Schede video, con il crypto mining ko soluzioni NVIDIA nuovamente disponibili. Tutti i dettagli.
Dopo essere rimaste praticamente introvabili per due anni, con prezzi che hanno in certi casi triplicato i listini ufficiali di NVIDIA e AMD, le schede video tornano finalmente ad essere disponibili per i gamer e i professionisti della computer grafica.
Sono successe nel frattempo molte cose, ma la principale ragione di questa repentina inversione di tendenza non risiede ovviamente in un improvviso picco di produttività da parte dei vendor, ma nel fatto che l’epocale crisi che stanno vivendo le criptovalute ha fatto sì che i miner non trovino più conveniente la loro pratica, facendo crollare la domanda di GPU a livello globale.
All’improvviso viene meno, in buona sostanza, quella variabile che era entrata con prepotenza sul mercato, stravolgendone interamente gli equilibri.
Si tratta di un gioco in cui abbiamo assistito a numerose ambiguità e situazioni che hanno finito per generare molte polemiche in una community frustrata dal fatto di non riuscire ad acquistare una scheda video se non dopo diversi mesi di attesa.
Per citare un esempio, NVIDIA aveva previsto modelli di schede video specifici per i miner, pur continuando di fatto a vendere loro anche le versioni normali, che aveva sempre destinato al pubblico gamer. In ogni caso sarebbe stato complesso per NVIDIA agire diversamente, non potendo ovviamente verificare la natura di ogni singolo acquirente.
I problemi, oltre alle liste di attesa e alla micidiale speculazione che si è generata sul mercato IT, derivano ad esempio dal fatto che NVIDIA non avrebbe rivelato quante schede sono state acquistate nello specifico dai miner, creando una situazione di notevole incertezza nell’operato degli investitori. Questo fattore le è costata una multa da 5,5 milioni da parte di un ente di controllo americano.
Cifre tutt’altro che impossibili per l’ottava azienda più capitalizzata al mondo, anche se dimostrano alcuni segnali di tossicità in una situazione ovviamente condizionata dalla scarsità di alternative sul piano tecnologico.
Dal punto di vista dei clienti tradizionali delle schede video ora la situazione pare normalizzarsi, il mercato IT ringrazia, ma la domanda che in molti inevitabilmente si pongono è: durerà? Inoltre, ora qualcuno cercherà di impedire che, quando le crypto si risolleveranno dal baratro, si ricada esattamente nella stessa situazione vissuta negli ultimi due anni? Oltrettutto considerando come per molti si sia rivelata una fonte di grande speculazione. Nel frattempo, vediamo cos’è successo.
Il crollo del crypto mining: una marea di schede video finiscono nei marketplace dell’usato
Quando uno dei principali fattori che hanno sostenuto la domanda negli ultimi anni crolla verticalmente, è naturale attendersi come le dinamiche speculative che hanno condizionato le vendite delle schede video subiscano un duro contraccolpo, che riporta nuovamente la situazione in una situazione più favorevole ai comuni consumatori.
Il boom delle criptovalute ha in effetti stravolto il mercato, sia in termini di vendite che di roadmap di sviluppo, laddove NVIDIA ha finito per rilassare i tempi di uscita delle nuove linee di prodotto rispetto alle previsioni originali, anche grazie alle eccellenti performance sul piano tecnologico che le generazioni RTX 2000 e RTX 3000 sono state capaci di raggiungere. In tempi di scarsità, abbiamo assistito persino ad una seconda giovinezza della generazione GTX 1000, che per intenderci ha visto il proprio esordio nel corso del 2016.
Si è creata dunque una situazione in cui la domanda ha sempre superato l’offerta, finendo per condizionare la disponibilità dell’unica vera e storica alternativa ad NVIDIA in fatto di schede video dedicate: AMD, che nel lontano 2006 ha acquisito ATI Technologies, storico publisher delle GPU marchiate Radeon.
Allora l’affare si fece per 5,4 miliardi di dollari, una cifra che, letta oggi, appare clamorosamente fortunata per l’acquirente, soprattutto se paragonata al recente accordo concluso tra AMD e Xilinx, rilevata per 35 miliardi, proprio nel momento in cui NVIDIA ha deciso di abbandonare la pista che la voleva in procinto di acquisire ARM, a fronte degli eccessivi problemi sul piano dell’antitrust a livello internazionale. L’acquisizione di Xilinx consentirà ad AMD di rafforzare la propria posizione sul mercato del corporate computing.
Come già citato, NVIDIA ha cercato di separare i canali di vendita gaming da quelli legati al mining delle criptovalute, pur con scarsi risultati, dovuti anche al fatto che importanti quote di mercato si sono concretizzate nei mercati secondari come EBay, dove i prodotti NVIDIA hanno continuato a registrare vendite da record.
Il crollo delle crypto, oltre al cessare della domanda di GPU per il mining, ha generato una vendita massiva di schede video nei principali marketplace dell’usato, laddove oggi è possibile acquistarle a condizioni molto convenienti, se paragonate con i prezzi di listino del nuovo. Per NVIDIA e AMD si è dunque verificato un doppio contraccolpo in termini di vendite.
NVIDIA non ha mai modificato i prezzi suggeriti ai propri distributori / rivenditori, ma nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad un continuo lievitare dei prezzi, che andava di pari passo con i tempi di attesa. Una scheda di fascia alta, ma non estrema, come la RTX 3080, che NVIDIA indicava con un prezzo di listino di circa 1500 euro, non si trovava a meno di 3000 euro.
Oggi questa discutibile dinamica speculativa non ha più ragione di esistere. Le schede video si trovano con regolarità e si trovano al prezzo indicato da NVIDIA. Iniziano addirittura ad intravedersi i primi sconti, uno scenario di cui non ci ricordavamo nemmeno l’esistenza. Chi vende sui mercati secondari come EBay starebbe invece accusando decisamente il colpo. Nel corso degli ultimi mesi, le vendite su questi canali sono infatti decisamente diminuite. Secondo alcuni analisti addirittura nell’ordine del 50% rispetto a pochi mesi fa.
Ethereum cambia le regole: l’esigenza di schede video per i miner cala ulteriormente
Oltre alla sensibile riduzione generale delle richieste derivanti dal mining delle criptovalute, le stesse blockchain iniziano a variare i propri meccanismi computazionali, alla ricerca di una direzione più sostenibile ed efficiente, soprattutto nella prospettiva di implementare un numero sempre maggiore di servizi. È il caso di Ethereum che si sta indirizzando verso un metodo di calcolo “proof of stake” molto più leggero in termini computazionali rispetto ai metodi finora più largamente diffusi.
Questo aspetto potrebbe condizionare e mitigare la domanda di GPU per il mining anche quando, presto o tardi accadrà, le crypto sapranno riprendersi. Nel commentare alcuni risultati finanziari negativi, Colette Kress, CFO di NVIDIA ha candidamente ammesso come: “Ci aspettiamo in ogni caso un contributo decrescente in futuro”. Tali sensazioni hanno causato un sensibile calo delle azioni di NVIDIA (circa il 20% nel giro di due giorni, NdR), in quanto prospettano previsioni di ricavo inferiori rispetto a quelle stimate dagli analisti per l’anno in corso, generando un sentimento di incertezza da parte degli investitori. Si tratta di una situazione alquanto diffusa per i vendor hardware, che stanno affrontando anche una prevedibile flessione della domanda di mercato a livello globale, che equivale ad una normalizzazione dopo il clamoroso boom a cui abbiamo assistito durante i giorni più drammatici della pandemia Covid-19.
In merito al mercato PC, Gartner stima come nel 2022 si assisterà ad un calo di vendite nell’ordine del 9,5%, pur in un contesto che vede il mercato IT (considerando tutte le voci che vi concorrono) globalmente in crescita del 3%. Tali numeri hanno in un certo senso condizionato la fiducia degli investitori, causando importanti cali a livello azionario, soprattutto per il fatto che una flessione era già stata prevista dagli analisti, ma soltanto a partire dal 2023.
Schede video, i veri gamer si sentono nuovamente coccolati e boicottano l’usato dei miner.
NVIDIA ha sempre goduto di un rapporto di fiducia pressoché incondizionato da parte della community gamer, a cui è da sempre indirizzata la linea di prodotti GeForce. Per cercare di riservare le schede video gaming dall’assalto dei miner, NVIDIA ha introdotto dei driver in grado di castrare le performance in ambito mining, ben presto violate e ha concepito nuovi prodotti sprovvisti di uscita video, in modo che fossero utilizzate nello specifico per il mining.
La domanda è tuttavia cresciuta a livelli tali che i miner hanno continuato ad acquistare le tradizionali GeForce, creando una notevole frustrazione nell’ambito dell’utenza gamer.
Oggi la situazione si sta normalizzando, anche se la situazione non manca di generare curiosità. Molti puristi del gaming si stanno attivando per boicottare il mercato dell’usato proveniente dal mining delle criptovalute. In tale dinamica sussiste anche una ragione di prudenza tecnologica, dovuta da un certo scetticismo nell’acquistare schede utilizzare 24/7 in condizioni di pieno carico in contesti spesso decisamente “amatoriali”, ben distanti dalle condizioni di controllo dei tradizionali data center destinati al calcolo intensivo.
E pensare che, in mani capaci, una scheda video utilizzata per il mining sarebbe anche meno stressata nelle condizioni di picco rispetto al tradizionale utilizzo gaming. Il miner esperto in materia IT tende certamente a ridurre la frequenza della GPU per contenere i consumi e le temperature di esercizio. Il vero rischio si manifesta invece a livello di integrità della memoria GDDR presente sulle schede video.
La SEC multa NVIDIA di 5,5 milioni per non aver rivelato i dati di vendita di GPU ai miner
Nello scorso mese di maggio, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti (SEC) ha apertamente criticato NVIDIA per non aver reso le voci di entrata dei suoi periodi fiscali sufficientemente chiare agli investitori. Contestualmente, NVIDIA ha ricevuto dalla SEC una sanzione di 5,5 milioni di dollari, per non aver divulgato adeguatamente l’impatto del mining di criptovalute sulle sue vendite di GPU, in particolare per i modelli GeForce RTX, contestualizzate in ambito gaming.
Secondo la SEC, la condotta di NVIDIA sarebbe da interpretarsi quale ingannevole nei confronti degli investitori, che potrebbero leggere la positività dei ricavi come una considerevole crescita del mercato gaming, quando in realtà la quota più consistente della domanda sarebbe in molti casi derivata dalla richiesta dei miner di criptovalute, un settore decisamente più volatile, come appunto di mostrato dal crollo verticale che le cripto stanno vivendo nel corso di quest’anno.
NVIDIA e SEC hanno posto la parola fine alla querelle, con l’impegno da parte del vendor di corrispondere la sanzione e impegnarsi in una maggior trasparenza in merito alla tipologia di mercato in cui vengono venduti i suoi prodotti. La misura non è retroattiva, per cui NVIDIA non dovrà rettificare le informazioni rilasciate nei precedenti documenti fiscali.
Le strategie future di NVIDIA: cresce il mercato dei data center e si investe con decisione nel metaverso
Anche se il mercato crypto priva NVIDIA di una quota importante dei suoi profitti, l’azienda fondata e diretta da Jensen Huang continua a godere di ottima salute, con previsioni che lasciano intuire un giustificato ottimismo su più fronti. Il gaming e la computer grafica costituiscono una solida base su cui puntare per il rilascio delle linee di prodotto GeForce RTX e Quadro RTX, oltretutto in un mercato finalmente libero da sciacalli e speculatori di varia natura.
In continua crescita (circa il 50% su base annua, NdR) anche i device concepiti per i data center, in particolare quelli che supportano il calcolo per le applicazioni basate sull’intelligenza artificiale. Il mercato enterprise attira sempre di più le attenzioni di NVIDIA, così come le applicazioni del metaverso, per cui sono in atto importanti investimenti sulla piattaforma OMNIVERSE e dello sconfinato ecosistema software per la computer grafica che vede da sempre NVIDIA quale leader di riferimento.
NVIDIA è inoltre uno dei soci più convinti del nuovo consorzio Metaverse Standards Forum, coordinato da Khronos Group, con l’obiettivo di sviluppare e diffondere gli standard tecnologici utili a rendere davvero interoperabili le applicazioni del metaverso.