Cloud Native è un termine che molto spesso vediamo associato alla tecnologia cloud e allo sviluppo applicativo, non certo casualmente: si tratta infatti di un trend destinato sempre più a prendere piede nell’Information technology, cambiando gli abituali e consolidati paradigmi.
Cos’è e come funziona il Cloud Native
Cerchiamo di capire di che cosa stiamo esattamente parlando: con Cloud native ci si riferisce agli strumenti e tecniche impiegati dagli sviluppatori di software per creare, distribuire e mantenere moderne applicazioni software sull’infrastruttura cloud. In particolare, l’adozione di un approccio Cloud Native rende possibile scrivere, sviluppare, distribuire e aggiornare costantemente intere applicazioni in maniera estremamente più rapida e produttiva, ospitandole su ambienti moderni e dinamici come cloud pubblici, privati e ibridi.
Lo sviluppo cloud native è fondato su un approccio DevOps collaborativo, basato sui principi Agile e lean, nonché sull’utilizzo dei container per snellire lo sviluppo applicativo e consentire l’orchestrazione dei carichi di lavoro in modo scalabile. Fondamentale è anche il ruolo delle architetture modulari a microservizi, che abilitano degli aggiornamenti più rapidi e semplificati, ma anche delle API, che mettano tutto quanto in connessione senza soluzione di continuità, semplificando la manutenzione e accrescendo i livelli di sicurezza.
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Risvegli, l’evento Kiratech sul Rinascimento digitale
Uno speciale evento per festeggiare i 17 anni di attività di un’azienda chiave nel fiorente mercato del cloud native e approfondire alcune tematiche chiave nel mondo dell’innovazione digitale. Parliamo di Kiratech, che insieme ai suoi partner, ha organizzato l’esclusivo evento dal titolo “Risvegli”, che si terrà Martedì 27 Settembre dalle ore 14:00 presso Palazzina Appiani (nel cuore di Parco Sempione) a Milano. L’appuntamento è rivolto a CIO, CTO, IT Manager, Digital Transformation Manager, Responsabile Architettura IT, Responsabile transizione digitale e figure high-mid level in ambito Cloud Native di Pubbliche Amministrazioni e Aziende Enterprise. Il titolo Risvegli non è casuale: si parlerà infatti di Rinascimento digitale, tema che secondo Kiratech è strettamente correlato all’innovazione Cloud Native, alla sostenibilità ambientale, all’imprenditoria femminile e all’applicazione dell’economia circolare.
Tutti argomenti che saranno discussi da alcuni ospiti speciali che parteciperanno ai panel pomeridiani, discutendo anche di attualità e del contributo offerto al mondo del lavoro contemporaneo. L’iniziativa sarà inoltre l’occasione per festeggiare insieme i 17 anni di Kiratech e per approfondire con alcuni tra i partner tecnologici (tra questi AWS, CloudBees, GitHub, GitLab, Pure Storage, Red Hat, Veeam Software) le tematiche più all’avanguardia del mondo Cloud, DevOps e CyberSecurity. L’evento vedrà inoltre una partecipazione artistica da parte di Tiny Idols che accompagnerà gli ospiti con una Live Performance di Body Painting. Seguirà il Krateo Party, un momento dedicato al networking che prevede aperitivo, cena, il tutto corredato da un DJ set a conclusione della serata. L’evento è gratuito ma ha posti limitati a causa della capienza della sala: qui tutti i dettagli per effettuare l’iscrizione e partecipare.
I benefici del modello Cloud Native
Un approccio, questo, che è estremamente differente rispetto a quello tradizionale, dove le applicazioni aziendali vengono realizzate in maniera standard, sono ospitate nei data center on premise e scontano così inevitabilmente diversi limiti in termini di flessibilità ed efficacia. In effetti tale modello, che potremo chiamare legacy, mal si concilia con la trasformazione digitale che stiamo vivendo, in cui le applicazioni hanno sempre più bisogno di potenza di elaborazione e, non di rado, di continui sviluppi e aggiustamenti in corso d’opera. Anche perché i problemi di prestazioni, gli errori e i bug di varia natura sono sempre meno tollerati, sia in ambito consumer che business.
In questo senso le applicazioni cloud native consentono all’utente di accedere in modo dinamico a risorse di elaborazione aggiuntive in base alle necessità. Ma i vantaggi di un approccio Cloud native vanno oltre la sola rapidità, rendendo possibile anche una significativa riduzione dei costi. In effetti, lo sviluppo cloud native prevede l’impiego di suite di tool automatizzati per accelerare il debugging tempestivo o la risoluzione dell’integrità del codice, consentendo anche il test simultaneo su più dispositivi.
Gli aspetti tecnologici
Esistono poi tutta una serie di ulteriori differenze tra il modello di sviluppo Cloud Native e quello tradizionale. Una discontinuità molto forte è riscontrabile nei linguaggi di programmazione (qui la lista dei più richiesti) impiegati per scrivere le app: nel modello legacy tendono a essere impiegati i linguaggi storici, come C/C++, C# e Java. Al contrario, le app cloud native sono scritte con linguaggi più orientati al web come HTML, CSS, Java, JavaScript, .NET, Go , Node.js , PHP, Python e Ruby.
Come abbiamo poi già parzialmente accennato in precedenza, le app per stare sul mercato devono essere regolarmente aggiornate: nel modello legacy questo è però possibile soltanto in maniera limitata, magari 1 o 2 volte l’anno, mentre l’approccio cloud native permette ai team di sviluppo di rilasciare nuove funzionalità ai clienti molto più frequentemente di prima, praticamente ogni qual volta necessario. Il modello cloud native poi sfrutta appieno il grande pregio del cloud, ovvero la sua elasticità e flessibilità: il consumo di risorse per sostenere le applicazioni può essere modulato a seconda delle necessità, senza quindi bisogno di effettuare spese costose spese in hardware, che magari in certi momenti dell’anno – o da un certo punto in poi – possono rivelarsi anche superflue. Da un punto di vista tecnologico questa caratteristica del cloud native significa, nella grande maggioranza dei casi, l’implementazione di microservizi tramite container che possono essere forniti dinamicamente in base alla richiesta dell’utente.
Un approccio ideale per aziende innovative
Oltre a questi aspetti più tecnici, la pubblicità migliore per questo nuovo approccio tecnologico è garantita dal successo di una serie di aziende che hanno sposato in toto questo approccio: parliamo dei i giganti dello streaming Netflix e Spotify, ma anche di Uber e Airbnb. Il successo e il vantaggio competitivo rapidamente acquisito da queste aziende, anche grazie alla loro precisa scelta Cloud Native, sta spingendo molte aziende di tutti i settori a scegliere un approccio di questo tipo per il proprio sviluppo applicativo.
In definitiva l’approccio Cloud Native appare oggi l’ideale per un’azienda che voglia innovare, sviluppare, erogare e testare nuove idee velocemente, senza sacrificare la qualità. Il successo del modello è tale che, secondo Gartner, che le piattaforme Cloud Native serviranno da base per oltre il 95% delle nuove iniziative digitali entro il 2025, rispetto a meno del 40% nel 2021. In Italia, invece, il percorso appare appena agli inizi, considerato che le applicazioni Cloud native rappresentano oggi circa il 10% del portafoglio applicativo delle imprese, secondo l’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano.
I punti di forza di Kiratech
A spingere e migliorare costantemente il paradigma Cloud Native è dedicata una fondazione, denominata Cloud Native Computing Foundation (o CNCF), che cerca di guidare l’adozione di questo paradigma promuovendo e sostenendo un ecosistema di progetti open source e neutrali rispetto ai vendor. L’obiettivo di CNCF è la democratizzazione di modelli all’avanguardia per rendere le innovazioni legate al tema Cloud Native accessibili a tutti.
Silver member di CNFC è Kiratech, realtà italiana specializzata nella digital Transformation che, come racconta Giulio Covassi, CEO – Sales & Digital Marketing Director, ha ben presente gli errori da non commettere quando si vuole sposare un approccio Cloud native: “Il primo paradigma da considerare è quello di pensare al cloud e alla tecnologia come uno strumento per innovare e non più, come si pensava prima in Italia, come a un costo. Implementando tecnologie cloud native posso andare più veloce, ridurre il time to market, anche grazie a Dev Ops, superando il recinto del mio data center interno, grazie a un’adozione di tecnologie che aiutano il business anche a espandersi verticalmente e a correre di più”.
Le imprese che guardano al Cloud Native non devono però avere timore a chiedere un supporto esterno: “Sicuramente quando si hanno troppo tecnologie in azienda diventa complicato adottarle e mantenerle: dunque Kiratech può aiutare a fare una selezione, a capire quali sono quelle migliori e più corrette. Successivamente occorre metterle in sicurezza: quando si utilizza il cloud cambia il perimetro della cybersecurity, dunque bisogna lavorare in tal senso. Col cloud cambia anche la gestione: c’è da fare la formazione sul personale, compito che siamo in grado di assicurare. Abbiamo inoltre sviluppato una soluzione, Krateo Platform Ops, che si propone di aiutare sistemisti e sviluppatori a gestire tutto quello di cui hanno bisogno con un portale self-service”.