Nella nuova normalità la parola chiave è produttività aziendale. Elevata a concetto primario dalla diffusione dello smart working, la produttività, e la sua misurazione, hanno superato il tempo e lo spazio (di lavoro) nel podio delle valutazioni professionali.
Lo smart working è qui per rimanere, e il management aziendale deve farsene una ragione. Tempo e luogo di lavoro sono parametri obsoleti che il mercato non vuole più considerare. Chi tra le aziende non si adeguerà in fretta dovrà affrontare due problemi.
In primo luogo, avrà difficoltà a trovare nuove risorse, visto che Millennials e Gen Z svengono appena sentono parlare di scrivania e badge. In seconda battuta, l’azienda che fatica ad adeguarsi ai nuovi trend per atavica ottusità, rischia di ritrovarsi indietro rispetto alla concorrenza.
Ma lo smart working non può essere proposto a tutti i lavoratori! Questa è una delle obiezioni che si sentono più spesso per tentare di rallentare un trend ormai incontrollabile.
E si tratta di un’affermazione sbagliata, figlia di una errata interpretazione del concetto. Per smart working, infatti, non si intende il lavoro da casa in pantofole, tra una serie TV e una partita alla Playstation. Smart working è una modalità di lavoro “agile” in cui il luogo perde significato. Lavorare Smart significa lavorare per obiettivi ben definiti in un certo intervallo di tempo, e basta. Dunque, anche chi sta in catena di montaggio, o un addetto alla vendita, può lavorare in modalità smart.
“Il mondo del lavoro è in un momento disruptive. Il worklife balance è diventato prioritario e, se un’azienda non vuole perdere terreno (e talenti) non può non ripensare la propria operatività ponendo il dipendente, e l’equilibrio tra vita professionale e privata, al centro di una nuova strategia”.
Luigi Sangiorgio, Head of Smartworking, Npo Sistemi
Cosa si intende per produttività aziendale
Una definizione abbastanza precisa recita: per produttività aziendale si intende il rapporto tra la quantità di output (prodotti o servizi realizzati) e la media ponderata degli input (tempo, risorse umane, investimenti in struttura e macchinari ecc.) nel processo di produzione di un’impresa.
La produttività aziendale, dunque, può e deve essere misurata. Può essere ricondotta a un valore numerico che più è maggiore di uno e meglio è. Ovvero, se la misura dell’output aziendale è inferiore alla media ponderata di tutto ciò che concorre alla realizzazione dell’output, l’azienda ha un problema.
Va da sé che la produttività aziendale è strettamente correlata al business: più si è produttivi – il che non vuol dire produrre più servizi o più prodotti in valore assoluto – e più crescerà il fatturato, è matematico.
Come misurare la produttività aziendale
Per ricavare questa misura si può ricorrere a strumenti applicativi specifici. Si tratta di servizi che sfruttano i dati generati dall’uso delle applicazioni da parte dei dipendenti. Gli stessi dati vengono dati in pasto a opportuni algoritmi che li elaborano e forniscono una valutazione numerica dello stato della produttività del singolo dipendente, di un dipartimento e dell’azienda nel suo complesso.
Ne esistono diversi, molti sono anche gratuiti, e con diversi livelli di profondità. L’owner di un progetto di misurazione della produttività aziendale è senza dubbio la divisione Risorse Umane di un’azienda, ma è possibile restringere la responsabilità del monitoraggio a una divisione aziendale.
Introdurre uno strumento per la misurazione della produttività aziendale può essere traumatico. Un’azienda che ragiona ancora in termini di scrivania, badge e macchinetta del caffè potrebbe avere amare sorprese. Nella migliore delle ipotesi potrebbe tranquillamente scoprire che, nonostante le 8 ore di presenza (teorica) in sede, la media ponderata degli input è di gran lunga superiore al valore da dare all’output. In pratica: si pensa di lavorare molto ma il fatturato non cresce.
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Gli strumenti giusti da introdurre in azienda
Preso atto che un’azienda deve trasformarsi rapidamente in una smart company che eroga smart working, aggiungiamo che, elevando a un livello teorico superiore il concetto, in fondo stiamo parlando di digital transformation.
Tutti i progetti di digital transformation vincenti partono da basi comuni. In primo luogo, si pone l’utilizzatore al centro della trasformazione, in seconda battuta massima attenzione alla revisione dei processi, e, ultimo ma non ultimo, la tecnologia si pone totalmente al servizio dell’azienda. Ciò significa non subirla ma modellarla secondo le specifiche esigenze.
“Lo smart working appartiene a pieno titolo alla trasformazione digitale. Per abilitarlo è necessaria una totale revisione dei processi e l’introduzione delle soluzioni tecnologiche più indicate per la singola azienda o il singolo progetto”.
Genesio Parente, Business Applications Manager, Npo Sistemi
Lavorare sulla produttività aziendale significa abilitare un progetto di trasformazione digitale con una componente consulenziale primaria e prioritaria.
Npo Sistemi, innovation integrator a cui piace lavorare su soluzioni applicative as-a-service e tailor made, agisce seguendo proprio queste indicazioni. Preliminarmente si esegue uno studio approfondito della situazione: come lavorano i dipendenti e quali sono i colli di bottiglia? Successivamente è consigliabile focalizzarsi su un progetto circoscritto e non pretendere di rivoltare l’azienda come un calzino da un giorno all’altro. Il portare a termine con successo un “piccolo” progetto fornirà una grande motivazione a dipendenti e manager, agevolandone l’estensione.
Inoltre, il progetto apripista permetterà di introdurre, gradualmente, una nuova cultura aziendale. Sarà opportuno individuare una squadra di ambassador delle nuove soluzioni, formarli e appassionarli, al punto che non solo supereranno la “paura del nuovo” ma diventeranno technology addicted e coinvolgeranno i colleghi in un’eccitazione collettiva.
La tecnologia, o almeno la sua parte visibile all’utilizzatore, deve essere fruita sottoforma di servizio e deve presentare un’interfaccia intuitivo e funzionale. L’obiettivo è incrementare l’agilità dei processi e trasformare reattività in proattività.
Microsoft Power Platform per soluzioni puntuali
Rimane in ballo la questione della misurazione della produttività. Ebbene, la tendenza generale delle piattaforme applicative per la produttività è quella di integrare strumenti per il monitoraggio e la misurazione della produttività del singolo. Dunque, sempre più spesso non sarà necessario scegliere una soluzione specifica.
Npo Sistemi, nel caso, ha anche questo tipo di soluzione nel suo carniere. Realizzata grazie alla piattaforma Power Platform di Microsoft, la soluzione di Npo Sistemi si concentra sulle risorse.
Il talento, ovvero la risorsa aziendale, il processo e l’interazione con gli stakeholder sono i tre pillar logici da cui si sviluppa la soluzione di skill management di Npo Sistemi.
La piattaforma permette di gestire e centralizzare l’attività dei talenti aziendali, di farli crescere attraverso la formazione, di poter misurare gli obiettivi e rimodularli di volta in volta, in sintonia con gli obiettivi di business dell’azienda. Anche questa è digital transformation, anche questa è una risposta alla domanda: come misuro la produttività aziendale.
Vuoi saperne di più? Scopri dalla voce dei manager di Npo Sistemi come la tecnologia può aiutare un’azienda a migliorare la produttività delle proprie risorse.