Intelligenza artificiale? Meglio degli uomini per il supporto e lo sviluppo professionale. I dati di una ricerca Oracle che ci racconta ancora una volta il peso delle competenze e, soprattutto, della capacità di capire e supportare le aspirazioni di un professionista come serve e quando serve.
Ovviamente a strappare il titolo di copertina è il dato secondo cui L’82% delle persone pensa che un robot con AI, Intelligenza Artificiale, (qui la guida sul machine Learning) supporti lo sviluppo professionale meglio degli umani. Vediamo qui però tutti i numeri, i risultati di questa interessante ed emblematica ricerca pubblicata in queste ore.
La nuova edizione di “AI @ Work”, condotta con Workplace Intelligence in collaborazione con il colosso americano, racconta molto, moltissimo dei cambiamenti che la Pandemia ha imposto e acceso a molti livelli all’interno delle organizzazioni aziendali e ancora nel work-life balance di molti manager e, in generale, nella nostra definizione di crescita professionale, successo.
Nel dettaglio la ricerca ha coinvolto oltre 14.600 tra impiegati, manager, responsabili HR ed executive e C-Level di 14 paesi.
Intelligenza artificiale a supporto dello sviluppo lavorativo, la ricerca Oracle
Ma come semrpoe andimao con ordine, il report firmato Oracle è un progetto molto interessante che da tempo mette il focus sui cambiamenti in atto nel mondo del lavoro. Nel 2020 l’attenzione era stata inevitabilmente puntata sull’impatto dello “smart working”, o lavoro forzatamente da remoto, sul benessere dei lavoratori.
Nel 2021 l’accento è stato poto sul tema, nevralgico, della ripartenza professionale delle persone.
Un tema chiave dato che tutti, nessuno escluso, ci troviamo a fare i conti con i “segni” lasciato nella nostra vita dalla pandemia e, allo stesso tempo, con le prime vere prove di ripartenza concerta, solida e fiduciosa.
La maggioranza del campione coinvolto sostiene infatti che il 2021 è stato per molti versi peggiore del 2020, e che ciò ha avuto un impatto anche sulla propria definizione di “successo”, oggi molto più legata al cd. work-life balance. Emerge inoltre che c’è un distacco tra i desideri dei lavoratori e ciò che le aziende offrono.
Voglia di cambiare, subito ma i manager si sentono bloccati
Il report poi accende la luce sulla volgia, i desideti di cambiamento a livello professionale e sulle carneze di supporto in questo senso. Nel dettaglio l’83% delle persone si dichiara pronta a un cambiamento professionale, ma l’85% non si sente supportata dal propri datore di lavoro – ad esempio ad acquisire nuove competenze per prendere nuovi ruoli e cogliere opportunità. E quando si tratta di capire come meglio sviluppare il proprio percorso professionale, l’82% pensa che una tecnologia AI, artificial intelligence, – come un “robot” o chatbot – possa dar loro aiuto meglio di un essere umano, perché di più immediato accesso e priva di pregiudizio.
Ma c’è di più, il 75% delle persone si sente “bloccata”, a livello individuale e professionale e l’88% dichiara che, a causa della pandemia, il significato di “cosa è il successo” è cambiato. Come in parte anticipato poi l’85% desidera che la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale lo aiuti a definire meglio il proprio futuro.
«L’ultimo anno ha cambiato il corso del futuro del lavoro. A sorpresa, tra tanto stress, ansia e solitudine a causa della pandemia, le persone hanno ritrovato la loro voce, sono diventate più attive e ora chiedono ciò che desiderano – spiega Yvette Cameron, senior vice president, Oracle Cloud HCM -. Il cambiamento nel mondo del lavoro ha cambiato il modo in cui le persone pensano al successo e ridefinito le loro aspettative in termini di supporto da parte dell’azienda.
Per attrarre i talenti e trattenerli bisogna dare priorità a come identificare e sviluppare nuove competenze, e offrire alle persone percorsi professionali personalizzati che le aiutino a riprendere il controllo della loro carriera».
Intelligenza artificiale e lavoro. I professionisti si sentono soli e senza supporto
Vale la pena comunque andare nel dettaglio del report sviluppato. «Oltre un anno di lockdown e la persistente incertezza legata alla pandemia hanno messo a dura prova lo stato emotivo di molti lavoratori – spiegano i ricercatori -, che sentono di avere perso controllo sulla loro vita e sulla loro carriera».
«L’ultimo anno e mezzo ha cambiato il modo di lavorare, il luogo in cui lavoriamo e – per molte persone – anche il datore di lavoro.
Aziende e lavoratori hanno affrontato molte sfide ma questo ha creato anche l’opportunità di migliorare – ha commentato Dan Schawbel, managing partner, Workplace Intelligence. I risultati della ricerca con Oracle evidenziano chiaramente che investire nello sviluppo professionale e in competenze è un fattore differenziante per i datori di lavoro, perché gioca un ruolo rilevante nel definire come i loro dipendenti possono riavere il controllo della loro vita personale e professionale.
Le imprese che investono sulle persone e le aiutano a trovare opportunità potranno godere dei vantaggi di avere una forza lavoro coinvolta e produttiva».
- L’80% degli interpellati riporta un impatto negativo dovuto agli eventi dell’ultimo anno: molti hanno problemi finanziari (29%); hanno visto declinare il loro benessere o la loro salute mentale (28%); hanno perso motivazione sul lavoro (25%); si sono sentiti disconnessi dalla loro vita (23%).
- Il 62% dichiara che il 2021 è stato l’anno lavorativo più stressante mai vissuto finora. Oltre la metà (52%) ha avuto maggiori difficoltà legate al benessere mentale sul lavoro nel 2021 – rispetto al 2020.
- La quantità di persone che sentono di avere poco o nessun controllo sulle loro vite professionali e personali è più che raddoppiata dall’inizio della pandemia. Gli interpellati nella ricerca segnalano di aver perso controllo sul proprio futuro (43%), sulla vita personale (46%), sulla carriera (41%) e sulle relazioni (59%).
- Il 75% delle persone si sente bloccata a livello personale e professionale, è ansiosa rispetto al futuro (31%), si sente intrappolata nella stessa routine (27%) e si sente sola come non mai (26%).
Le persone hanno voglia di cambiare ma per farlo devono affrontare grandi sfide
Nonostante le difficoltà dell’ultimo anno, le persone desiderano cambiare le loro vite professionali.
- Il 93% ha usato l’ultimo anno per riflettere sulla propria vita e l’88% ha dichiarato che il significato del termine “successo” è cambiato, per loro: ora le priorità sono l’equilibrio tra vita e lavoro (42%), il benessere mentale (37%) e la flessibilità lavorativa (33%)
- Il 75% si sente bloccato professionalmente, perché non ha opportunità di crescita per un avanzamento di carriera (25%) e si sente troppo oberato per pensare di apportare un qualsiasi cambiamento (22%)
- Il 70% delle persone dichiara che questo sentirsi bloccati professionalmente ha avuto un impatto anche sulla vita personale, causando ulteriore stress e ansietà (40%), contribuendo a farli sentire bloccati anche a livello individuale (29%) e a distogliere l’attenzione dalla vita personale (27%).
- L’83% è pronto a cambiare, ma il 76% dichiara di dover affrontare grandi ostacoli: i principali ostacoli sono l’instabilità economica (22%), il non sapere quale cambiamento professionale abbia senso fare, per loro (20%), non vedere opportunità di crescita nella propria azienda (20%), non sentirsi abbastanza sicuri per cambiare (20%).
- Guardando al 2022, lo sviluppo professionale è al primo posto per molti, che sarebbero disponibili a rinunciare a benefit come ferie (52%), bonus monetari (51%) e perfino parte del salario (43%) pur di avere nuove opportunità di carriera.
- In ogni caso, ben l’85% della forza lavoro globale non è soddisfatta di come è supportata dalla propria azienda. Si desidera che le organizzazioni offrano più possibilità di formazione e di sviluppare competenze (34%), salari più elevati (31%) e opportunità di coprire nuovi ruoli in azienda (30%).
Fame di nuove competenze… da “saziare” grazie all’Intelligenza Artficiale
Per trattenere e far crescere i migliori talenti in un contesto in cui le dinamiche di lavoro stanno cambiando, le aziende devono fare più attenzione che mai alle esigenze dei dipendenti e sfruttare la tecnologia per supportarli meglio.
- L’85% degli interpellati nello studio vuole che la tecnologia AI li aiuti a definire il loro futuro: per identificare le competenze che hanno bisogno di sviluppare e proporre modi per acquisirle (36%) o per suggerire passi da compiere per perseguire gli obiettivi di carriera (32%)
- Il 75% delle persone farebbe dei cambiamenti nella propria vita sulla base di raccomandazioni ottenute da strumenti basati sull’AI
- L’83% ritiene che queste tecnologie AI siano un miglior supporto, rispetto a un essere umano, per quanto riguarda le scelte di carriera, perché danno raccomandazioni non influenzate da bias/pregiudizi (37%), rispondono velocemente (33%) e aiutano a trovare nuove posizioni lavorative in linea con le competenze possedute (32%).
- L’87% degli interpellati pensa che l’azienda in cui lavora dovrebbe ascoltare di più i suoi bisogni e il 55% afferma che resterebbe più probabilmente fedele a un’azienda che usi tecnologie AI per supportare lo sviluppo di carriera.