Apple lancia iPhone 16, tutto quello che c’è da sapere su Apple Intelligence, la privacy dei dati e l’arrivo in Europa
L’evento Apple di inizio settembre, in cui storicamente si annunciano i nuovi iPhone, è diventato un appuntamento irrinunciabile, forse il più importante dell’anno sulla scena tecnologica. La sua importanza mediatica non è infatti circoscritta agli Apple fan, ma coinvolge tutti gli appassionati e professionisti del tech, data la portata innovativa che il brand della mela morsicata è puntualmente in grado di portare su un mercato consumer che vede nell’intelligenza artificiale il proprio trade d’union con il segmento enterprise.
L’intelligenza artificiale è il denominatore comune dei nuovi iPhone 16 e iPhone 16 Pro, che montano rispettivamente i SoC Bionic A18 e A18 Pro, entrambi dotati di una neural unit, o NPU, dedicata nello specifico a facilitare i calcoli richiesti dalle applicazioni basate su tecniche AI, come il machine learning e i modelli di AI generativa.
Nuove funzioni basate sulla AI sono altresì disponibili per Apple Watch 10, presentato proprio in occasione dell’evento 2024, per il suo predecessore della serie 9 e per Apple Watch Ultra 2, che continua a costituire l’ammiraglio della flotta di smartwatch della casa di Cupertino.
Nell’evento 2024 in cui la grande attesa era tutta per iPhone 16 però sono state inoltre presentati i nuovi auricolari AirPods 4, oltre agli aggiornamenti per le over-ear AirPods Max e le nuove funzioni in arrivo per gli AirPods Pro 2, tra cui spicca la possibilità di eseguire un esame dell’udito clinicamente certificato, sulla base del quale gli auricolari modificano in maniera dinamica l’equalizzazione del suono, come farebbe un apparecchio acustico.
Al di là dell’azzeccata mossa di marketing, a Cupertino AI vuol dire Apple Intelligence. Presentata per la prima volta nello scorso mese di giugno in occasione del WDDC, l’evento dedicato agli sviluppatori, l’intelligenza artificiale di Apple si basa sul concetto di Private Cloud Compute, ulteriormente ribadito nel corso dell’evento principale, quando Tim Cook ha affermato come la serie 16 di iPhone sia stata progetta con Apple Intelligence “as its core”.
iPhone 16 e Apple Intelligence al lancio, ma in Europa arriveranno soltanto le polemiche
Prima di vedere in cosa consiste Private Cloud Compute, l’anima della policy di Apple Intelligence, che vedrà il proprio esordio in iOS 18, ipadOS 18 e MacOs 18, in arrivo il 16 settembre e liberamente scaricabile sui dispositivi ufficiale supportati, è opportuna una precisazione.
Il pubblico europeo per ora potrà giusto soddisfare la propria curiosità guardando qualche video su YouTube, in quanto Apple non prevede una data esordiale nel vecchio continente, per via della posizione conflittuale con il governo UE. A seguito di una presunta violazione del DMA (Digital Markets Act), dovuta al fatto di non aver concesso l’installazione di marketplace alternativi ad Apple Store, è arrivata la minaccia di una sanzione che potrebbe toccare la cifra record di 38 miliardi di dollari (10% del fatturato annuo).
A Cupertino hanno mollato la presa, aprendo agli store alternativi, ma non l’hanno presa esattamente benissimo, anche per i potenziali problemi di sicurezza che tale scelta potrebbe comportare sui propri sistemi. A supporto di tale tesi, Apple ha pubblicato un documento che descriveva la mancata autorizzazione a pubblicare una serie di app ritenute non sufficientemente sicure sul proprio store ufficiale. Una scelta che avrebbe consentito un risparmio di alcuni miliardi di dollari alle potenziali vittime.
Anche se la UE non si è mai pronunciata in merito ad Apple Intelligence, l’azienda diretta da Tim Cook ha affermato che il nuovo sistema AI, inizialmente disponibile soltanto in lingua inglese, non sarebbe stato rilasciato per il mercato europeo.
Si tratta di una posizione chiaramente discriminatoria, che mette a rischio la competitività stessa dei clienti europei. Un comportamento che ha dato il via ad un autentico braccio di ferro tra Apple e la EU. Si tratta di una partita aperta, che coinvolge altri colossi della Silicon Valley, tra cui Meta.
Occorre in ogni caso precisare come soltanto i sistemi operativi mobile, iOS e ipadOS siano nel mirino del DMA, mentre MacOS non è soggetto alla sua disciplina. Inoltre, Apple ha già annunciato come permetterà ai propri utenti di scegliere l’impiego di vari LLM di terze parti, anche se al lancio sarà presente soltanto quello di OpenAI, il celebre sviluppatore di ChatGPT.
Per assurdo, Apple potrebbe rendere disponibile la propria AI per i Mac, senza incorrere in particolari noie, ma appare evidente come la scelta del gigante di Cupertino, al di là del fatto che le localizzazioni non siano ancora pronte, derivi da una ferma presa di posizione, mirata a mantenere la chiusura dei propri sistemi.
Private Cloud Compute: l’attenzione di Apple per la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti
Anche se nel momento in cui scriviamo non esistono esempi tangibili, WDDC 2024, Apple Event 2024 e la documentazione pubblicata sul sito ufficiale di Apple ci aiutano per lo meno a delineare la visione di Apple sul tema della data privacy, un argomento essenziale quando si parla di AI responsabile.
In primis, è opportuno citare quanto ci riferiscono i contenuti ufficiali che hanno accompagnato la presentazione dell’intelligenza artificiale di marca Apple, che vede il proprio esordio dalla versione 18 di iOS, ipadOS e MacOS.
Come funziona Apple Intelligence e perché rispetta la privacy dei dati degli utenti iPhone, iPad e Mac?
Apple Intelligence, il sistema di intelligenza personale che porta potenti modelli generativi nel cuore di iPhone, iPad e Mac, rende i dispositivi più personali dell’utente ancora più utili e piacevoli da usare.
Elemento fondante di Apple Intelligence è l’elaborazione on-device, che offre un sistema di intelligenza personale senza dover raccogliere i dati dell’utente.
Nelle situazioni in cui un utente ha necessità di modelli più grandi di quanto sia possibile avere oggi in un dispositivo così piccolo da poterlo tenere in tasca, Private Cloud Compute permette ad Apple Intelligence di essere flessibile e aumentare la capacità computazionale attingendo a modelli più grandi basati su server per gestire richieste più complesse, il tutto sempre proteggendo la privacy dell’utente.
Quando viene formulata una richiesta, Apple Intelligence valuta se è possibile elaborarla in locale sul dispositivo. Se richiede una potenza di elaborazione maggiore, ricorre a Private Cloud Compute che invierà ai server con chip Apple solo i dati strettamente necessari per gestirla.
Quando si indirizza una richiesta a Private Cloud Compute, i dati vengono usati esclusivamente per elaborare tale richiesta: Apple non può accedervi né archiviarli.
I server con chip Apple sono alla base di Private Cloud Compute e garantiscono un livello di sicurezza su cloud ineguagliabile. Questa sicurezza parte dal Secure Enclave, che protegge le chiavi di crittografia fondamentali sul server, proprio come fa sull’iPhone di qualsiasi utente, mentre Secure Boot assicura che il sistema operativo del server sia firmato e verificato, come in iOS.
Trusted Execution Monitor assicura che venga eseguito solo codice verificato e firmato, mentre l’attestazione permette al dispositivo di verificare in modo sicuro l’identità e la configurazione di un cluster di Private Cloud Compute prima di inviare la richiesta. Per verificare la promessa Apple di protezione della privacy, esperti indipendenti possono ispezionare il codice che gira sui server Private Cloud Compute.
Tali affermazioni sono state ribadite in sintesi da Craig Federighi, capo del software di Apple, in occasione dell’Evento 2024.
Nel concepire questo approccio ibrido nella gestione dei dati per le applicazioni AI, Apple è partita considerando tre criticità fondamentali:
- La sicurezza e la privacy del cloud è difficile da verificare, il che genera un problema di fiducia.
- È complesso garantire la trasparenza per la AI in cloud, perché i dettagli del funzionamento delle applicazioni non vengono rivelati.
- È difficile per gli ambienti di intelligenza artificiale in cloud applicare le policy con i privilegi di accesso.
Sulla base di questa premessa, la risposta di Apple è il modello Private Cloud Compute, che si basa su cinque capisaldi:
- Elaborazione stateless sui dati personali degli utenti, soltanto per soddisfare le loro richieste, nessun dato viene archiviato e successivamente utilizzato da Apple o da terze parti.
- Garanzie esecutive, senza alcuna dipendenza da tecnologie esterne.
- Nessun accesso privilegiato, nemmeno nei casi di incidente.
- Impossibilità di attaccare i data center Private Cloud Compute da parte dei cybercriminali.
- Trasparenza verificabile, in qualsiasi momento, dagli specialisti della sicurezza.
Apple ha investito in maniera significativa sul modello e sui sistemi Private Cloud Compute, per garantire il maggior livello di credibilità possibile alla propria elaborazione AI cloud su larga scala.