Mercato IT: prezzi dei servizi in aumento, colpa dell’inflazione? Il mercato IT sta per certi versi seguendo le dinamiche imbizzarrite di un periodo storico straordinariamente complesso, in cui si sommano vari effetti, tra cui la coda lunga della pandemia Covid-19, le inevitabili ripercussioni di una crisi dei chip destinata a durare e gli shortage di materia prima causati dalle gravi tensioni a livello geopolitiche su scala globale.
Se da un lato le schede video, complice anche il momentaneo crollo delle criptovalute, stanno tirando un sospiro di sollievo in termini di disponibilità e prezzi, tornati finalmente ai valori di listino, altri elementi del mercato IT sono interessati da aumenti anche piuttosto significativi.
Attraverso alcuni studi e osservazioni recentemente presentati da Gartner, riassumiamo una sintesi indicativa degli elementi più significativi del Q2 del mercato IT nel 2022.
Prezzi dei servizi IT in aumento ben oltre l’incidenza dell’inflazione
L’inflazione sta condizionando pesantemente i mercati e il relativo potere d’acquisto dei consumatori su scala globale. Il contesto B2B sta vivendo giorni di grande nervosismo, al punto che gli analisti stanno cercando di comprendere meglio le dinamiche del mercato IT, per individuare il sottile confine che distingue gli aumenti dovuti all’inflazione alla pura e semplice speculazione dei vendor.
Di recente Gartner ha pubblicato uno studio dal titolo How Should Executive Leaders Strategize Vendor Negotiations to Combat Inflation? che rivela come alcuni vendor IT abbiano aumentano i prezzi della propria offerta del 30% nel giro di meno di un anno, motivando la scelta con i rincari derivanti dall’inflazione.
Ovviamente i conti non tornano, perché se è indubbiamente vero che l’inflazione viaggia a livelli record, non si avvicina minimamente a valori percentuali come quello appena citato. Dev’esserci necessariamente dell’altro e Jo Ann Rosenberger, autrice del documento di Gartner, prova a dare una risposta concreta, cercando di indirizzare le aziende verso acquisti consapevoli.
Vengono in particolare citati due esempi, il primo relativo al rinnovo su base annua di un servizio SaaS, il secondo ad un servizio di manutenzione per un’applicazione. Il primo consiglio che Gartner suggerisce in questi casi è infatti di chiedere direttamente al fornitore dei servizi le ragioni di tali aumenti.
Nel primo caso, il riferimento è ad un vendor SaaS che, in occasione del rinnovo annuale della sottoscrizione, ha applicato un rincaro del 21% rispetto all’anno precedente, senza offrire troppe spiegazioni. Una volta interpellato, tale vendor ha giustificato l’importante aumento dei prezzi con la crescita dell’inflazione su base annua, che finisce necessariamente per ricadere anche sui consumatori.
Il secondo caso interessa un aumento del 18% per un servizio di manutenzione software, presentato anche in questo caso in occasione di un rinnovo annuale. In questo caso, una volta interrogato da Gartner, il fornitore ha giustificato l’aumento per via della difficoltà a trovare sviluppatori, fattore che ha generato un significativo aumento dei costi legati al personale rispetto all’anno precedente.
Gartner ritiene, in entrambi i casi, di aver ricevuto risposte vaghe e in ogni caso non esaustive per giustificare l’entità di questi inaspettati aumenti, che portano le aziende clienti a sforare i bilanci annuali nelle voci relative ai servizi IT.
Per quanto riguarda i consigli relativi alla condotta da tenere di fronte a tali rincari, Gartner consiglia di mantenere la maggior prudenza possibile. Molte volte, gli aumenti vengono prospettati nella prospettiva di un trend che potrebbe diventare con il tempo sempre più penalizzante, inducendo i decisori aziendali ad affrettare le loro scelte per non complicare ulteriormente le cose. Il consiglio che la Rosenberger propone nel documento è di far dialogare con i fornitori direttamente gli executive, come opportunità: “Per trasmettere il messaggio forte e chiaro che prezzi e costi incideranno con un ruolo chiave anche nelle relazioni future con i provider”.
Un ruolo fondamentale nella trattativa è costituito dalla controfferta, che deve tuttavia basarsi su dati economici reali, non arbitrari. Gartner indica che i dati ufficiali dell’inflazione e le tendenze salariali dei professionisti coinvolti in un determinato settore IT sono relativamente semplici da trovare ed ora più che mai è necessario monitorarli puntualmente.
Di fronte ai dati reali e alle eventuali offerte dei loro competitor, i fornitori che hanno proposto degli aumenti ingiustificati potrebbero rivedere la loro condotta, scendendo in qualche modo a compromessi, qualora l’intenzione dell’azienda cliente fosse quella di procedere con il servizio in atto, ad esempio per ragioni di convenienza e opportunità tecnologica.
In ultima istanza, se non vi è particolare urgenza, Gartner suggerisce di attendere il termine dei periodi fiscali, per controllare direttamente sui bilanci dei fornitori i dati di costo a cui si riferiscono, verificando se gli aumenti citati corrispondono in qualche modo al vero.
Mercato IT, previsioni di un sensibile calo di vendite di PC e mobile
Il boom del mercato PC, alimentato dall’enorme spinta della pandemia Covid-19 a partire dal 2020, sarebbe arrivato al termine dei suoi giorni di gloria. E’ quanto suggerisce Gartner nella sua previsione sulle vendite dei PC per il residuo dell’anno in corso, che dovrebbe incontrare un calo del 9,5%, a fronte di un calo della domanda del 13,5% consumer e di un 7,2% della domanda del mercato business.
Tali valori rispecchiano in parte le previsioni di IDC e le sensazioni dei principali vendor, tra cui HP, Dell e Lenovo, che pur non aspettandosi un crollo importante della domanda di PC, si erano detti perfettamente consapevoli che i dati del 2020 e del 2021 fossero sovralimentati e non descrittivi di un trend destinato a durare in maniera stabile negli anni successivi. Il calo delle vendite PC era insomma ampiamente previsto e prevedibile. L’interesse era se mai rivolto all’entità del fenomeno, per quantificare effettivamente i volumi di vendita in oggetto di ridimensionamento.
I valori citati si riferiscono ad una media globale. In relazione all’area EMEA, secondo Gartner, le stime sarebbero sin peggiori. Secondo Gartner, il calo di vendite dei PC entro il 2022 potrebbe arrivare fino al 14%, con segnali di pessimismo legati al conflitto russo-ucraino e al drammatico aumento generale dei prezzi che sta interessando l’Europa in questi giorni, dove le prospettive sul futuro prossimo appaiono decisamente incerte.
A complicare le cose insistono le dinamiche consolidate nei periodi precedenti, che non accennano, nella maggioranza dei casi, a mostrare segnali di miglioramento. È il caso del chip shortage, della carenza di diverse materie prime e dei nuovi lockdown in atto in Cina, a seguito della diffusione della variante Omicron del Covid-19.
I dati più preoccupanti interessano sicuramente i PC desktop e notebook, mentre i tablet (-9%) e gli smartphone (-7,1%), pur in calo, dovrebbero reggere meglio il contraccolpo del boom che aveva sostenuto il mercato fino ai primi mesi del 2022. Per il settore mobile nel suo complesso, il calo di vendite previste entro il 2022 è pari al 7,6%.
I valori finora citati fanno un certo effetto, considerando che il mercato PC nel 2021 aveva fatto riscontrare un +11% sul già ottimo 2020, mentre il mercato mobile aveva registrato un trend positivo del 5%.
Per comprendere al meglio le dinamiche di questo calo, il media tech americano The Register ha intervistato Ranjit Atwal, senior director analyst di Gartner, che ha pubblicato i dati sovra citati. In particolare, Atwal riferisce un calo drastico del mercato Chromebook, i device nel mercato PC che se la passano decisamente peggio in questo momento.
In particolare, viene citato come i Chromebook, per via della loro grande convenienza economica, avessero avuto un boom di vendite per soddisfare le esigenze della didattica da remoto, sia negli Stati Uniti che in Europa. Il graduale ritorno in presenza degli alunni avrebbe fatto crollare questa domanda. Atwal ha inoltre dichiarato come le previsioni iniziali di Gartner si attendessero un calo evidente dei Chromebook a partire dal 2023, mentre tale trend ha anticipato i propri effetti già nell’anno in corso, a causa di un improvviso crollo degli acquisti da parte del mercato consumer.
Per quanto riguarda le dinamiche a livello globale, in grado di orientare la spesa del mercato IT, secondo Atwal la persistenza delle pandemia, l’aumento dell’inflazione e gli impatti su varia scala del conflitto russo-ucraino stanno condizionando pesantemente realtà come la Francia e la Germania, che da sempre dominano il mercato europeo.
Il sentimento di generale apprensione, esteso su vari fronti dell’incertezza, starebbe generando una contrazione dei budget di spesa a livello di bilancio, rallentando anche le dinamiche di quelle previsioni che erano date in sicura crescita.
Il 5G per ora delude le aspettative, ma sul futuro incombe un tiepido ottimismo
Per quanto riguarda il settore mobile del mercato IT, il calo di vendite è in parte dovuto anche all’assenza di particolari novità a livello tecnologico. Il particolare indiziato, secondo Gartner, è indubbiamente il 5G. Nel 2021 si era assistito ad un clamoroso +65% di vendite di dispositivi dotati di connettività 5G. Nel 2022 la tendenza si è stabilizzata, orientandosi su previsioni simili all’anno precedente, con la stima di un calo del 2% sui valori registrati lo scorso anno.
Tale fenomeno riguarda soprattutto la Cina, ma è destinata ad avere effetti a livello globale. Secondo Gartner, le previsioni iniziali per il mercato dei produttori cinesi di smartphone 5G erano molto ottimiste, con previsioni di crescita che avrebbero dovuto superare il 10%. Non si era tenuto conto di alcuni incidenti di percorso, come la recrudescenza del Covid-19, che ha spinto il governo cinese ad imporre un regime di duro lockdown in alcune aree del paese, bloccando di fatto l’operatività di molti milioni di persone.
La politica di tolleranza zero della Cina nei confronti del Covid-19 ha di conseguenza causato una brusca frenata nel mercato interno, in quanto i cinesi hanno ridotto al minimo le spese de beni non essenziali.
Per quanto riguarda il mercato globale, le previsioni relative alla crescita delle vendite dei dispositivi 5G rimangono al momento abbastanza ottimiste, anche se rispetto alle previsioni di inizio anno siamo di fronte ad una flessione piuttosto importante. Dal +47% stimato a gennaio, la previsione a metà anno indica un più prudenziale +29%, con un calo netto del 18% nel giro di sei mesi.
In prospettiva 2023, Gartner, anche senza entrare nel merito delle cifre, si attende un trend di crescita per i device 5G, sostenuto sia dalla progressiva diffusione delle reti 5G, che dall’obsolescenza programmata dei dispositivi di precedente generazione.