L’annuncio, non del tutto inatteso, è arrivato da poche ore.
Dopo 22 anni di servizio, arriva il momento di calare il sipario su Skype.
Microsoft, che aveva acquisito la piattaforma di messaggistica nel 2011, ha annunciato che il supporto per la app verrà ufficialmente interrotto il 5 maggio 2025, segnando la fine di un’era per quello che è stato uno dei servizi più iconici della comunicazione via internet.
Una decisione che si inserisce perfettamente nell’ambito della strategia di consolidamento delle soluzioni di collaborazione di Microsoft, ben decisa a focalizzare i propri sforzi e il proprio impegno solo su Teams, la piattaforma annunciata a fine 2016 e lanciata a livello globale nel 2017, oggi al centro del suo ecosistema di comunicazione.
Una fine annunciata: il declino di Skype e l’ascesa di Teams
Va detto che già da tempo Microsoft ha spostato il proprio focus da Skype a Teams, che nel tempo è diventato lo standard per la comunicazione e la collaborazione, sia in ambito aziendale sia per gli utenti privati. Soprattutto, la graduale integrazione di Teams in Windows 11 e l’assenza di aggiornamenti significativi per Skype avevano lasciato intendere che nella roadmap di Microsoft ci fosse poco spazio per la piattaforma nata in Estonia, ma oggi “residente” in Lussemburgo.
Va detto che in questi anni, complice l’emergere di altri strumenti e piattaforme di comunicazione, Skype ha registrato un calo significativo di utenti. Nel 2013, al suo apice, contava 300 milioni di utenti attivi, mentre l’ultimo dato ufficiale, del 2023, parlava di 36 milioni di utenti giornalieri. Un numero sicuramente ancora importante, ma decisamente ridimensionato rispetto ai fasti del passato. Per fare un confronto, piattaforme concorrenti come WhatsApp hanno superato i 2 miliardi di utenti.
Cosa succede ora per gli utenti Skype
Fino al 5 maggio 2025, gli utenti di Skype avranno la possibilità di migrare i propri dati su Teams Free, la versione gratuita del servizio di Microsoft. Sarà possibile trasferire contatti e cronologia chat direttamente su Teams, oppure scaricare i dati tramite l’export tool integrato nell’app.
Tuttavia, il passaggio a Teams comporterà alcune limitazioni. Una delle funzionalità più distintive di Skype, la possibilità di effettuare chiamate verso numeri di rete fissa e mobile, non sarà disponibile su Teams Free.
Anche in questo caso, si tratta del passaggio finale di una strategia in atto da tempo: già a dicembre dello scorso anno, Microsoft aveva cominciato a limitare alcune funzionalità, ad esempio, impedendo agli utenti di acquistare nuovi numeri di telefono. I piani di abbonamento a pagamento saranno disattivati dal 3 aprile 2025, mentre gli utenti che si ritroveranno con un credito residuo potranno continuare a utilizzarlo tramite un Dial Pad integrato in Teams.
La storia di Skype: perché Microsoft la acquistò
Per capire perché, con la chiusura di Skype si avverte questa sensazione da “fine di un’era” vale forse la pena ricordarne a grandi linee la storia.
Skype è nata nel 2003 in Estonia, sviluppata da Janus Friis e Niklas Zennström, già fondatori della piattaforma di file-sharing Kazaa. Il servizio, basato su tecnologia VoIP, ha realmente cambiato il modo in cui le persone comunicavano, permettendo di effettuare chiamate gratuite via internet, senza bisogno di un operatore telefonico tradizionale.
Nel 2004 Skype contava già 11 milioni di utenti registrati, e nel 2005 venne acquisito da eBay per 2,6 miliardi di dollari. L’idea di eBay era quella di integrare Skype nel proprio marketplace per facilitare la comunicazione tra venditori e acquirenti, ma l’operazione non portò ai risultati sperati. Nel 2009, in piena crisi finanziaria, eBay decise di vendere Skype a un gruppo di investitori guidati da Silver Lake per 2,75 miliardi di dollari.
Due anni dopo, nel 2011, Microsoft intervenne con un’offerta da 8,5 miliardi di dollari, acquisendo Skype con l’obiettivo di integrarlo nel proprio ecosistema di prodotti, tra cui Windows, Xbox e Office 365. L’ambizione era quella di trasformarlo in un punto di riferimento per le comunicazioni digitali, sostituendo servizi come Windows Live Messenger.
Ricordiamo le parole con le quali l’allora Ceo di Microsoft, Steve Ballmer, presentò la “ratio” dell’operazione.
“In Microsoft vediamo un’enorme opportunità nel combinare tutto ciò che le persone desiderano in un’unica interfaccia: dati, voce, video e messaggistica istantanea, accessibili da qualsiasi dispositivo, che sia uno smartphone, un PC, un tablet o la TV. Insieme, Microsoft e Skype definiranno il futuro della comunicazione e ne delineeranno il vero volto. […] Il brand Skype è diventato un vero e proprio verbo, quasi sinonimo di chiamate vocali e video. Skype ha costruito un prodotto innovativo su scala globale, con una base utenti in forte crescita, ed è proprio questo che mi ha entusiasmato.
Attualmente, ci sono 170 milioni di utenti connessi su Skype, con una crescita del 40% anno su anno. Ogni giorno si registrano 600.000 nuovi utenti. E non si tratta solo di numeri: gli utenti di Skype sono estremamente attivi. Nel solo 2010, hanno totalizzato oltre 207 miliardi di minuti di chiamate. […]”
Tuttavia, nel corso degli anni, Skype ha sofferto la concorrenza di altre piattaforme emergenti. Apple ha consolidato la sua posizione con FaceTime e iMessage, Facebook ha comprato WhatsApp, e soluzioni come Zoom hanno conquistato il mercato business e consumer. Microsoft stessa, con il lancio di Teams nel 2016, ha di fatto relegato Skype a un ruolo secondario.
Per altro, nel 2021, proprio Microsoft ha scelto Teams come applicazione predefinita per le comunicazioni su Windows 11, mettendo Skype definitivamente in ombra. Le modifiche all’interfaccia e le funzionalità meno intuitive hanno ulteriormente allontanato gli utenti, mentre i problemi di stabilità hanno fatto il resto.
Un passaggio epocale, ma come reagiranno i consumatori?
Oggi Microsoft giustifica la propria scelta sottolineando che Teams ha registrato una crescita esponenziale: solo negli ultimi due anni, il tempo trascorso dagli utenti in chiamate su Teams è aumentato di quattro volte. Il servizio oggi conta oltre 320 milioni di utenti attivi e viene utilizzato in contesti sia professionali che personali.
Con questa mossa, Microsoft punta a semplificare il proprio ecosistema di comunicazione, eliminando ridondanze e concentrandosi su un’unica piattaforma in grado di offrire un’esperienza completa, dalla chat alle videoconferenze, fino alla gestione documentale e all’integrazione con gli strumenti di produttività.
Tuttavia, resta da vedere se gli utenti storici di Skype saranno disposti a passare a una piattaforma che, nonostante gli sforzi di Microsoft, mantiene ancora un’impronta più orientata al mondo aziendale rispetto a quello consumer. Se per le aziende il passaggio a Teams è un’evoluzione naturale, per gli utenti privati il futuro è meno chiaro, soprattutto in considerazione dell’ampia delle alternative esistenti.