La quotidianità delle aziende è fatta di continue connessioni, ma le falle possono essere dietro l’angolo e appare allora evidente la necessità di investire energie nella cybersecurity avvalendosi di figure specializzate, come gli Ethical Hacker. Di chi e di cosa si tratta? Parliamo di professionisti abili nel trovare i punti deboli di un sistema informatico.
Anche se il nome ricorda i cosiddetti pirati del web, gli Ethical Hacker non hanno ovviamente cattive intenzioni, ma il loro contributo sta nel simulare delle ipotetiche minacce attraverso il penetration test, uno strumento al quale è opportuno ricorrere periodicamente.
In questa cornice si posiziona WhiteJar, Business Unit di UNGUESS, realtà che esiste per creare soluzioni digitali efficaci e user-centriche facendo leva sulla potenza del Crowd.
Un apparato che in WhiteJar si traduce soprattutto in sicurezza e centralità degli Ethical Hacker, come ribadito nel lancio del nuovo sito, in un momento di profonda rivoluzione dello scenario lavorativo.
La community di Ethical Hacker in WhiteJar
L’aumento di attacchi, segnalato sin dal marzo scorso, ha svelato come molte infrastrutture risultino impreparate ad eventuali disastri. Per porre un freno a circostanze del genere, ormai all’ordine del giorno, bisogna puntare su un proficuo confronto tra gli Ethical Hacker, in modo che possano unire le forze.
È il percorso intrapreso da WhiteJar che, sui suoi canali ufficiali, si presenta come un laboratorio permanente di idee a cui, attualmente, collaborano centinaia di Ethical Hacker, pronti a migliorare l’usabilità di portali, applicazioni e servizi. Si parte da una definizione delle priorità, nella fase di Vulnerability Assessment, per fare il punto della situazione e procedere, successivamente, ad interventi, non soltanto in caso di emergenza ma nell’ottica di prevenire futuri danni.
Gli Ethical Hacker rimangono al fianco del cliente, dei quali proteggono informazioni sensibili, un aspetto importante in settori quali la finanza, l’insurance e relativamente ai segreti industriali. WhiteJar si configura quindi come un player in grado di coordinare le energie degli Ethical Hacker e dar vita a processi di “remediation plan”, che si articolano nell’elencare le criticità riscontrate e nel prospettare delle soluzioni.
I vantaggi offerti da WhiteJar
In presenza di obiettivi specifici, relativi ad esempio all’Internet delle cose (IoT), gli Ethical Hacker identificano, come spiegato nelle varie sezioni del sito, la tipologia di vulnerabilità. L’industria 4.0 e la digital transformation è sicuramente un’opportunità, a patto di mantenere un controllo costante, attraverso un modus operandi che sia coerente ed efficace.
Una ricetta che si può concretizzare solamente affidandosi alle risorse individuali degli Ethical Hacker, personalità creative e dal solido background. A caratterizzare l’arsenale messo in campo da WhiteJar è innanzitutto la scalabilità, ma anche la capacità di scovare ogni difetto prima che esso sia visibile agli utenti.
WhiteJar rappresenta un contesto enormemente stimolante in cui competenze tradizionali del mondo IT si incontrano con concetti nevralgici del design, dall’UI all’UX. Non ci sono vincoli di tempo per arrivare all’obiettivo, ma, a contraddistinguere WhiteJar, è una programmazione flessibile, frutto di un monitoraggio h24 da una parte di una “folla” di tester, su cui si innesta l’idea fondante del “crowd”, che, d’altronde, è alla base del rebranding in atto.