Alla fine, ci siamo arrivati. Dell Technologies e VMware hanno raggiunto l’accordo per lo spin off. La decisione era nell’aria da tempo: la cantilena “what-to-do-with-VMware” non ha mai smesso di girare nell’ambiente. Dell Technologies non aveva ancora assorbito la più grande acquisizione della storia della tecnologia – EMC, con VMware, nel 2016 per 67 miliardi di dollari, 58 all’atto definitivo –, il bilancio cominciava a risentirne e a settembre 2021 scadono i cinque anni di benefici fiscali di cui gode l’azienda di Austin.
Come nel caso storico di eBay e PayPal, l’acquisita VMware nel 2020 era arrivata a una valutazione di quasi 64 miliardi di dollari, Dell Technologies si doveva accontentare di poco meno di 40 miliardi di dollari. E, considerando, per esempio, il trimestre conclusosi il primo maggio 2020, Dell generava 22 miliardi di dollari a fronte di appena 143 milioni di reddito al netto delle spese. Al contrario, VMware al tempo generava 2,7 miliardi di dollari a fronte di un reddito netto di 386 milioni di dollari. E, infine, anche la crescita era sproporzionata.
Dell fa cassa e VMware conquista più libertà
Così, passato il 2020, la decisione. Dell Technologies mette a disposizione del mercato la sua quota dell’81% di azioni VMware, e a fine 2021 le due aziende saranno effettivamente separate. A seguito degli accordi, VMware pagherà ai propri azionisti un dividendo complessivo di circa 12 miliardi di dollari e la stessa Dell Technologies riceverà circa 9,5 miliardi di dollari, da utilizzare per ammortizzare l’esposizione.
Il Ceo ad interim di Vmware, Zane Rowe, Cfo che ha preso le veci di Pat Gelsinger che è tornato in Intel come Ceo, ha dichiarato che la partnership strategica si manterrà solida. Michael Dell conferma: “continueremo a essere partner importanti, con un vantaggio differenziato nel modo in cui portiamo le soluzioni ai clienti“, ha affermato il Ceo e fondatore di Dell Technologies che rimane presidente del Consiglio di Amministrazione di VMware.
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Dell/VMware: uno spin off “innocuo”?
Insomma, le dichiarazioni agli investitori infatti fanno trasparire che, alla fine, poco cambierà, anzi, probabilmente siamo di fronte a un consolidamento delle due realtà. Le due aziende hanno un accordo commerciale a scadenza quinquennale rivedibile ogni anno. Dell Technologies continuerà a proporre ai propri clienti le soluzioni VMware e, viceversa, VMware si appoggerà ancora ai servizi di Dell Financial Service.
Uno spin off che, da una parte arricchisce le casse bisognose di Dell Technologies che tenta di risalire il rating, mentre dall’altra permette a VMware di rendersi più indipendente e libera di focalizzarsi sul post Gelsinger. Secondo Rowe VMware vuole: “semplificare la struttura del capitale e il modello di governance” e ottenere ulteriore flessibilità strategica, operativa e finanziaria”.
Inoltre, il leader della virtualizzazione prosegue nella costruzione di un unico livello software di gestione trasversale agli ambiente cloud. Insomma, integra, unifica e adegua la propria offerta ai trend di mercato e difende una posizione di leadership che i concorrenti tentano da un po’ di erodere, anche con una certa dialettica non proprio ortodossa.
A chi interessa VMware?
Cosa cambierà per partner e clienti? Presumibilmente niente. Cosa cambierà per VMware? Probabilmente si ragionerà su un riassetto organizzativo, partendo dal reclutamento del nuovo Ceo, a cui farà seguito un adeguamento della tecnologia alle richieste del mercato.
È immaginabile un’acquisizione di VMware? L’azienda ha una capitalizzazione di circa 71 miliardi di dollari, un fatturato a fine anno fiscale 2021 di quasi 12 miliardi di dollari e una crescita anno su anno del 9%. È difficile immaginare che una big tech sia disposta ad acquisirla: perché dovrebbe farlo? Il modello di revenue sharing e di partnership attivo con tutte le suddette big tech è un equilibrio perfetto che nessuno ha interesse a rompere.