Il modello a servizio è senza dubbio il futuro del mercato del software, e lo dimostrano le crescenti percentuali di applicativi che scelgono il cloud native per strutturare la propria offerta. Se i vantaggi del cloud per distribuire il software sono innegabili, al punto da rendere prevedibile una progressiva dismissione delle versioni on premise, non possiamo tuttavia trascurare una serie di criticità e, più in generale, di barriere all’adozione di nuovi approcci e soluzioni che comportano, almeno all’apparenza, l’uscita dalla propria comfort zone.
Distribuire un software come SaaS (Software as a Service) rimane e sarà sempre una grande opportunità per gli ISV, a patto di non sottovalutare una serie di possibili controindicazioni, e cautelarsi nel migliore dei modi per garantire il successo delle proprie iniziative imprenditoriali.
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SaaS: possibili problemi e come risolverli
Come tutte le cose anche il SaaS ha aspetti sia positivi che negativi.
Opportuno però far notare come esistano molti modi per ovviare a queste limitazioni e che, molto spesso, ironia della sorte, è proprio il cloud a garantire le migliori soluzioni per risolverle.
Le difficoltà non mancano, ma gli ISV non devono affatto scoraggiarsi.
Vediamo quindi quali sono i principali fattori di criticità relativi alla distribuzione di un SaaS e, soprattutto, come è possibile risolverli.
Condivisione dei dati su un provider esterno all’azienda
Rappresenta il nodo cruciale, che più spesso frena un’azienda alla migrazione o all’adozione di un particolare servizio in cloud.
La naturale diffidenza nel concedere i propri dati ad un servizio esterno è motivata da tanti fattori, tra tutti il timore che i dati possano essere violati, soprattutto durante il loro transito sulla rete internet.
In alcuni casi le normative o i contratti con i clienti non consentono espressamente di collocare i dati in cloud: in questo caso l’impiego di applicativi locali potrebbe ancora risultare la soluzione più conveniente, ma non è da escludere l’adozione di un’infrastruttura ibrida, che consente di conservare in locale i dati, on prem o su un cloud privato all’interno dell’azienda, utilizzando però una soluzione SaaS che può accedervi attraverso una personalizzazione dell’applicativo.
A livello legale, i provider cloud hanno di base un’elevata conformità al GDPR, per cui in generale non dovrebbero esserci grossi problemi derivanti dal trattamento dei dati. Aspetto molto importante: verificare in maniera molto attenta che tutto il workflow dei dati, anche quello eventualmente esterno all’attività in cloud, risponda in maniera corretta ai disposti normativi, per non rischiare di incorrere in sanzioni molto penalizzanti.
A livello di conservazione, i dati in cloud godono di ambienti sicuri, dati gli investimenti che i provider effettuano per mantenere in efficienza i loro data center, ma le sorprese purtroppo non mancano.
Il recente disastro di OVH rappresenta una lezione che molti hanno imparato a caro prezzo. A causa di un clamoroso incendio nel data center di Strasburgo, il provider francese, che in teoria godeva di una notevole reputazione, non è stato in grado di garantire la conservazione dei dati in cloud con conseguenze disastrose per molti business che credevano di essere resilienti al 100%.
Il cloud resta comunque un luogo sicuro, ancora una volta aspetto importante è quello di scegliere un provider adatto informandosi molto bene sulla qualità delle loro infrastrutture.
Possibili down del servizio in cloud
Uno dei principali vantaggi del SaaS è caratterizzato dalla comodità di poter utilizzare un’applicazione grazie ad un semplice accesso sul browser web: inserendo le proprie credenziali, si è immediatamente operativi, a prescindere dal device utilizzato.
Questo da un lato rimuove qualsiasi vincolo a livello locale, si può infatti lavorare in ufficio, a casa o ovunque ci si trovi grazie alle app mobile che completano le interfacce di accesso. Tuttavia, nel caso in cui il SaaS avesse un down, di fatto saremmo del tutto bloccati, non potremmo lavorare, né accedere ai dati presenti in rete.
Questo capita talvolta anche ai principali servizi mail, anche se di solito i down si risolvono nel giro di pochi minuti.
Per dare garanzie in merito, gli ISV dovrebbero prevedere dei SaaS che in qualche modo consentano anche di lavorare offline, sincronizzando i dati non appena la connessione al servizio in cloud viene correttamente ristabilita.
I rischi di down sono molto bassi, non è certo possibile scongiurarli del tutto ed alcune aziende, che si sentono vincolate ad una reale garanzia di disponibilità 24/7, potrebbero nutrire particolari riserve a fruire di un software esclusivamente online.
Anche in questo caso, una ulteriore garanzia per gli ISV è data dalla scelta di un provider cloud in grado di supportare al meglio le applicazioni da distribuire, con servizi stabili e connessioni affidabili, diffidando di soluzioni magari allettanti per via di costi all’apparenza più bassi, ma senza offrire solide garanzie di stabilità.
Cessazione o fallimento di un software a servizio
Per quanto un ISV non possa ovviamente configurare tra gli scenari ideali la propria chiusura, chi decide di utilizzare un SaaS deve lecitamente porsi il problema.
Nel caso in cui un SaaS dovesse cessare il proprio servizio, cosa succede ai dati sia dal punto di vista della disponibilità, sia soprattutto per quanto concerne la fruizione su un software alternativo?
Lo scenario di una cessazione non rientra sicuramente tra le principali qualità da sfoggiare durante una campagna di marketing, gli ISV dovrebbero però sempre trovare il modo di rassicurare i propri clienti.
Garantendo, ad esempio, il recupero dei dati in qualsiasi momento, piuttosto che prevedendo delle situazioni di interoperabilità, che nel caso di alcune tipologie di software sono comunque garantite da tempo, proprio per la natura stessa dei workflow legati ad un particolare ambito applicativo.
Anche valutando ipotesi di scenario normali, è naturale per un ISV fidelizzare il più possibile un cliente che paga un servizio, ma al tempo stesso il cliente è spesso riluttante a vincolarsi, piuttosto che a cadere in una spiacevole condizione di lock-in.
Occorre dunque trovare una strategia ben bilanciata, che garantisca al cliente quel vantaggio, anche e soprattutto psicologico, di mantenere una libertà operativa e gestionale, indispensabile per sentirsi al sicuro anche in un ambiente come il SaaS su cloud pubblico, su cui non ha alcun controllo diretto a livello di infrastruttura.
Sarebbe sin banale affermare che la miglior garanzia che un ISV può offrire al proprio cliente sia costituita da un servizio efficiente ed affidabile, con un software che funziona e risolve al meglio le esigenze operative, ma una soluzione ambiziosa non può al tempo stesso prescindere da un provider cloud i cui servizi costituiscono di per sé una garanzia di affidabilità. Al di sopra di qualsiasi sospetto.
Compatibilità con browser e sistemi operativi differenti
Il passaggio da un ambiente in locale, dove ogni macchina ha una versione del software installato, ad un modello distribuito prevalentemente via browser, non elimina del tutto la dipendenza dell’applicativo dallo strumento di esecuzione.
Le prestazioni del software devono quindi essere ottimizzate al meglio se possibile su tutti i browser web, o almeno sui più diffusi in ambiente Windows, MacOS e Linux, in modo da non creare delle barriere invalicabili che agevolerebbero la scelta di una soluzione concorrente, magari meno performante in senso assoluto, ma fondata su una compatibilità più ampia.
Gli ambienti di sviluppo dei principali provider cloud offrono moltissimi strumenti per distribuire al meglio un software sulle principali piattaforme presenti sul mercato, per cui gli ISV sono piuttosto agevolati a prescindere, anche se questo aspetto non andrebbe in ogni caso mai sottovalutato.
Dipendenza dalla connessione a internet
Il SaaS è fondamentalmente un servizio online, per cui le aziende che intendono avvalersene devono possedere connessioni a internet adeguate per soddisfare le specifiche richieste.
Se alcuni software online non richiedono particolari risorse di banda, altre tipologie di applicativi sono condizionate da un transito di una elevata quantità di dati.
Anche se il SaaS esonera l’azienda dal farsi carico di qualsiasi infrastruttura, al cloud bisogna in qualche modo arrivarci, per cui il reparto IT deve valutare attentamente un servizio internet capace di garantire una banda e una velocità di connessione che consenta ai propri utenti di lavorare senza evidenti sensazioni di rallentamento.
Per ovviare ad eventuali carenze a livello di connessione, gli ISV non possono certamente fare miracoli, se non cercare di seguire dei criteri votati all’ottimizzazione delle risorse richieste.
Un software ben scritto sarà probabilmente quello che richiederà un quantitativo di risorse di rete ben bilanciato, così come prevedere una modalità di lavoro offline nei casi più critici.
Lato piattaforma, un provider cloud deve comunque garantire alle applicazioni SaaS un adeguato load balancing, lavorando bene sulle istanze per cercare di prevedere quelle situazioni di down che possono in generale derivare da improvvisi picchi di accesso, piuttosto che di operazioni particolarmente gravose.
(In)stabilità generale del software
Lato positivo del SaaS è che offre solitamente sempre la versione più aggiornata, non esiste più il concetto di versione. Ogni utente si connette e, in totale trasparenza, utilizza sempre quella che dovrebbe essere la versione migliore, la più evoluta.
In realtà, i rilasci, per quanto trasparenti possano essere, costituiscono sempre un’incognita, e non è raro che un ISV cada nella tentazione di distribuire anzitempo una versione meno affidabile, se non addirittura di uscire troppo in anticipo sul mercato con un nuovo prodotto.
Il fatto di non avere il controllo sulle versioni potrebbe scoraggiare alcune aziende dall’adottare soluzioni SaaS, per cui è fondamentale che un ISV si impegni a testare il più possibile una nuova versione del software prima di distribuirla pubblicamente, cercando di ottenere la miglior reputazione possibile all’interno della community.
Anche in questo caso, gli ambienti di sviluppo dei principali provider cloud consentono di utilizzare moltissime tecnologie per testare in modo rapido e sicuro le proprie applicazioni, senza dover per forza utilizzare i propri clienti come cavie.
La garanzia di una piattaforma cloud di riferimento: il caso di Microsoft Azure
Tra le principali piattaforme cloud disponibili sul mercato, Microsoft Azure sta facendo ogni anno segnare incrementi da record per quanto riguarda il numero di ISV che decidono di utilizzarla per i propri servizi.
Si tratta di un successo basato su molti fattori, tra cui il fondamentale apporto dei partner di canale ed un supporto ad un ampio range di tecnologie, con servizi pensati per agevolare sia la migrazione dei sistemi legacy che le applicazioni cloud native pensate esclusivamente per una distribuzione SaaS.
Date le grandi aspettative di sviluppo che i modelli a servizio sono in grado di supportare, gli ISV possono oggi ritenersi piuttosto fortunati, nel senso che la varietà di servizi cloud disponibile consente loro di avere molte alternative sia per quanto riguarda la qualità generale dei servizi che le condizioni economiche che ne derivano.
La crescente concorrenza spinge ovviamente tutti i provider a cercare di garantire servizi sempre migliori, in grado di soddisfare le esigenze sempre più ambiziose degli sviluppatori.
In questo contesto, un cloud di riferimento come Microsoft Azure può contare sugli investimenti miliardari che la casa di Redmond effettua senza sosta per far crescere la propria infrastruttura e i propri servizi, oltre alla capacità di garantire un expertise derivante dalle centinaia di migliaia di applicazioni che ogni anno gli ISV scelgono di implementare su Azure per dare forma ai propri modelli di business.
Questo è possibile grazie ad una pluralità di fattori favorevoli, tra cui il supporto costante da parte di Microsoft, una community di sviluppatori molto estesa ed una quantità di risorse di formazione gratuita pressoché sconfinata.
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