CDM Tecnoconsulting è un nome storico e chiave nei meccanismi dell’industria italiana.
Da oltre 30 anni il Gruppo nato a Parma porta innovazione tecnologica sul territorio con un focus particolare e strategico proprio sull’automazione industriale, sulla progettazione, i gestionali, sui sistemi di connessione, le fabbriche.
Un focus, un’esperienza, un Dna che, in piena digital transformation, sono diventati oro puro, cuore pulsante di un intero mercato, quello dell’Industria 4.0 che sta crescendo e macinando tassi di sviluppo senza precedenti.
In Italia proprio CDM è sinonimo di un simile fenomeno e, oggi, si prepara a guidarlo con nuove e più ampie energie grazie all’ingresso, lo scorso ottobre 2018, nel Gruppo Lutech.
Un salto di qualità, nella storia di uno dei più grandi protagonisti dell’ecosistema tecnologico del nostro Paese che, oggi più che mai, va raccontato perché entra, contamina e tocca da vicino il motore del tessuto economico più delicato e prezioso per tutti noi.
Industrie, fabbriche, sistemi e responsabili di produzione che, sul territorio italiano, hanno da tempo capito, fiutato l’opportunità di muoversi verso il digitale, sistemare sensori nella logistica, nella produzione, collegarli a ERP, gestionali, piattaforme di analisi dei dati… e da tempo cercano competenze, partner, soluzioni per vivere solo il lato positivo di una rivoluzione senza precedenti per profondità e possibilità.
CDM Tecnoconsulting e il salto di qualità con HPE Innovation Lab Next
Un salto di qualità che, il system integrator, vive oggi scommettendo anche e soprattutto su partnership storiche come quella con Hewlett Packard Enterprise e in particolare nell’ambito del progetto HPE Innovation Lab Next. Una piattaforma di eccellenza tutta italiana, che punta proprio a supportare i maggiori system integrator italiani nell’affiancare imprese del territorio nel loro specifico percorso di evoluzione digitale. Percorsi, soluzioni, competenze, casi concreti come concreto e pragmatico è, da sempre, lo stile di CDM e di manager come Massimiliano Conti, che all’interno della società ha un ruolo chiave come quello di R&D Manager – IOT. A lui, non a caso, il compito di spiegare come e con quali strategie la società sta rendendo meno astratta e più reale, tangibile la vera Industria 4.0.
CDM Tecnoconsulting, una nuova dimensione con Lutech, un cuore, un DNA immutati
In un simile scenario e a questo punto della storia di CDM, la partenza del confronto e ovviamente la prima domanda nascono dunque spontanee… Massimiliano di che forma è fatta la “nuova” CDM e come sta evolvendo la vostra organizzazione?
«Il DNA di CDM è lo stesso da oltre 30 anni – spiega convinto il manager -, affiancare i propri clienti nel percorso verso la trasformazione digitale. Si tratta di un percorso iniziato in uno spazio come l’ufficio tecnico con il CAD, evoluto nella gestione del ciclo di vita dei prodotti con il PLM, cresciuto poi integrando sempre più i processi aziendali. Da sempre siamo convinti che il massimo valore dei processi informativi si ottenga con la loro vera integrazione che, nona caso, è una parola chiave dell’industria 4.0. L’ingresso in Lutech è stato decisivo perché ci ha permesso di aumentare il focus in questa direzione esattamente quando era necessario cambiare passo.
Siamo da sempre orientati verso il mondo del manufacturing e questa, ancora una volta, integrazione ci offre energia senza precedenti per accelerare davanti a tecnologie e a un mercato sempre più maturi e giustamente esigenti»
CDM Tecnocosnulting, la “passione” per la IOT e il ruolo della produzione nella rivoluzione digitale
Ma come e quando è nata la “passione” di CDM per l’IOT.
«L’internet delle cose ha acquisito nel tempo un ruolo centrale. Sin dalla diffusione dei primi oggetti connessi e intelligenti abbiamo intuito e scommesso forte sul valore che proprio simili connessioni e i dati che ne derivano, possono generare.
Avere tra le mani così tanti dati e poterli analizzare vuol dire capire prima quello che sta succedendo e prendere prima decisioni migliori. Anche e soprattutto per questo – spiega il manager – supportiamo le aziende nell’adozione di queste tecnologie innovative. Per farlo abbiamo costruito da tempo un reticolato fittissimo di competenze trasversali che ci permettono di supportare l’intero processo “IOT”: dal sourcing (la raccolta dei dati dal campo interfacciando le linee produttive), alla contestualizzazione dei dati provenienti dal campo e da tutti gli altri sistemi aziendali, fino alla sintesi con i processi di analitica (per abilitare Anomaly detection e Predictive maintenance)»
CDM è dunque da sempre nel cuore del sistema industriale italiano e ci può offrire un quadro mai così reale e sincero della situazione. In particolare, come sta cambiando il mondo della produzione e quanto è stato “davvero” contagiato dalla rivoluzione digitale?
«Il mondo della produzione sta effettivamente cambiando – spiega Conti – anche e soprattutto in Italia… Si è infatti avvicinato aI mondo “4.0” sulla spinta del piano Calenda, comprendendo poi i benefici di un’implementazione effettiva andando oltre il puro acquisto per questioni di sgravi e prezzi vantaggiosi.
I nostri clienti più evoluti stanno già spingendo in direzione dell’integrazione del mondo produttivo – storicamente orchestrato dai sistemi MES – per ottenere informazioni in tempo reale sugli andamenti, sulla qualità della produzione e poter applicare in tempo reale i correttivi eventualmente necessari»
Ma quali sono i benefici principali e più immediati che una industria ottiene dall’IOT?
«I maggiori benefici oggi si ottengono dall’introduzione di oggetti e piattaforme intelligenti nei sistemi che si muovono sul campo. La rivoluzione della predictive maintenance, per esempio, è straordinaria in questo senso perché permette di prevenire fermi o cadute della qualità e, allo stesso tempo, fare efficienza. Non solo, più si procede in questa direzione più l’integrazione dei processi comincia a potersi spingere in modo affidabile fuori dai confini aziendali integrando logistica, supply chain… una rivoluzione entusiasmante ed epocale per ogni fabbrica, industria…»
Cdm Tecnoconsulting e le “regole” dell’Industria 4.0
Avere l’opportunità di confrontarsi con una realtà come CDM Tecnocosnulting è un’occasione troppo ghiotta per non provare, fianco a fianco con Massimiliano Conti, a stilare una piccola guida pratica al servizio di fabbriche e industrie che stanno imboccando la strada dell’automazione “smart”.
Come si guidano le fabbriche e le industrie verso l’automazione. Da dove si parte e con quali regole?
«Vi sono aspetti diversi aspetti sfidanti, il primo è la connessione delle macchine in campo. Il parco macchine delle aziende è spesso molto eterogeneo e al fianco di macchine di ultima generazione magari già IOT ready ve ne sono molte di generazioni precedenti, che necessitano di competenze e strumenti specifici per essere connesse in maniera efficace con un impatto ridotto».
Quali gli errori da non commettere e i rischi da evitare?
«E’ molto importante gestire il processo di digitalizzazione con una logica “agile”, facendo un passo alla volta con risultati e benefici misurabili. Con i giusti strumenti la grande flessibilità messa in campo permette di testare i processi immaginati e verificarne l’efficacia con sforzi limitati. Sono progetti da affrontare con una logica diversa, pronti a sterzare nella direzione che promette maggiore beneficio. Sono spesso sottovalutate alcune criticità quali ad esempio la mole di dati in campo a regime e la loro gestione, mantenendo la performance e tutte le tematiche di sicurezza verso le quali la sensibilità è ancora molto bassa»
CDM Tecnoconsulting la relazione con HPE, il progetto HPE Innovation Lab next
La relazione con un brand come HPE da sempre molto vicino e radicato al territorio italiano è, come detto, un propulsore molto potente per le strategie di CDM Tecnoconsulting…
Ma quanto è importante, oggi, la vostra relazione con un brand come HPE e come vi supporta nello sviluppo di progetti IOT a valore per il vostro territorio (casi di successo, tempi…)?
«È importante perché anche HPE ha dimostrato di credere molto nei progetti IOT sviluppando architetture specifiche quali le nuove Edgeline – spiega Conti -. Si tratta di piattaforme molto vicine alle mutate esigenze dei nostri clienti: la criticità relativa alla mole di dati ha fatto aumentare la potenza di calcolo tipicamente richiesta all’edge, che spesso fa prefiltering, anomaly detection o nei casi più spinti streamed analytics.
Fuori dai denti si tratta di portare potenza di calcolo sui nodi della Rete che la richiedono per aiutare manager, operatori sul campo e prendere decisioni dove serve e quando serve, senza attendere “intelligenza” dal data center centrale.
Va detto comunque, a livello di tecnologia, che la flessibilità in termini di interfacce hardware, driver software per l’interconnessione e potenza di calcolo offerte rende i sistemi HPE ideali per gli scenari più sfidanti e centrali per tutti noi»