La fine annunciata di CentOS 8 ha generato un vero e proprio terremoto nel mercato delle distribuzioni Linux Server, obbligando da correre immediatamente ai ripari una community che, secondo i programmi originari, avrebbe dovuto ricevere regolarmente gli aggiornamenti almeno fino al 2029. Vediamo dunque cosa sia successo in casa Red Hat e quali sono, di fatto, le alternative che si prospettano, almeno sul breve periodo, per tutti coloro che attualmente utilizzano CentOS 8 sui loro sistemi.
CentOS 8: fine della corsa
Il 2021 dei sistemi Linux per server è iniziato con un vero fulmine a ciel sereno, quando Red Hat ha annunciato che il supporto a CentOS 8 sarebbe cessato addirittura entro l’anno in corso, con l’intenzione di portare avanti lo sviluppo di una versione rolling, CentOS Stream, deputata ad implementare progressivamente le feature destinate a confluire nelle versioni stabili di Red Hat Enterprise Linux (RHEL), la distribuzione su cui è da sempre basata. Il mercato server si è visto dunque improvvisamente privato di quella che è storicamente la versione gratuita di Red Hat, il cui portfolio è completato dalla distro open source Fedora, prevalentemente orientata al mercato desktop.
In altri termini, i sistemisti che hanno implementato CentOS per i propri server devono trovare in tempi molto rapidi una soluzione alternativa in ambito enterprise, dove i presupposti di stabilità precludono in qualsiasi modo l’adozione di una versione rolling. L’orizzonte strategico di IBM, che nel 2019 ha acquisito Red Hat per 34 miliardi di dollari, pare orientato a potenziare il proprio comparto cloud, concentrando gli sforzi su un’unica distro server commerciale, utilizzando CentOS per supportarne lo sviluppo, anziché costituire una pur validissima alternativa, almeno di base, gratuita.
Per gli attuali utilizzatori di CentOS si profila pertanto una pluralità di alternative, che vanno dalla migrazione a Red Hat fino alla valutazione di distribuzioni Linux, gratuite o commerciali, basate sulla RHEL 8 piuttosto che su altre distro di riferimento.
Le alternative possibili: da Red Hat alle nuove distro, i pro e i contro
La soluzione “fatta in casa” a CentOS 8 è costituita da quello che è a tutti gli effetti il suo fratello maggiore: Red Hat Enterprise Linux 8.
Contestualmente alla cessazione di CentOS, per agevolare la migrazione, Red Hat ha previsto l’estensione della propria versione gratuita fino a 16 server, anziché sulla singola macchina come avveniva in precedenza. Si tratta di una condizione certamente interessante, che può pienamente accontentare alcuni IT, ma dimostrarsi insufficiente per altri, anche nella prospettiva di dover espandere nel tempo il proprio parco macchine. Una soluzione in ogni caso insufficiente a priori per alcune tipologie di business, come gli hosting provider che attualmente utilizzano CentOS su centinaia di server. Sono davvero in molti a ritrovarsi di fronte ad un bivio.
L’improvvisa variazione di rotta definita nei confronti di CentOS potrebbe inoltre scoraggiare alcune aziende ad investire ancora nel brand dal cappello rosso, dovendo comunque affrontare un percorso di migrazione che di fatto rendere naturale la valutazione di altre alternative.
In particolare la community di CentOS, a giudicare dalle reazioni sul web e sui social, sarebbe rimasta particolarmente scottata soprattutto per il breve preavviso della end-of-life, soprattutto considerando che si tratta di un sistema concepito in maniera specifica per i server, oltre al fatto, come citato, che l’annuncio originale prevedeva addirittura il 2029 quale termine per il supporto ufficiale. Tali aspetti risultano evidenti anche nel blog ufficiale di CentOS Project, dove a dimostrarsi spiazzati sono rimasti anche coloro che utilizzavano RHEL in produzione e CentOS in fase di test, per alleggerire il costo licenze pur contando, in tale frangente, su una distro stabile basata sullo stesso codice di RHEL.
Tra le distro basate su RHEL 8 più interessanti ritroviamo sicuramente AlmaLinux, sviluppata dalla stessa società a capo di CloudLinux OS, distro commerciale particolarmente diffusa nell’ambito degli hosting provider.
AlmaLinux eredita le stesse caratteristiche originariamente designate per CentOS, quindi il supporto garantito fino al 2029 e la totale gratuità. Il contro di una scelta di questo genere è caratterizzato da una distribuzione del tutto nuova, anche se le modalità di migrazione sulla carta sono davvero molto interessanti, a partire da una procedura automatica, in grado di convertire attraverso semplici step gli attuali server CentOS.
La gioventù sarà una caratteristica distintiva di Rocky Linux, una distribuzione del tutto inedita, basata su RHEL 8, ad opera di un team fino a poco fa in forze allo sviluppo dello stesso CentOS, come dimostra la presenza del suo fondatore Gregory Kurtzer. L’obiettivo dichiarato, anche in questo caso è garantire la continuità venuta meno con l’anticipo della end of life di CentOS 8.
Per le piccole imprese un’alternativa molto simile a CentOS è inoltre rappresentata da ClearOS, attualmente nel portfolio software di HPE, che lo implementa sui propri server ProLiant, con funzionalità che lo rendono ottimale soprattutto per i piccoli business.
Le versioni previste per utilizzo in produzione (home e business) sono attualmente tuttavia soggette ad un piano commerciale. Interessante la presenza di un marketplace dedicato, che prevede app sia gratuite che a pagamento.
Una ulteriore alternativa è costituita dal valutare distribuzioni Linux del tutto differenti, come OpenSUSE, Manjaro, Debian piuttosto che Ubuntu Server, per citare giusto quattro tra le decine di alternative disponibili. In questo caso, la scelta è condizionata da valutazioni differenti. Chi sceglie di passare da RHEL ad altre soluzioni Linux, anche se straordinariamente solide come quelle citate, deve necessariamente mettere in conto una variazione di abitudini, come quella che porta a gestire pacchetti del tutto differenti in termini di formato. Se per certi versi tale prospettiva, in termini di gestione, può non preoccupare un sistemista esperto, le ricadute migratorie possono risultare tutt’altro che banali da assorbire.
Una soluzione immediata: Oracle Linux, la RHEL gratuita di lungo corso
In questo contesto di generale incertezza, un’alternativa immediata è costituita da Oracle Linux 8, basata su RHEL 8, ufficialmente supportata dalla multinazionale americana, anche se il suo impiego di per sé non obbliga a sottoscrivere alcun accordo specifico con l’azienda guidata da Larry Ellison.
L’impiego di Oracle Linux e la sua relativa diffusione sono stati in qualche modo condizionati da un pregiudizio diffuso nella community, dovuto al fatto che Oracle non sempre ha garantito una continuità alle soluzioni open source in capo al suo sviluppo, come nel caso di OpenOffice e MySQL.
Per quanto riguarda Oracle Linux la prospettiva potrebbe cambiare o meriterebbe, anche da parte dei più scettici, un’opportunità, come testimonia lo stesso Jack Wallen, autore di Data Centers, in passato non certo morbido nei confronti di Oracle, proprio per le sue politiche relative all’open source: “Se vi occorre un sistema operativo generico che assomigli a CentOS, gratuito ed altamente performante, Oracle Linux potrebbe essere ciò che state cercando. […] Veloce, solido come una roccia e semplicissimo da utilizzare come qualsiasi sistema operativo basato su RHEL. Inoltre, se utilizzate già altre tecnologie nell’ecosistema di Oracle, si tratta di una scelta praticamente obbligata, visto come performa su Oracle Cloud, oltre al fatto di eseguire Oracle Database meglio di qualsiasi altra soluzione attualmente presente sul mercato”.
Dal punto di vista tecnico, Oracle Linux merita ben più di un’opportunità, soprattutto se si tratta di Tuttavia, oggi un semplice script, disponibile su GitHub consente di convertire CentOS 6, 7 e 8 in Oracle Linux, senza dover procedere ad una vera e propria procedura di installazione da zero.
Oracle Linux 8 costituisce la versione più aggiornata di un percorso intrapreso nel 2006, ed è compatibile al 100% con i codici binari delle applicazioni per RHEL 8.
Una particolarità specifica di Oracle Linux è data dall’avere in dotazione due kernel di base tra cui scegliere: Red Hat Compatible Kernel (RHCK) e Unbreakable Enterprise Kernel (UEK) per Oracle Linux. Quest’ultima viene utilizzata dallo script centos2ol.sh durante il processo di conversione da CentOS e garantisce un supporto ottimale a Oracle Database e ad altre tecnologie tra le più avanzate per la gestione degli ambienti di sviluppo e virtualizzazione in cloud.
Oracle Linux è disponibile gratuitamente per l’utilizzo in produzione su un numero illimitato di macchine, mentre i servizi di supporto ufficiali, indispensabili per godere di tutti gli strumenti più avanzati in ambito cloud native, sono soggetti ad un piano commerciale. In questo contesto, Oracle Linux rappresenta un’opportunità capace di sfruttare sia i servizi di Oracle Cloud Infrastructure che quelli degli altri principali provider che guidano il mercato delle soluzioni ibride e multicloud.
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