I principali trend dello sviluppo software nel 2021: quante soluzioni per gli ISV.

La pandemia Covid-19 ha segnato nell’ambito dello sviluppo software un vero e proprio terremoto, con l’emergere inaspettato di fenomeni in grado di condizionare in maniera drastica l’utilizzo delle applicazioni, soprattutto per quanto riguarda i settori enterprise.
Il remote working ha infatti accelerato la domanda di applicazioni SaaS e nel frattempo è iniziata una corsa verso la modernizzazione del software, soprattutto dal punto di vista dell’architettura, sempre più orientata verso i microservizi, capaci a loro volta di sfruttare in maniera più consistente rispetto al passato il contributo delle tecnologie emergenti, in particolar modo per quanto concerne l’intelligenza artificiale.

Per gli ISV (qui per sapere nel dettaglio chi sono e perché tutti li cercano) si stanno pertanto profilando moltissime opportunità di business, sia a livello di nuovi concept, sia per quanto riguarda la migrazione dei software legacy verso il cloud, senza trascurare il mercato delle partnership con i principali player del mercato e delle integrazioni di terze parti nei marketplace di riferimento, sia per le applicazioni desktop che per il comparto mobile.

Per identificare i principali trend relativi allo sviluppo software di questo 2021 che si avvia rapidamente verso la sua conclusione, abbiamo preso spunto dall’utilissima analisi messa a punto dal portale DZone, la cui community può ormai contare su oltre due milioni di sviluppatori in tutto il mondo. Anticipando le conclusioni, è opportuno rilevare come le valutazioni che seguiranno confermano la continuità con i trend cui abbiamo assistito in un 2020 tanto dirompente da richiedere un lungo periodo di crescita ma soprattutto di stabilizzazione, per creare i presupposti utili a supportare un new normal di cui ancora non si conoscono gli estremi temporali.

In questo contesto vanno inquadrate sullo sfondo anche le profonde trasformazioni attese a livello infrastrutturale per dare corpo alle promesse del PNRR e dei piani di crescita relativi al nostro sistema paese, che non può prescindere da una drastica modernizzazione dei servizi. Sono le ragioni per cui ci sentiamo di confermare che le valutazioni proposta da DZone, anche se non sono specifiche per il mercato italiano, possano costituire in prospettiva uno scenario di riferimento anche per quanto concerne la realtà del nostro paese, soprattutto considerando quella condizione di ritardo in cui si colloca rispetto alle principali realtà europee ed internazionali.

Top trend: lo sviluppo delle applicazioni Cloud Native

Come anticipato in sede di premessa, il 2020 è stato contraddistinto dall’emergenza pandemica, che nel mese di marzo ha letteralmente chiuso gli uffici, catapultando milioni di lavoratori all’interno delle proprie abitazioni, lavorando da remoto per garantire la necessaria continuità di business alle loro aziende.

Tale scenario ha aumentato notevolmente la domanda di applicazioni in cloud, soprattutto per il fatto di dover fare di necessità virtù, anticipando e accelerando quei progetti legati alla trasformazione digitale che prima o poi le aziende avrebbero dovuto affrontare per garantirsi competitività e futuro, ma che nella routine abituale spesso finivano in una condizione meno prioritaria rispetto ad altre attività, finendo per essere rinviate all’anno successivo, e cosi via.

Secondo le previsioni di Forrester in merito al mercato cloud per il 2021, il cloud pubblico vedrebbe una previsione di aumento addirittura del 35% rispetto all’anno precedente, arrivando a generare un volume di affari di circa 120 miliardi di dollari a livello globale.
A prescindere dallo scenario di riferimento, più o meno orientato al lavoro in remoto, le aziende avrebbero imparato sulla propria pelle una durissima lezione.
Oggi non è più pensabile non ricercare una struttura il più possibile agile e resiliente nei confronti di quegli eventi imprevisti e imprevedibili che potrebbero mettere seriamente a rischio la sopravvivenza del business, quando sono presenti e disponibili tutte le tecnologie per reagire nella maniera più efficace, arrivando addirittura a sfruttare gli scenari critici per abilitare nuove opportunità di business.

La crescita delle infrastrutture di cloud pubblico, secondo Forrester, oltre a consolidare le posizioni in vetta per gli ecosistemi AWS e Microsoft Azure, vedrebbe la netta ascesa del colosso cinese Alibaba, che potrebbe chiudere al terzo posto alla voce ricavi del 2021.

Il SaaS e le piattaforme in cloud non segnano ovviamente la fine delle applicazioni on-premises, ma possono supportarli con molti servizi in cui si rivelano più agili e scalabili, anche in funzione dei costi, rispetto alle soluzioni tradizionali. Tra gli esempi più ricorrenti potremmo citare il caso dei sistemi di disaster recovery, che potrebbero trovare nel cloud pubblico l’ambiente più performante ed economico per garantire la continuità di business in caso di incidente nei data center interni al perimetro aziendale. Secondo le stime di Forrester, la percentuale di aziende che potrebbe optare le soluzioni DR in cloud sarebbe addirittura nell’ordine di aumento del 20% rispetto al 2020.

La vertiginosa richiesta di applicazioni cloud native si riflette ovviamente nella notevole crescita delle tecnologie esclusive del cloud, come i container e il serverless, che sarebbero utilizzati rispettivamente almeno dal 30% e dal 25% degli sviluppatori, a tutto vantaggio degli ecosistemi che garantiscono servizi e soluzioni per sviluppare con queste tecnologie, sia per creare da zero le nuove applicazioni che per migrare in cloud il software legacy presente in azienda.

Ulteriori conferme a queste valutazioni arrivano puntuali dalle conclusioni del The 2021 Open Source Jobs Report di Linux Foundation, che identifica nelle professioni del cloud, in particolare per quanto riguarda quelle legate alla gestione dei container, le più richieste in assoluto nell’ambito delle tecnologie legate al mondo open source. Si tratta di un evento tutt’altro che trascurabile, soprattutto se si considera che la leadership in questa voce era ormai da molti anni monopolizzata dalle professioni nell’orbita di Linux.

La quasi totalità dei manager intervistati ha sottolineato di ricercare profili in grado di supportare le architetture basate sulla containerizzazione delle applicazioni e di riscontrare moltissima fatica nel trovare personale certificato, a prescindere dal livello di esperienza sui progetti.

Sviluppo Software con funzionalità di Intelligenza Artificiale (AI)

Secondo lo studio The state of AI in 2020, pubblicato da McKinsey, il 50% del campione intervistato ha confermato di aver già provato le tecnologie di intelligenza artificiale all’interno dei propri processi, almeno sperimentandola in un singolo ambito.
Gli ambiti applicativi sono estremamente vari e spaziano dalle funzionalità di manutenzione predittiva dei sistemi industriali, fino alle tecnologie chatbot e suggerimento automatico sempre più diffuse nell’ambito delle applicazioni e-commerce.

In particolare, gli ISV stanno scoprendo l’enorme potenziale ed utilità dell’intelligenza artificiale in trend tecnologici come:

  • Le applicazioni di computer vision, che utilizzano dei sistemi di tracciamento delle immagini per rilevare eventuali anomalie di routine, analizzando il flusso continuo proveniente dalle videocamere. Tali applicazioni vedono il loro crescente impiego ad esempio nei software contro le frodi finanziarie;
  • Grazie all’integrazione con i sistemi CRM e con i canali di comunicazione online, le aziende possono sfruttare delle funzionalità di analisi dei Big Data relativi alle interazioni tra gli utenti e il loro brand, ai fini di ottenere indicazioni predittivi utili a supportare le strategie decisionali in ambito marketing;
  • Le funzionalità AI consentono di implementare applicazioni di robotica in grado di automatizzare moltissime operazioni nell’ambito del mercato finanziario, del mercato di prodotto e della produzione manifatturiera.

Questo per citare soltanto alcuni dei trend che in questo 2021 hanno visto un sensibile aumento delle funzionalità AI all’interno delle applicazioni. Per gli ISV diventa pertanto essenziale avvicinarsi con maggior decisione alle tecnologie AI per capire come implementare ed integrare le funzioni utili alle loro applicazioni.

La rapida diffusione della Internet of Things (IoT) in vari ambiti di business

Le previsioni su quanti miliardi di dispositivi interconnessi avremo nel mondo nei prossimi anni ormai si sprecano. Senza entrare nel merito del pallottoliere, ci basti sapere che si parli di ordini di grandezza miliardari. Secondo le valutazioni contenute nel report The Internet of Things 2020, Business Insider prospetta una crescita che dagli 8 miliardi di device IoT stimati nel 2019 dovrebbe raggiungere l’impressionante cifra di 41 miliardi già nel 2027, quando sistemi di connettività veloce e a banda larga come il 5G abiliteranno la diffusione su larga scala dei sistemi cloud-to-edge, con le varie declinazioni architettoniche che si prospettano a livello IT.

Tutto ciò genererà un aumento esponenziale dei dati disponibili per ogni azienda e l’esigenza di doverli acquisire, archiviare ed analizzare. In relazione a quanto espresso al punto precedente, è chiaro come le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, come i sistemi di machine learning, costituiranno un elemento centrale nel capitalizzare l’estrazione della ricchezza proveniente dai dati grezzi rilevati dai sensori dei sistemi IoT.

Gli sviluppatori devono saper cogliere in questo scenario una serie di opportunità e tradurle in applicazioni concrete che sappiano supportare tutto il ciclo di vita del dato all’interno dei sistemi aziendali. Tra gli ambiti di business che dovrebbero vedere un aumento significativo delle tecnologie IoT ritroviamo l’industria medicale/sanitaria, tutto il comparto legato all’industria 4.0 e gli ecosistemi delle smart city.

La crescita delle Applicazioni Progressive Web

Secondo molti esperti, le Applicazioni Progressive Web costituirebbero la next big thing dello sviluppo software, soprattutto per via dell’evoluzione generale della user experience in ambito web, che vede l’installazione integrale di software esterno sempre meno gradita nell’economia dell’esperienza di navigazione, anche nel caso di applicazioni dalla concezione tutto sommato recente come le app mobile.

Le Progressive Web Application (PWA) hanno visto il loro esordio su Google Chrome nel 2016 e si riferiscono alle applicazioni web che vengono di fatto caricate come le comuni pagine web, pur comportandosi in maniera simile alle app native, specie nel caso di utilizzo su un dispositivo mobile. La loro natura è pertanto ibrida tra la pagina web tradizionale e la app mobile intesa in senso classico. La natura progressiva è definita dal punto di vista dell’esperienza utente, dal momento che è possibile aggiungere funzionalità a quelle presenti di base su una pagina web.

Secondo alcuni dati pubblicati di recente sul portale web.dev di Google, nell’ultimo anno i brand che hanno fatto ricorso alle PWA sono aumentati del 134%, riscontrando dei miglioramenti nei KPI relativi all’engagement del proprio pubblico nell’ordine del 137%, con punte capaci di toccare addirittura un +400%. Cifre senza dubbio impressionanti, ma assolutamente intuibili se si considera che secondo i dati di navigazione globali riscontrati da Google Analytics si è assistito all’incremento dell’80% delle sessioni mobile basate su PWA, con un tasso di rimbalzo inferiore del 42,9% rispetto alle app tradizionali.

Di fronte a questi numeri, gli ISV non possono più permettersi di sottovalutare le progressive web application per creare esperienze digitali capaci di coinvolgere maggiormente gli utenti dei brand e garantire un miglior tasso di conversione.

Java rimane un linguaggio di programmazione di riferimento per gli sviluppatori

La crescita anche tipologica delle applicazioni digitali ha comportato la crescente varietà di linguaggi di programmazione, che gli sviluppatori sono chiamati ad implementare per scrivere le loro applicazioni. Passano gli anni, ma Java rimane per vari motivi la tecnologia leader in questo ambito.

Dopo essersi rapidamente diffusa verso la metà degli anni Novanta, Java ha preso il primato assoluto tra le piattaforme di sviluppo software, grazie all’impiego pressoché universale in tutti gli ambiti di business, grazie alle sue innate caratteristiche di sicurezza, che hanno convinto colossi quali Amazon e Google a suportarlo per lo sviluppo delle applicazioni. L’impiego di Java è agevolato dall’elevatissimo numero di librerie open source disponibili, oltre ad essere uno dei linguaggi più utilizzati in ambito Android.

La Java Virtual Machine ha inoltre consentito l’esecuzione di software sviluppato con linguaggi sempre più diffusi, come Kotlin e Groovy, rendendo le tecnologie basate su Java sempre più rilevanti anche dal punto di vista dell’innovazione. A livello di formazione, gli sviluppatori non dovrebbero pertanto prescindere da una conoscenza almeno basilare di Java, anche se le applicazioni containerizzate consentono ormai una notevole flessibilità generale anche nella scelta del linguaggio di programmazione da utilizzare.

 

 

I principali trend dello sviluppo software nel 2021: quante soluzioni per gli ISV ultima modifica: 2021-11-03T11:19:19+01:00 da Francesco La Trofa

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