Trump rivede i dazi: esenzione per smartphone e chip, un favore alle big tech USA

La Casa Bianca cambia rotta sull’applicazione dei dazi contro la Cina (qui il reportage completo sull’applicazione dei Dazi da parte dell’amministrazione Trump e sugli impatti sul mondo Tech), esentando dispositivi elettronici e componenti cruciali per l’industria tech. Una scelta che tutela Apple e i colossi tech statunitensi, mitigando l’impatto della guerra commerciale in atto

Mentre la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sembra essere in piena escalation, Donald Trump gioca un’altra volta sull’effetto a sorpresa.
Non un dietrofront, come accaduto con la sospensione temporanea dei dazi all’Europa e a tutti gli altri Paesi interessati dalle misure decise dall’amministrazione statunitense, ma una importante correzione del tiro.
Trump ha infatti deciso di esentare una serie di prodotti tecnologici dai dazi punitivi imposti solo pochi giorni prima.
Smartphone, laptop, semiconduttori, pannelli solari, chip di memoria e altri componenti essenziali per l’industria tech non saranno più soggetti al 125% di tariffa sulle importazioni dalla Cina, né al 10% previsto per le merci provenienti da altri Paesi.
La decisione, annunciata con una nota nella serata di sabato da parte della U.S. Customs and Border Protection, rappresenta una novità significativa, nella ridda di notizie, mosse e contromosse di queste giornate, e tutt’altro che casuale: si tratterebbe, in realtà, di una risposta diretta alle forti pressioni esercitate dai vertici dei colossi tech statunitensi, prima fra tutti Apple, che hanno paventato conseguenze disastrose per il settore.

La decisione ha un obiettivo chiaro: in primis evitare che il costo dei prodotti finiti per i consumatori e per le imprese americane diventi insostenibile e poi offrire tempo alle aziende per rivedere le proprie supply chain.
Non a caso, la Casa Bianca ha motivato la decisione affermando che il presidente Trump vuole “assicurare alle aziende americane la possibilità di spostare la produzione sul territorio nazionale il prima possibile”, sottolineando ancora una volta la necessità di ridurre la dipendenza tecnologica dalla Cina.
Comunque la si voglia leggere, il risultato è chiaro: una vera e propria boccata d’ossigeno per Apple, Nvidia, TSMC e per l’intero comparto, che aveva reagito pesantemente all’introduzione dei dazi con forti perdite in Borsa.

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Non è lontano dal vero ipotizzare che proprio l’intervento dei CEO delle big tech abbia giocato un ruolo decisivo.
Per gli osservatori del mondo finanziario si tratta di una notizia assolutamente positiva per gli investitori tech: l’esclusione di smartphone e chip è un cambio di scenario radicale, che tutela di fatto uno dei settori che più di tutti sarebbe stato colpito dalla guerra dei dazi. Cosa per altro resa evidente dalle performance dei titoli tecnologici la scorsa sttimana, con una Apple che ha perso oltre 640 miliardi di dollari di capitalizzazione in pochi giorni.

L’incertezza generata aveva spinto il mercato a reagire con violenza: l’indice S&P 500 ha registrato un calo di oltre il 5% e il rendimento dei Treasury a 10 anni è salito di 50 punti base in una delle settimane più volatili degli ultimi anni.
È dunque plausibile che siano stati proprio questi segnali – uniti ai timori di recessione e al rischio politico interno – ad aver costretto la Casa Bianca a riconsiderare il proprio approccio. Da qui la decisione di introdurre un’esenzione retroattiva per i prodotti spediti prima del 5 aprile 2025 e una “tregua tecnica” che consente alle aziende di chiedere rimborsi tramite procedura doganale.

Trump dazi, Apple e TSMC tirano un sospiro di sollievo (per ora)

Citare Apple non è pleonastico. Attualmente oltre il 90% degli iPhone viene assemblato in Cina, così come circa l’80% degli iPad e più della metà dei Mac. Secondo una stima di UBS, le tariffe avrebbero potuto far lievitare il prezzo di un iPhone 16 Pro Max fino a 2.150 dollari, rendendo il dispositivo inaccessibile a gran parte dei consumatori. In risposta all’annuncio dei dazi, Apple aveva persino avviato un’operazione logistica d’emergenza, facendo arrivare negli Stati Uniti via cargo qualcosa come 600 tonnellate di iPhone, prodotti in India.

Ma se Apple rappresenta la punta dell’iceberg, va detto che anche i produttori di semiconduttori beneficeranno direttamente della decisione dell’amministrazione Trump.

L’esenzione riguarda infatti non solo i chip finiti ma anche i macchinari e impianti utilizzati per produrli, un dettaglio non trascurabile per aziende come TSMC, che ha appena annunciato nuovi investimenti per la realizzazione di impianti produttivi negli Stati Uniti.

E secondo quanto sostenuto dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt anche altri colossi tech, come Apple e Nvidia, per citarne due, starebbero accelerando il trasferimento almeno di parte delle attività produttive negli Stati Uniti.

Tra impatti geopolitici e tensioni internazionali

Va detto che la marcia indietro statunitense, tuttavia, ha anche conseguenze internazionali. Le esenzioni si applicano infatti anche a prodotti provenienti da Paesi terzi, non solo dalla Cina.

Dovrebbero infatti beneficiarne in particolare i Paesi dell’Asia orientale: circa il 64% delle esportazioni di Taiwan verso gli Stati Uniti ora risulta esente, così come il 44% di quelle dalla Malesia e il 30% da Vietnam e Thailandia.

Anche India, Corea del Sud e Messico vedranno una quota significativa delle loro esportazioni salvata dai dazi.

Questa dinamica ha innescato nuovi colloqui bilaterali: Taiwan, che ha un surplus commerciale di oltre 70 miliardi di dollari con gli Stati Uniti, ha già avviato negoziati diretti con Washington per stabilire un quadro stabile e favorevole al proprio export tecnologico.
Va detto che nel frattempo Pechino non era rimasta a guardare e aveva annunciato le proprie contromisure, vale a dire un aumento dei dazi del 125% su determinati beni americani, in particolare i chip prodotti direttamente negli Stati Uniti. Tuttavia, i semiconduttori fabbricati in Paesi terzi come Taiwan o Corea del Sud sono esclusi dalla ritorsione, lasciando intendere che Pechino intende colpire direttamente la produzione “made in USA” più che quella delocalizzata.

Un fragile equilibrio

La decisione di Trump appare quindi come una mossa tattica: mitigare le ricadute economiche delle proprie stesse politiche protezionistiche senza rinunciare all’impianto ideologico della guerra commerciale.

L’esenzione per il settore tech non rappresenta una rinuncia, ma una sospensione selettiva volta a salvaguardare gli interessi interni, e la tenuta del consenso, anche in vista delle elezioni di midterm del prossimo anno. Le aziende hanno ottenuto tempo per riorganizzarsi, mentre l’amministrazione può vantare un approccio flessibile e pragmatico.

Ma la tregua potrebbe essere solo temporanea. Le dichiarazioni ufficiali parlano di eccezioni “transitorie” e nuove tariffe specifiche sono ancora sul tavolo per settori come auto, acciaio e farmaceutica. Il rischio di una nuova ondata di dazi resta alto, così come quello di un’escalation diplomatica. Per ora, le big tech possono tirare un sospiro di sollievo. Ma lo scontro tra Washington e Pechino è tutt’altro che chiuso.

Trump rivede i dazi: esenzione per smartphone e chip, un favore alle big tech USA ultima modifica: 2025-04-13T19:51:19+02:00 da Miti Della Mura

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