Migrare al cloud non è più un trend ma una opzione altamente consigliabile. Secondo i dati di MarketsAndMarkets, dal 2017 al 2022 il mercato mondiale dei servizi di migrazione al cloud è passato da 3,2 a 9,5 miliardi di dollari con un CAGR (tasso di crescita medio annuo) del 24,5%. Niente male, no?
I dati di Multisoft Systems, azienda specializzata in certificazioni anche e soprattutto su Microsoft Azure, parlano di un incremento nelle operation entro un mese dalla migrazione al cloud per circa l’80% delle aziende interpellate.
Dunque, i dati confermano che migrare al cloud sta diventando una piacevole realtà, e che finalmente i Cio e i manager delle aziende si stanno convincendo che è cosa giusta. Chi ha già concluso i progetti di migrazione al cloud racconta di benefici immediati e consistenti in termini economici e di produttività. E, inoltre, grazie alla sua sostenibilità economica e al suo modello d’offerta, il cloud si sta rivelando efficace anche per aziende di piccole e medie dimensioni.
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Migrare al cloud: come prepararsi al meglio
Come migrare al cloud, dunque? Come preparare la propria organizzazione e, soprattutto, cosa verificare in anticipo per garantirsi una migrazione al cloud efficace e senza intoppi? Qualunque sia l’infrastruttura It di partenza, le esigenze di mercato e le dimensioni dell’azienda, è fondamentale specificare che non tutte le piattaforme cloud sono uguali.
E deve essere altrettanto chiaro che, per eseguire una corretta migrazione al cloud, è importante affidarsi a un fornitore It adeguato. Un Cloud Service Provider certificato su una piattaforma consolidata, competente e referenziato, che sia in grado di prendere per mano l’azienda cliente in tutto il processo.
Qualsiasi Cloud Service Provider serio eseguirà un assessment dell’infrastruttura It dell’azienda cliente. Si tratta di una metodologia di analisi preliminare che prevede step precisi e definiti. Con l’aiuto di Microsoft, indichiamo di seguito le attività preliminari necessarie per una corretta migrazione al cloud.
Fai due conti
Quanto spende un’azienda nella gestione del proprio data center on premise? È consigliabile fare una stima annua precisa dei costi di manutenzione, delle licenze software, dell’assistenza, degli interventi straordinari. E ancora, dei costi operativi e delle spese in infrastruttura hardware. E poi, confronterai queste cifre con il costo del servizio cloud, tutto compreso, e rimarrai di sasso.
Software e dati
Gli altri conti che si dovrebbero fare riguardano le applicazioni e i dati. Quali applicazioni aziendali si vogliono migrare al cloud e perché? E quelle non aggiornate dal 2000 e che non usa più nessuno, quali sono? E quali non sono trasportabili su cloud? Scommettiamo che se ne scopriranno delle belle. Per quanto riguarda i dati, invece, l’analisi da fare riguarda la loro adattabilità al cloud. In particolare, determinati set di dati potrebbero stare meglio su un cloud privato.
Misura le risorse
Quante risorse utilizza una singola applicazione? È fondamentale comprendere quanto impatta un’applicazione sulla capacità di calcolo di un sistema hardware e sullo storage. Anche in questo caso, probabilmente si scoprirà che il balancing delle risorse tende all’anarchia. Ebbene, un’analisi in questo senso è doverosa, anche nel caso non si intenda migrare.
Pubblico, privato o ibrido?
Il mercato si sta convincendo che il cloud ibrido è la soluzione più opportuna. Conciliare una struttura pubblica con una struttura privata, una sorta di on premise in cloud, permette di garantire la massima protezione e la giusta compliance per determinati gruppi di dati. Il cloud pubblico, invece, fornirà altri vantaggi come la scalabilità e le performance.
Quando partire
Il Cloud Service Provider deve concordare con i responsabili dell’azienda i tempi di migrazione al cloud. Si tratta di uno step preliminare del tutto soggettivo. Solo il cliente può sapere, per esempio, i tempi del ciclo di vita della propria infrastruttura, quelli del rinnovo delle licenze, le scadenze del leasing o i piani di espansione del business.
Migrare al cloud: valuta i rischi
La sicurezza dei dati e la conformità alle normative deve essere la prima priorità. E, poiché la migrazione al cloud determina un’emancipazione dell’infrastruttura aziendale dal controllo diretto, è fondamentale concordare con il Cloud Service Provider tutte le garanzie orientate alla massima tutela del dato.
Non avere fretta
La migrazione al cloud non è una passeggiata. È un percorso articolato da svolgere accompagnati da un fornitore It competente e da compiere passo dopo passo, con le giuste pause. Tutte le best practices consigliano di procedere con una migrazione di un servizio, una piattaforma applicativa o un carico di lavoro per volta.
I doveri del Cloud Service Provider
Affidarsi a un Cloud Service Provider serio vuol dire diverse cose. Come già sottolineato, per serio si intende un partner It certificato e referenziato. Ma non solo. Vorremmo che fosse esperto, che abbia le risorse adeguate e che sia in grado di certificare la conformità dell’intero processo. Deve essere anche in grado di spiegare alla divisione amministrativa il contratto, nei minimi dettagli e senza trucchi.
Coinvolgi tutta l’azienda
La migrazione al cloud comporterà qualche modifica dei processi operativi. È importante che tutte le risorse aziendali siano coinvolte e consapevoli della novità. Un progetto di questo tipo non funzionerà mai se tutti, all’interno dell’azienda, non lo abbracciano con convinzione.
Sii “liquido”
Un’infrastruttura cloud non è per sempre. Nel senso che il concetto di evoluzione dinamica, o di scalabilità, è intrinseco. Ciò significa che a una migrazione in cloud potrà seguire un fine tuning delle risorse utilizzate, una personalizzazione dei servizi, un adeguamento dell’infrastruttura in ogni momento. E il bello è che ciò non significa buttare via tutto e ricominciare, ma solo rimodulare il servizio, con il supporto del Cloud Service Provider.
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