Il periodo storico che stiamo vivendo è indubbiamente segnato da una fase di profonda transizione per quanto riguarda il percorso di business delle aziende. Dopo aver assistito agli annunci di OPEF 2021, l’evento corporate di Oracle dedicato ai partner e di cui abbiamo parlato qui, abbiamo chiesto a Laura Lorenzini (responsabile Alliance & Channel SaaS – Applicazioni Cloud di Oracle Italia) quali sono i principali aspetti da considerare quando si tratta di supportare tecnologicamente le esigenze di innovazione delle aziende italiane.
[Il 15 dicembre sarà inaugurata la prima Cloud Region italiana in uno straordinario evento virtuale che sarà presentato da Nicoletta Boldrini, Giornalista indipendente, direttrice di Tech4Future, e con la partecipazione di Jae Evans, Chief Information Officer, Oracle. Un appuntamento per il quale sono state aperte le iscrizioni da poco, sono già moltissime le aziende che hanno aderito. Prenota qui il tuo posto]
(FLT) – Per inquadrare uno scenario di riferimento, a che punto è oggi il mercato SaaS in Italia?
(LL) – Ci troviamo in una fase di notevole fermento. La pandemia ha dato un notevole impulso alla digitalizzazione dei processi aziendali, anche alle innovazioni che venivano posticipate, per cui oltre a un forte interesse generale nei confronti del cloud ora la migrazione verso il cloud applicativo in particolare è una realta. Questo scenario è facilitato anche grazie alle grandi opportunità che vengono offerte da strumenti come il PNRR, che oltre a sostenere i privati nel loro percorso di transizione tecnologica, destinano una grande quantità di risorse per digitalizzare le infrastrutture e i servizi della pubblica amministrazione.
I dati di vendita, le previsioni degli analisti e il quotidiano contatto con i mercati ci consentono di affermare che il futuro delle applicazioni aziendali – per la gestione di finance, supply chain, risorse umane, vendite e marketing – è ormai orientato verso il cloud.
Per il 2025 le previsioni indicano che il 60% del mercato delle applicazioni sarà basato sul modello SaaS. Il nostro compito in qualità di fornitori di tecnologia, sia lato infrastruttura che lato applicazioni, sarà quello di rendere sempre più agevole il passaggio dalle soluzioni on-premise a quelle disponibili online.
(FLT) – Quali sono le applicazioni cloud che si stanno diffondendo più rapidamente?
(LL) – In generale le applicazioni front-end, soprattutto considerando la varietà degli ambiti applicativi in cui vengono implementate. Metterei al primo posto tutto il settore CX, per quanto riguarda il digital engagement dei clienti.
Un altro ambito in forte ascesa è quello delle soluzioni HCM. I reparti HR utilizzando infatti sempre più spesso applicazioni per la gestione del capitale umano basate sul cloud. Anche la pianificazione finanziaria e la supply chain stanno iniziando ad avere una buona diffusione, anche se con ritmi un po’ meno sostenuti rispetti ai settori citati in precedenza. Le applicazioni di back-end infatti sono solo all’inizio. Sono convinta che arriveranno, servirà solo un po’ più tempo. La priorità è al momento destinata alle applicazioni in grado di generare un elevato livello di coinvolgimento nei confronti del cliente finale, in quanto offrono un ritorno dell’investimento più immediato.
(FLT) – Il miglioramento della comunicazione interna costituisce un notevole valore aggiunto per le linee di business impegnate nelle relazioni con il cliente. Ma come è possibile, in concreto, dare luogo a queste sinergie?
(LL) – A livello tecnologico, disporre di un solido modello di dati unificato (unified data model) consente di utilizzare la stessa piattaforma che si interfaccia con le esigenze operative di ciascuna linea di business. I dati sono gli stessi, a variare sono le applicazioni.
Il fatto che le varie linee di business presenti in azienda possano utilizzare la stessa piattaforma per tutte le applicazioni abilita una comunicazione efficace tra i reparti aziendali. Si innesca dunque una continuità operativa che sarebbe impossibile da ottenere se ogni reparto operasse con tecnologie non comunicanti tra loro. Nel caso di Oracle Fusion Cloud, grazie al modello unificato, i dati di base sono gli stessi per tutti e vengono resi disponibili dalle applicazioni che soddisfano le singole esigenze operative. In questo modo possiamo superare all’origine il noto problema dei data silos. Questo avviene per tantissime funzioni aziendali, tra cui finance, HR, supply chain, produzione, marketing, vendite e customer service.
(FLT) – La maggior visibilità agevola dunque anche i processi di innovazione continua che le applicazioni possono implementare?
(LL) – Non la visibilità di per sè o da sola, ma appunto la comunicazione tra le varie applicazioni, resa possibile graze al cloud e alle tecnologie che in esso sono disponibili. Le applicazioni SaaS integrano infatti sempre più spesso funzionalità native basate sull’Intelligenza Artificiale, per i servizi cognitivi e per l’analisi dei dati, che possono essere usate trasversalmente. Allo stesso modo vediamo applicazioni che sfruttano le funzionalità dei sistemi IoT per gestire le linee di produzione e approvvigionamento di una smart factory.
Abbiamo definito delle “value proposition” – da portare ai clienti attraverso i partner – che coprono tematiche per cui il PNRR mette a disposizione i finanziamenti, come ad esempio quelle basate sulla blockchain. Una proposizione a valore che ritengo molto interessante è un’applicazione in ambito HR che consente di seguire tutti gli aspetti della carriera di un dipendente grazie alla tracciabilità della blockchain. Tali funzionalità sono disponibili soltanto in cloud e possono rendere più efficienti, ad esempio, i processi gestionali in ambito HR.
(FLT) – I vantaggi che il cloud è capace di offrire ad un’azienda sono talmente evidenti che a questo punto, dopo anni che se ne parla, in linea teorica probabilmente potrebbe capirli anche un bambino. Le cose diventano più complesse quando si tratta di metterle in pratica. Quali strategie utilizzate per dimostrare alle aziende le potenzialità delle applicazioni in cloud sui loro progetti?
(LL) – Solitamente si procede per gradi, anche grazie all’attività svolta dai nostri partner. Una volta che viene individuata una particolare esigenza, si mostrano dei casi studio concreti, che appartengono ad un portfolio di soluzioni già sviluppate in precedenza. Sempre più spesso Oracle sviluppa i ‘casi di studio’ con il supporto dei partner per arrivare a definire una soluzione integrata nell’ambiente del cliente finale.
Un’opportunità molto interessante è inoltre offerta dalla Lean Experience Factory di Pordenone di McKinsey, un’iniziativa alla quale abbiamo aderito congiuntamente con il nostro partner Alfa Sistemi: in questo caso abbiamo utilizzato le applicazioni relative a ERP e SCM nel processo di gestione della smart factory. Si tratta di una fabbrica “didattica” – ma anche reale, produce veri compressori per frigoriferi – dove il cliente finale può toccare con mano l’innovazione e i vantaggi offerti dalla digitalizzazione.
(FLT) – Sul palco di OPEF 2021 sostenevi che oggi è fondamentale coinvolgere i partner sin dalla fase di demand generation, per intercettare le esigenze presenti sul mercato.
(LL) – Certo, e ciò accade ormai a tutti i livelli, sia per i grandi clienti che per le PMI, dove l’azione dei system integrator è fondamentale per raggiungere una capillarità altrimenti impossibile per un singolo fornitore di tecnologia. A seconda degli scenari ci sono varie possibilità che il far parte dell’Oracle Partner Network (OPN) consente di sfruttare. Per Oracle è fondamentale l’azione dei partner, con cui abbiamo un rapporto pressoché quotidiano, per cercare di concretizzare le opportunità che il mercato presenta.
(FLT) – Questo aspetto come si traduce in opportunità per i system integrator che scelgono di utilizzare le applicazioni Oracle Cloud per i propri clienti?
(LL) – Sicuramente il fatto di poter disporre di tutte le nostre applicazioni cloud con il pieno supporto a livello tecnologico, oltre al riconoscimento di un compenso per il “referral” per ogni cliente segnalato dal partner, altra opportunità. Anche se sarà Oracle a concludere direttamente la vendita, al partner verrà riconosciuto il compenso.
(FLT) – In che modo Oracle consente ai propri partner di diventare sempre più competitivi sul mercato?
(LL) – Per essere partner Oracle è necessario ottenere delle certificazioni, che consentono appunto di entrare a far parte della rete OPN come partner certificato, e nel caso dei system integrator che utilizzano le nostre applicazioni, la certificazione corretta è “Service” (NdR ci sono anche “Sell”, “Build” e “License & Hadrware”). A seconda delle certificazioni, i partner possono dimostrare le competenze necessarie su applicazioni ERP, EPM, SCM, HCM e CX, per coprire le esigenze dei propri clienti in termini implementativi sulle diverse applicazioni.
Oracle supporta direttamente i partner con percorsi di formazione e di generazione di awareness, oltre alla possibilità di essere affiancati dalla nostra unità di consulenza, Oracle Consulting, per acquisire competenze anche in ambito progettuale e sviluppare competenze adatte alla fase di pre-vendita. Questa è la principale novità che abbiamo introdotto quest’anno, insieme al già citato programma di referral.
(FLT) – Tra le novità che avete citato a OPEF 2021 troviamo la nuova Oracle Cloud Region di Milano, che promette un notevole valore aggiunto per l’offerta dei partner Oracle.
(LL) – Si tratta di un evento molto importante, che partirà dai servizi IaaS e Paas su OCI (Oracle Cloud Infrastructure), mentre la parte SaaS – le applicazioni – verrà implementata in un secondo momento, anche sulla base dei feedback concreti e dalle richieste che riceveremo dai partner stessi e dai clienti che utilizzano le nostre soluzioni. Anche in questo caso il dialogo con i partner sarà essenziale.
L’evento di lancio del 15 dicembre rappresenta un passo molto importante anche per gli aspetti legati alla sostenibilità, in quanto il datacenter da cui opereremo il nostro cloud sarà alimentato al 100% da energie rinnovabili. Il futuro del cloud è anche questo: ridurre l’impatto ambientale della grande quantità di energia di cui abbiamo bisogno.
(FLT) – Abbiamo in alcune occasioni già citato il PNRR. Si tratta di un’occasione senza precedenti per la trasformazione digitale italiana. Qual è il vostro sentore, relativo al contatto diretto con il mercato?
(LL) – Parliamo di finanziamenti senza precedenti, sia per le aziende sia per la pubblica amministrazione, che necessita di grandi interventi per modernizzare le infrastrutture necessarie a garantire ai cittadini e alle aziende servizi molto più efficienti rispetto ai modelli tradizionali. Di qui l’importanza strategica di avere come partner i system integrator che ormai da diversi anni supportano il settore pubblico nella fornitura di servizi informatici. Il lavoro da fare per modernizzare la PA è davvero tanto e sarebbe assurdo non sfruttare appieno l’opportunità concessa dal PNRR.
Per quanto riguarda i privati lo scenario è altrettanto stimolante, soprattutto grazie al Piano Transizione 4.0, che consente alle aziende di godere di un credito di imposta in funzione degli investimenti fatti in beni materiali e immateriali per innovare i loro processi. In questo contesto rientrano anche le attività di ricerca e formazione: l’impulso alla modernizzazione dei processi è davvero importante, soprattutto per le PMI che avrebbero altrimenti difficoltà nel reperire le risorse necessarie per attivare significativi percorsi di transizione tecnologica.