Oramai l’IA generativa è parte integrante delle nostre vite, se non in maniera fattuale, concreta, sicuramente come trend. Tutte le aziende del settore IT hanno, almeno in parte, considerato l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale per migliorare i loro processi interni. Un bene o un male? Ancora molto difficile dirlo e, probabilmente, una risposta univoca non c’è. Di sicuro, bisogna considerare molto bene i rischi connessi, soprattutto quando tecnologie del genere diventano “armi” nelle mani dei cybercriminali, sempre molto scaltri a sfruttare a loro vantaggio le innovazioni del mondo digitale.
Lo sa bene Cesare D’Angelo, General Manager di Kaspersky Italia, azienda che ha condotto, a livello europeo, una ricerca sugli utilizzi dell’IA generativa in un momento cruciale. “È emerso che in tutte le aziende si utilizza l’intelligenza artificiale, in maniera ricorrente, soprattutto per alcune attività ripetitive come quelle legate alla scrittura di testi o alla modifica e l’elaborazione di immagini. Un dato che ci fa pensare è quello secondo cui, nel 30% dei casi, l’intelligenza artificiale può entrare prepotentemente in procedure critiche, come la gestione della cybersecurity”. La survey ricorda come circa il 100% delle aziende abbia affrontato il tema dell’IA anche nel consiglio di amministrazione anche se c’è ancora un basso livello di regolamentazione interna”.
Kaspersky sottolinea come circa il 16% degli intervistati pensi che l’IA sostituirà lavori nelle imprese moderne. “Ma sappiamo che arriveranno anche nuovi lavori, nuove professionalità, in modo particolare nella governance della sicurezza dell’IT”. Sicuramente, lo strumento ha una potenza, inespressa, che va gestita e non lasciata scappare, proprio perché la sua velocità estremizza benefici e anche rischi per gli utenti, di qualsiasi categoria.
Kaspersky ha, in prima persona, vissuto l’esplosione dell’IA. “Nel nostro caso, la ricerca e l’analisi delle minacce principali avvengono ancora tramite le persone. Il nostro team è composto da oltre 40 persone a livello mondiale, che con i loro occhi e testa analizzano le informazioni e pongono filtri. L’esperienza è ciò che fa la differenza oggi, con un mix di competenze e tecnologia che assicura risultati migliori”.
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