Definire cos’è un data center oggi è certamente molto diverso da 10 anni fa. La rapida diffusione degli ambienti cloud ha totalmente ridefinito ruolo e significato di data center. Ma, attenzione, non ne ha assolutamente cancellato la definizione dal dizionario dell’It.
Il tema è reso poi ancora più caldo da una serie di eventi, dinamiche, episodi che, ormai, hanno fatto scuola: vedi quanto accaduto al Data Center di OVH situato a Strasburgo
Ma andiamo con ordine.
Un’infrastruttura It aziendale oggi è molto eterogenea, è passato il tempo di strutture uniche, centralizzate, i data center di una volta, quelli che i pionieri ricordano con il nome di Ced, Centro Elaborazione Dati. La distribuzione degli asset tecnologici su diverse strutture oggi si dimostra una necessità, per questioni di ottimizzazione dei costi, di incremento delle performance e anche per questioni di sicurezza.
Cos’è un data center, oggi? Uno dei luoghi di un’infrastruttura It distribuita
Ma cos’è un data center oggi, esattamente? Vediamolo in dettaglio. La definizione classica di data center è ancora valida: un luogo fisico che ospita un’infrastruttura di elaborazione (server), di archiviazione (storage) e connessa (networking). Un luogo fisico messo a disposizione alle aziende dai cloud provider, per esempio, dai system integrator, dai rivenditori di servizi cloud, ma anche una struttura di proprietà (on premise) o totalmente controllata da un fornitore It (cloud privato).
Nel data center moderno c’è tutto quello che ci si aspetta per un’infrastruttura It completa. Per quanto riguarda l’hardware, parliamo sempre della stessa tipologia di apparati (blade, rack, array storage, switch, router, firewall ecc.), di gruppi di continuità, di infrastrutture e materiali isolanti e di protezione. Sempre più spesso le componenti sono integrate in singoli rack (l’unità di misura degli armadi dei data center), oppure possono essere distinte, occupando più rack.
L’architettura hardware è ovviamente molto più performante rispetto al passato e segue un’evoluzione del tipo: sempre meglio in sempre meno spazio. Ciò che è cambiato veramente rispetto al passato è il software di gestione. Le necessità di orchestrazione e di centralizzazione richiedono software molto avanzati che sfruttano sempre più spesso l’Intelligenza Artificiale. Oggi si parla sempre di più di Software Defined Infrastructure.
Un data center viene progettato seguendo modelli e protocolli ideati per garantire il minimo impatto ambientale, per esempio ottimizzando le risorse energetiche impiegate. Ma una importante fase di progettazione riguarda la scelta dei materiali della struttura e l’ingegneria dei sistemi di raffreddamento.
La classificazione: da Tier I a Tier IV
Queste caratteristiche distinguono un data center da un altro secondo una classificazione denominata Tier: lo standard di infrastruttura per i data center. Il Tier I è il livello di qualità più basso, il Tier IV è il massimo disponibile. La categorizzazione Tier si aggiunge, così, alla ISO 27001 che certifica il livello di servizio e le tecnologie.
Il data center Tier I è dotato di un solo sistema di alimentazione e uno di raffreddamento. Si disattivano in caso di guasti e non contengono componenti ridondanti. Il tempo di fermo annuo garantito è di 28,8 ore.
I Tier II sono più pronti a reagire ai blocchi e possono presentare un’architettura ridondata. In questo caso il tempo di fermo annuo è di circa 22 ore.
I Tier III sono data center con diversi sistemi di alimentazione e di raffreddamento. Tutto è ridondato, la manutenzione non richiede il fermo macchina. Il downtime massimo è di 1,6 ore all’anno.
Infine, i data center di tipo Tier IV sono totalmente fault-tolerant (non si blocca mai). Comprende diversi sistemi di alimentazione e raffreddamento e il downtime massimo è di 26,3 minuti.
Il data center moderno va oltre il possesso
L’entità fisica data center, così, ha ancora un senso ben definito. Ciò che il data center ha perso negli anni è il concetto di possesso. Sebbene la struttura on premise di proprietà dell’azienda abbia ancora un significato, data center è anche quello del cloud provider o del fornitore It.
Questi data center possono ospitare le infrastrutture It oppure possono condividere le risorse hardware tra le aziende clienti in diverse forme as-a-service (hosting, housing, colocation).
Insomma, oggi si passa in maniera trasparente dal concetto di possesso dell’hardware e del luogo fisico che lo ospita al concetto di fruizione di servizio, indipendentemente dal luogo.
La mappa dei data center italiani
Secondo il sito datacentermap.com i data center presenti in Italia sarebbero 138, distribuiti in circa 38 aree geografiche. In questo numero ci sono i data center per uso “privato” o condiviso tra Telco, quelli che fanno riferimento al MIX (Milan Internet eXchange), la struttura che “gestisce” Internet in Italia e altri per usi specifici. Si va da quelli di Interoute (11) a quelli di ITNet, Tiscali, Aruba, Elmec, Equinix, Clouditalia, Seeweb, T.net, Data4 ecc.
Si tratta di strutture fisiche spesso realizzate e gestite da operatori di telecomunicazione, che a volte forniscono gli spazi a vendor, distributori, cloud provider e rivenditori.
Capita, così, che Microsoft, IBM o Oracle (tra poco) possano vantare un proprio data center in Italia. E capita che lo possa affermare anche il distributore Computer Gross che offre il suo data center di Empoli come servizio per i propri partner.
Da segnalare che oggi poter contare su un data center situato in Italia è un valore. Il GDPR obbliga le aziende a responsabilizzarsi su dove sono archiviati i loro dati e da che strutture transitano, avere la certezza che siano in Italia tutela dal dover seguire norme diverse per Paesi diversi. Anche in termini di protezione e di business continuity, sapere che i propri dati sono in Italia è una garanzia in più.
Cos’è un data center di un vendor, di un distributore o di un partner di canale? Generalmente si tratta di spazi non di proprietà su cui i vari operatori poggiano la loro infrastruttura e distribuiscono i loro servizi. Vediamo gli ultimi aggiornamenti in proposito (qui anche la mappa dei cloud marketplace in Italia).
Data Center, gli ultimi numeri del Politecnico di Milano. Un comparto in piena evoluzione
Va detto che quello dei data center è un mercato che presenta un forte dinamismo, sotto la spinta di diversi fattori tecnologici ed economici.
Ancora un anno fa, McKinsey sosteneva che fino al 2030 il comparto sia destinato a crescere del 10% l’anno nei soli Stati Uniti, con investimenti previsti per la realizzazione di nuove infrastrutture proiettati oltre i 49 miliardi di dollari.
Una stima conservativa, secondo Forbes, soprattutto considerando che il mercato dei data center hyperscale potrebbe crescere del 20% all’anno nello stesso arco di tempo.
Tra AI e servizi Cloud
Ma quali sono i fattori che generano questa crescita?
Sicuramente, lo sottolinea sempre Forbes, al primo posto oggi c’è tutto quanto ruota intorno all’Intelligenza Artificiale. Una vera e propria “corsa all’oro” che vede nelle aziende che operano nel mondo dei data center giocare un ruolo chiave nel fornire le infrastrutture necessarie a sostenere la domanda.
Con una raccomandazione, prosegue nella sua analisi Forbes: i fornitori di infrastrutture digitali dovranno essere selettivi nei confronti dei loro potenziali clienti, valutando attentamente se le aziende di AI con cui intendono collaborare hanno modelli di business sostenibili in grado di coprire i costi dei data center.
Ma se l’Intelligenza Artificiale rappresenta, in un certo senso, l’hype del momento, ci sono altri fattori più consolidati, che sostengono la crescita del comparto.
In primis, naturalmente, la pervasiva adozione di servizi cloud, cui è legata una sempre crescente domanda di capacità dei data center.
Possiamo anzi dire che il combinato disposto di AI e Cloud sia il motore di crescita della domanda, cui si accompagna anche una richiesta di più ampie coperture geografiche, anche per ottemperare a requisiti normativi delle diverse Region, Europa in primis.
Non ci sono solo la crescita e l’evoluzione della domanda alla base del dinamismo del settore.
La spinta della sostenibilità porta nuovi imperativi, anche tecnologici
Fondamentale è anche l’attenzione alla sostenibilità, che sta addirittura diventando prioritaria per i player del comparto, che prestano sempre maggiore attenzione all’utilizzo di energia e acqua, adottando una serie di misure per ridurre l’impatto ambientale delle loro operation: dall’utilizzo di energie rinnovabili e materiali riciclabili all’implementazione di sistemi di raffreddamento che riducono il consumo di energia e acqua, inclusa l’adozione di tecnologie avanzate come il raffreddamento a liquido, essenziale per i chip AI ad alte prestazioni.
C’è molta consapevolezza che proprio l’attenzione alla sostenibilità è destinata a diventare un vantaggio competitivo: clienti, investitori e regolatori esercitano una crescente pressione sul settore per ridurre emissioni e consumi.
Naturalmente, anche il tema dell’innovazione e dell’innovazione continua rimane un motore fondamentale per l’industria dei data center. La domanda di infrastrutture digitali da parte di tutte le organizzazioni, pubbliche o private che siano, sta spingendo i fornitori a sviluppare nuove soluzioni per ottimizzare l’efficienza e la flessibilità, mentre la crescente richiesta di maggiore densità di potenza nei data center sta stimolando l’innovazione sia nel design delle strutture sia nelle tecnologie utilizzate.
Data Center il nuovo scenario italiano
Se queste sono le tendenze generali, cerchiamo di capire quale è nello specifico la situazione italiana.
I dati dell’Osservatorio Data Center Economy, presentati a inizio anno dal Politecnico di Milano, parlano chiaro.
Nel 2023, il mercato della colocation dei Data Center in Italia – che include la compravendita e l’affitto di infrastrutture necessarie per ospitare server e il patrimonio informativo delle organizzazioni e gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dei mercati digitali italiani – ha raggiunto un valore di 654 milioni di euro, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente, valore che, se le condizioni rimanessero favorevoli, potrebbe raddoppiare entro il 2025.
I valori di riferimento non sono solo economici: lo scorso anno, grazie alle nuove aperture, la potenza energetica nominale attiva dei Data Center in Italia è arrivata a 430 MW, con un aumento del 23% rispetto al 2022. Di questi 430 MW, 180 vanno ad appannaggio della città di Milano, che si conferma non solo come il principale polo infrastrutturale del Paese con 184 MW, ma si posiziona anche come uno dei centri di maggiore interesse in Europa, sebbene ancora lontana da città come Francoforte, che da sola ha una potenza di 791 MW.
Va detto che l’Italia non si muove sola.
Lo sviluppo che il comparto sta conoscendo nel nostro Paese è parte di un contesto più ampio, in cui il mercato dei Data Center europeo sta vivendo una trasformazione.
Storicamente, i Data Center si sono concentrati in città come Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino, ma la saturazione in queste aree ha aperto opportunità di sviluppo per nuovi mercati emergenti come Italia, Polonia, Spagna e Svizzera. Inoltre, l’ecosistema Cloud europeo si sta spostando verso una logica decentralizzata, con una maggiore attenzione alla creazione di infrastrutture di prossimità per ridurre la latenza nella trasmissione dei dati e al mantenimento di dati sensibili all’interno dei confini nazionali per ragioni strategiche e di sicurezza.
In arrivo 83 nuovi Data Center
È dunque uno scenario in fermento che, secondo le stime dell’Osservatorio, potrebbe portare alla realizzazione di 83 nuovi Data Center, che potrebbero portare a un investimento complessivo (comprensivo, dunque, di acquisto dei terreni, realizzazione delle strutture e impianti) di 15 miliardi di euro. Questi investimenti avranno un impatto significativo, stimolando le filiere locali e migliorando i servizi ai cittadini. Le nuove infrastrutture sono anche fondamentali per lo sviluppo dei mercati digitali nazionali e posizionano l’Italia come un polo di riferimento nella rete di calcolo europea.
L’Italia viene considerata mercato emergente per il comparto dei Data center, alla luce di diverse considerazioni, la prima delle quali relativa al dimensionamento delle strutture stesse.
Attualmente, la maggior parte dei Data Center italiani ha una potenza media (2-10MW) o piccola (<2MW), mentre sono meno comuni quelli ad alta potenza (>10MW), che richiedono connessioni all’alta tensione. Ma è proprio su quest’ultimo segmento che dovrebbe registrarsi una crescita importante di nuove strutture.
Data Center, i vulnus da superare
Come sempre, lo scenario presenta luci ed ombre.
L’attrattività del mercato italiano dei Data Center si scontra infatti con diverse sfide sistemiche che richiedono attenzione nei prossimi anni. Una delle principali problematiche è la mancanza di un riconoscimento regolatorio specifico per i Data Center, che attualmente sono classificati come edifici industriali generici. Questa ambiguità normativa comporta lungaggini burocratiche e una complessa interazione con le istituzioni, poiché le procedure per l’apertura di nuovi Data Center variano in base alla località e coinvolgono diversi enti, dai comuni ai ministeri.
Questi ostacoli burocratici generano incertezze sui tempi necessari agli investitori per rendere operativi i Data Center e recuperare i fondi investiti. È quindi essenziale definire chiaramente a livello normativo i Data Center come infrastrutture peculiari, distinguendoli dagli altri edifici e stabilendo procedure precise e uniformi per la loro apertura. Inoltre, i Data Center con potenza superiore ai 10MW, previsti in aumento nei prossimi anni, richiedono un allacciamento all’alta tensione, non sempre disponibile. Ciò comporterà la necessità di potenziare la rete elettrica nazionale, richiedendo una stretta collaborazione tra mercato e istituzioni per allineare le aspettative di crescita con la realtà infrastrutturale.
La valutazione di IDA, Italian Data Center Association
Interessante, a tal proposito, anche la valutazione presentata dalla Italian Data Center Association (IDA), l’associazione italiana dei costruttori e operatori di Data Center, “nata dal sodalizio fra Microsoft, Equinix, Rai Way, Data4, STACK Infrastructure, Digital Realty, Vantage Data Centers e CBRE Data Centers, che mira a riunire tutti gli attori dell’ecosistema in Italia”.
Anche IDA evidenzia come il settore dei Data Center in Italia sia in forte crescita, con investimenti significativi previsti nei prossimi anni. Entro il 2026, stima che il settore attrarrà investimenti diretti in infrastrutture connesse ai Data Center per un totale di circa 2,8 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 3,80% (Ricordiamo che i 15 miliardi cui fa riferimento l’analisi dell’Osservatorio sono riferiti alla spesa complessiva, incluso, ad esempio, l’acquisto dei terreni).
Questi investimenti avranno un impatto rilevante sull’occupazione, generando tra 30.000 e 40.000 posti di lavoro diretti e indiretti, e contribuiranno notevolmente al prodotto interno lordo (PIL) nazionale.
In parallelo all’aumento degli investimenti, il settore sta evolvendo grazie all’integrazione di tecnologie avanzate e alla crescente domanda di servizi IT e Cloud. I giganti del Cloud e i fornitori di Data Center stanno trasformando il modo in cui i servizi IT vengono erogati, offrendo alle aziende la possibilità di esternalizzare le loro infrastrutture IT e utilizzare piattaforme ospitate in Data Center di nuova generazione. Questi Data Center, caratterizzati da decine di megawatt di potenza, permettono di centralizzare i dati, migliorando l’efficienza dei sistemi hardware e software. L’aumento della domanda richiede la creazione di nuovi nodi e la loro distribuzione geografica più vicina agli utenti per ridurre la latenza e migliorare l’esperienza dell’utente finale.
Anche IDA sottolinea come dal punto di vista della collocazione geografica, l’Italia, e in particolare Milano, sta emergendo come un hub digitale nell’Europa meridionale, analogamente a quanto accade per la città di Madrid. Grazie alla sua posizione strategica e alla presenza di cavi sottomarini che collegano il Mediterraneo a vari continenti, l’Italia è ben posizionata per diventare un punto di riferimento per l’infrastruttura digitale. Milano, forte della sua posizione come capitale economica italiana, attrae importanti fornitori di servizi Data Center, incentivando ulteriormente la domanda e sostenendo gli investimenti necessari per sviluppare l’infrastruttura digitale del Paese.
I Data Center Italiani: dove sono
In uno scenario in così rapida evoluzione, non è semplice tenere il passo con le nuove aperture.
Prendiamo come riferimento quanto riporta Data Centers Map che, al momento in cui scriviamo, riporta 138 strutture presenti nel nostro Paese.
Proviamo ad analizzarle con ordine.
In Piemonte sono presenti 10 Data Center:
– CSI Piemonte
– Irideos
– Novle, con tre sedi a Moncalieri, Settimo Torinese e Rivoli
– IT Gate Torino
– BBBell
– EXA Turin
– Engineering a Pont Saint Martin
– Colt Turin
Tre sono in Liguria
– TI Sparkle
– Equinix GN1
– EXA Genova
In Trentino Alto Adige se ne contano tre
– Brennercom Bolzano
– Brennercom Trento
– Irideos Trento
In Veneto c’è una presenza piuttosto articolata
– Irideos a Verona
– Axera a Vicenza
– VSIX con tre strutture a Padova
– Noovle a Padova
– Nordata a Padova
– EXA a Venezia
– Dandolo a Venezia
– Rack One a Noventa di Piave
– Asco con due strutture a Treviso
In Friuli Venezia Giulia si contano quattro strutture
– Real Comm in provincia di Pordenone
– EXA a Udine
– G21 a Udine
– InAsset a Udine
Anche l’Emilia Romagna ha una presenza abbastanza distribuita
– COMeSER a Piacenza
– Naquadria a Piacenza
– Lepida a Ferrara e Parma
– Noovle a Bologna
– Pie Soc. Coop a Bologna
– EXA Bologna
– 00 Gate a Castel San Pietro
In Toscana abbiamo:
– Nordata in provincia di Lucca
– EXA a Pisa e Firenze
– Sirius a Firenze
– Playnet a Firenze
– Aruba con due Data Center ad Arezzo
– Irideos ad Arezzo
Nelle Marche abbiamo la Service Farm di
– Fastweb ad Ancona
– due IP Telecom ad Ascoli Piceno
In Umbria troviamo
– APPlico Data Center in provincia di Perugia
Sedici i Data Center nel Lazio, 14 dei quali a Roma e provincia
– Fiber 23
– C1V Hosting
– Aruba
– Pan Service
– Noovle, con tre strutture a Roma, Acilia e Pomezia
– Unidata
– Irideos
– EXA
– Cloud Europe
– NameX
– IT Net con due strutture
– Seeweb, con due strutture a Frosinone
In Campania si contano tre strutture
– Data Felix DF 01 a Napoli
– Convergenze Innovation Center a Napoli
– M.A.C. in provincia di Avellino
– Over The Cloud in provincia di Avellino
In Puglia abbiamo 3 strutture
– EXA a Bari
– DODONET a Bari
– Hex-It-South di Gam Group a Brindisi
In Calabria si conta
– TLCWEB di Intendo a Lamezia Terme
In Sicilia abbiamo presenze sia a Palermo sia a Catania
– TI Sparkle a Palermo
– Open Hub Med a Palermo
– Sielte a Catania
– T.NET a Catania
Una presenza anche in Sardegna:
– Sirius a Nuoro
Abbiamo volutamente lasciato per ultima la Lombardia, che al momento conta 47 strutture nella provincia di Milano, cui si aggiungono
– Intred, con due strutture a Brescia
– SI BS a Brescia
– Aruba con due strutture in provincia di Bergamo
– Retelit, a Bergamo
– Elmec, in provincia di Varese
– Opifarm, in provincia di Como
Per quanto riguarda la sola provincia di Milano, ecco i dettagli:
– Data4
– Equinix con quattro strutture
– Seeweb con due strutture
– Irideos con quattro strutture
– Stack Infrastructure con quattro sedi
– MOMIT
– Keppel
– Vantage
– AtlasEdge (COLT)
– Noovle con quattro strutture
– Cloud HQ con sei strutture
– TI Sparkle
– Utility Line
– Microsoft
– BT Italia
– EXA con due strutture
– Compass
– Fiber 23
– T.NET con due strutture
– CD LAN
– Elb.it
– MIX
– Telnet
– IT.NET
I data center presenti e futuri in Italia
Aruba
Aruba, fondata nel 1994, è uno dei principali cloud provider italiani e prima azienda in Italia per i servizi di data center, cloud, hosting, trust services, email, PEC e registrazione domini. Aruba è anche attiva sui principali mercati europei quali Francia, Inghilterra e Germania e vanta la leadership in Repubblica Ceca e Slovacca oltre ad una presenza consolidata in Polonia e Ungheria. La società ha una grande esperienza nella gestione dei data center disponendo di un network europeo in grado di ospitare oltre 200.000 server.
Lo scorso mese di dicembre proprio Aruba ha annunciato l’ampliamento del suo polo tecnologico di Ponte San Pietro (BG) tramite la realizzazione di altri due imponenti Data Center di ultima generazione e un grande spazio eventi ultra tecnologico, l’Auditorium Aruba. (qui tutti i dettagli)
Microsoft
All’interno del progetto Ambizione Italia #DigitalRestart è prevista la realizzazione della Regione Data Center con un piano di investimento di 1,5 miliardi di dollari per servire le aziende italiane con Microsoft Azure.
Lo scorso 5 giugno 2023 la stessa Microsoft, nel corso di uno straordinario evento milanese, ha annunciato l’imminente apertura della nuova cloud region italiana e del data center di Milano (qui tutti i dettagli)
Amazon
Poco prima di Microsoft, anche Amazon ha annunciato l’apertura di una Regione AWS Europe Milano, anche in questo caso: lavori in corso.
IBM
Prima di tutti, tra i vendor ci ha pensato IBM a investire in data center in Italia. Attualmente l’offerta comprende 4 data center fisici di cui uno di disaster recovery. Tre distribuiti in un campus in Lombardia, quello di disaster recovery, invece, è nei dintorni di Roma.
Oracle
Dopo la decisa virata verso il cloud, Oracle ha annunciato lo sviluppo di diverse Cloud Region. Il piano di sviluppo ne prevedeva 36 entro luglio 2021, a oggi siamo a 25 ed è arrivata un’apertura anche in Italia. Proprio il 15 dicembre 2021, nel corso di un esclusivo evento, Oracle ha inaugurato la sua prima cloud Region in Italia. Qui tutti i dettagli sulla nuova cloud Region di Oracle.
Computer Gross
Il distributore toscano è stato un apripista nella sua categoria con l’intuizione di fornire un data center ai propri partner di canale. La struttura è il polo fisico per la distribuzione di ogni tipo di servizio gestito per l’infrastruttura It dei clienti del proprio canale.
ReeVo Cloud
Si tratta di uno dei primi Service Provider italiani specializzato in soluzioni e servizi Cloud che da oltre 10 anni offre una completa gamma di servizi 100% canale, 100% italiani e 100% white label. Attraverso i propri Data Center (ReeVo vanta la certificazione Tier IVper tutti i tre data center a disposizione: 2 a Milano e 1 a Roma) eroga tutti i servizi Cloud che occorrono al partner per completare un offerta Cloud proponendo soluzioni e servizi efficaci ed efficienti: da una completa infrastruttura virtuale server e desktop fino ai servizi di Disaster Recovery.
Elmec
Il fornitore di tecnologia varesino fa, giustamente, del suo data center Tier IV il fiore all’occhiello della sua offerta. Si tratta di una delle più importanti infrastrutture d’Italia per numeri e potenzialità che si va aggiungere all’altra struttura in Svizzera.
Irideos
IRIDEOS, società inglobata nel Gruppo Retelit, è il nuovo polo italiano ICT dedicato alle aziende e alla Pubblica Amministrazione. Gruppo Retelit ha annunciato al mercato il suo nuovo Data Center Avalon 2. Si tratta della prima espansione dell’Avalon Campus di IRIDEOS, il centro dell’Internet italiano. Negli spazi di Avalon 2 aziende e operatori possono interconnettersi, come se fossero in un’unica grande sala virtuale, agli apparati e alle reti degli oltre 155 operatori nazionali ed internazionali, OTT, piattaforme di streaming e cloud provider mondiali già presenti nell’Avalon Campus.
Localizzato a Settimo Milanese, a meno di tre chilometri dall’Avalon Campus di via Caldera a Milano, a cui è collegato con una grande quantità di fibre ottiche, Avalon 2 offre tutti i servizi oggi disponibili nell’Avalon Campus, con le stesse prestazioni e alle stesse condizioni grazie alla moderna infrastruttura di gestione delle connessioni – la cosiddetta meet-me-room distribuita.
Seeweb
Tra i primi registranti di domini in Italia e primi in assoluto nell’introdurre sul mercato italiano soluzioni cloud, Seeweb fornisce una vastissima gamma di prodotti e servizi in ambito SaaS, IaaS e PaaS e soluzioni che vanno dall’hosting condiviso al server dedicato, dallo streaming alla colocation.
L’azienda fornisce soluzioni tecnologiche per la presenza in rete attraverso le server farm presenti in Italia con quattro data center di proprietà di cui due a Milano e due a Frosinone.
Grazie ai collegamenti in fibra ottica l’azienda offre prestazioni al vertice e massima affidabilità. Gli elementi critici della rete sono tutti completamente ridondati, i router duplicati. Le sedi sono dotate, ognuna, di risorse di rete IP indipendenti e concorrenti, raggiungendo in questo modo il massimo di tolleranza ai guasti.
Oltre alla tecnologia e all’affidabilità delle infrastrutture, Seeweb mette a disposizione un team di tecnici e account manager sempre disponibili a fornire risposte concrete e innovative grazie anche all’assistenza tecnica h24.
Google Cloud
La branca della multinazionale IT specializzata nel Cloud ha inaugurato a giugno 2022 la sua prima region italiana a Milano, a cui seguirà nel prossimo futuro quella di Torino. La nuova region di Milano conta tre zone cloud e offre i servizi standard Google Cloud, tra cui Compute Engine, Google Kubernetes Engine, Cloud Storage, Persistent Disk, CloudSQL e Cloud Identity. Inoltre, i clienti potranno beneficiare di funzionalità come i controlli sulla residenza dei dati, la crittografia predefinita, criteri organizzativi e Controlli di Servizio VPC. Come tutte le region Google Cloud, la region di Milano è connessa all’infrastruttura sicura di Google, che comprende un sistema globale di cavi in fibra ottica, sottomarini e sotterranei, ad alta capacità. Nel prossimo futuro, la presenza una seconda region in Italia garantirà ai clienti di Google Cloud un sito locale secondario per assicurare una disaster recovery migliore e un’alta disponibilità geografica permettendo loro di soddisfare le esigenze di continuità del business.