IaaS, PaaS e SaaS sono tre modelli di distribuzione di servizi tecnologici. Accomunati dalla stessa modalità di offerta as-a-service, rappresentano tre modi di realizzare un’infrastruttura cloud.
IaaS, PaaS e SaaS sono i modelli di infrastruttura cloud più “anziani” e ancora più diffusi, nonostante altri si stiano facendo avanti. Quando un’azienda affronta una migrazione al cloud, il partner IT propone in prima battuta uno dei tre modelli. E spesso un’azienda ne sceglie uno, lo adotta, per poi passare a un altro, a seconda del mutare delle proprie esigenze. In questo articolo spieghiamo cosa si intende per IaaS, PaaS e SaaS, quali sono le differenze e i vantaggi di ciascun approccio.
Prima di descrivere le differenze tra IaaS, PaaS e SaaS, facciamo il punto sulla loro diffusione in Italia. I dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano ci forniscono un’idea abbastanza precisa di cosa preferiscono le aziende italiane.
L’Osservatorio specifica che il mercato italiano del Cloud nel 2021 vale 3,84 miliardi di euro (+16% rispetto al 2020). In particolare, i servizi Platform as a Service (PaaS) registrano la miglior dinamica (+31%, 390 milioni di euro), i Software as a Service (SaaS) rimangono i più rilevanti a valore (1,1 miliardi di euro), ma rallentano la propria crescita dopo il boom del 2020. Mentre i servizi IaaS crescono del 23% (898 milioni di euro).
Chiarite le dimensioni in Italia dei tre segmenti di offerta a servizio sul cloud, andiamo in profondità per capire quando si utilizzano e perché.
IaaS, PaaS e SaaS: le differenze
IaaS, PaaS e SaaS si basano sul concetto di servizio, per cui il cliente paga una quota fissa mensile comprensiva di configurazione, attivazione, gestione e manutenzione. La quota, inoltre, può variare a seconda del mutare dei carichi di lavoro e del presentarsi di nuove esigenze.
Sarà il partner IT, il cloud service provider o il managed service provider a modificare le configurazioni o attivare nuovi servizi, comunicandolo preventivamente al cliente. C’è da specificare che, comunque, l’azienda non avrà soprese improvvise. Infatti, fin dalla fase di configurazione di un ambiente cloud si può prevedere l’evoluzione delle necessità, e l’incremento dei costi. Detto questo, vediamo cosa significano i singoli acronimi.
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Cosa significa IaaS (Infrastructure as a Service)
IaaS significa Infrastructure as-a-Service. Ovvero, una completa infrastruttura It distribuita come servizio. Un’infrastruttura di calcolo e di storage accessibile via Internet a cui applicare l’opportuno provisioning. IaaS significa poter disporre di tutte le risorse necessarie a una infrastruttura It virtuale solo quando servono, nella misura in cui servono e slegate dall’hardware, utilizzandole come parte di un servizio.
La struttura di un servizio IaaS prevede una sede fisica (un data center), una struttura di elaborazione (server) virtualizzata, e di archiviazione (storage) oltre a un servizio di rete protetto (almeno) da firewall. Rimane fuori dal servizio la componente applicativa e gli strumenti di sviluppo.
Un’infrastruttura IaaS è disponibile ai clienti su Microsoft Azure, per esempio, su Amazon AWS o su Google Cloud. Sono gli hyperscaler che forniscono un servizio IaaS, sono i partner IT, i managed service provider o i cloud provider a realizzarlo.
Cosa significa PaaS (Platform as a Service)
La declinazione PaaS (Platform as a Service) si basa ancora su un’infrastruttura cloud e non è sfruttata direttamente dal cliente. Il PaaS (Platform as a Service) si pone, in un certo senso, tra i due approcci IaaS e SaaS e rappresenta il miglior ambiente di sviluppo e distribuzione possibile della tecnologia cloud.
Una Platform as a Service è un insieme di servizi, una piattaforma, offerti da un cloud provider agli ISV e alle software house. Attraverso questa piattaforma, queste realtà possono sviluppare applicazioni in maniera semplice e agile. In verità sviluppano microservizi, o trasformano le applicazioni aziendali in servizi applicativi basati su cloud.
I servizi PaaS, dunque, assistono gli sviluppatori nella creazione del software per le proprie aziende clienti. In sintesi, un servizio PaaS consente agli ISV di creare, integrare, distribuire e aggiornare un software rendendolo, in genere, disponibile su interfacce web o mobile.
Cosa significa SaaS (Software as a Service)
Nell’approccio di tipo SaaS (Software as a Service) un cloud provider o un hyperscaler offre all’utente un set di applicazioni già pronte all’uso fruibili in modalità on-demand con i costi calcolati in base al loro effettivo utilizzo.
Scegliendo un servizio di questo tipo, l’azienda stabilisce in fase iniziale la tipologia di software che vuole usare in modalità di servizio. Una volta definita la base applicativa, il cliente pagherà una cifra basata sul consumo effettivo del servizio e non si dovrà più preoccupare di installazioni, aggiornamenti, assistenza e manutenzione. E dell’hardware.
L’infrastruttura sottostante, il middleware, il software e i dati delle app si trovano fisicamente nel data center del provider di servizi. Lo stesso gestisce l’hardware e il software e, con il contratto di servizio appropriato, garantisce la disponibilità e la sicurezza dell’app e dei dati.
Iaas, Paas e Saas: i vantaggi
Vediamo ora i vantaggi delle singole proposizioni IaaS, PaaS, SaaS. Nel caso dello IaaS, l’azienda cliente evita le spese di acquisto, di gestione e di manutenzione di un’infrastruttura IT di proprietà. E ottimizza l’attività operativa del team IT, se esiste, indirizzandola verso mansioni e progetti di maggiore valore aggiunto.
In sintesi: nessuna spesa iniziale per un data center privato; infrastruttura scalabile e massima velocità di risposta; stabilità, sicurezza, affidabilità, e supporto; aggiornamento istantaneo e automatico degli applicativi.
Ai vantaggi dello IaaS, il PaaS aggiunge un nuovo modo di sviluppare le applicazioni. Una modalità completamente nuova che porta velocità di implementazione e quindi di rilascio, prestazioni migliori e scalabilità assicurata.
Infine, per comprendere i vantaggi del SaaS è sufficiente considerare l’esempio più eclatante: Gmail e tutti i servizi di produttività di Google. O Microsoft 365. Questi pacchetti di servizi applicativi basati sul web sono gli esempi di SaaS più diffusi. Le applicazioni sono sempre disponibili, in ogni momento, in ogni luogo e su qualunque dispositivo.
Quale servizio scegliere
Per concludere, cerchiamo di chiarire quale tra IaaS, PaaS e SaaS sia il servizio più adatto per un’azienda. Intanto, tutte le aziende possono trarre beneficio dal passare dall’utilizzo di applicazioni legacy ad applicazioni SaaS. Non si dovrà più fare i conti con licenze software, spese di configurazione e installazione, manutenzione e assistenza. E, soprattutto, non si rischierà di usare applicazioni obsolete e non sicure. Come detto, poi, con il SaaS si avrà accesso alle applicazioni aziendali da ovunque.
La modalità SaaS si poggia su un’infrastruttura. Così, il passaggio da SaaS a IaaS è abbastanza naturale. Se, dopo l’esperienza positiva con il SaaS, l’azienda si sentisse “confidente” potrebbe immaginare un’intera infrastruttura IT as a service: lo IaaS. In questa modalità tutto – l’elaborazione, l’archiviazione e la rete – è delegato a una struttura esterna gestita dal cloud provider, e il cliente non si dovrà più preoccupare di niente. Infine, il PaaS. Quando un’azienda dovrebbe pensare al PaaS? Quando crea tecnologia al suo interno. Quando è sufficientemente grande da farlo. Quando il portafoglio di servizi applicativi disponibili in un IaaS non soddisfa completamente il business. Insomma, quando le esigenze sono alte. E ciò capita solo ad aziende di alto profilo e in determinati mercati, come per esempio il manufatturiero.