitale. Le applicazioni cloud native consentono di adottare i presupposti fondamentali della API Economy, adattandosi in maniera agile alle esigenze dei clienti. Per offrire buone garanzie sul piano del ritorno economico, sarebbe opportuno sviluppare progetti capaci di:
- Supportare ed integrarsi facilmente nel maggior numero di sistemi e piattaforme disponibili sul mercato
- Facilitare l’estensione del software di base per partner ISV e system integrator
- Facilitare la personalizzazione attraverso configurazioni e preset capaci di rispondere al maggior numero di esigenze
- Supportare sin dall’origine la gestione di più lingue nel caso in cui l’applicazione preveda il supporto di un business su scala internazionale.
La API Economy è già una realtà e costituirà un fattore di sviluppo crescente, caratterizzandosi come uno tra i principali driver della digital transformation.