Come avremmo fatto senza Smart Working? È infatti indubbio che, nelle fasi calde del lockdown, il lavoro da remoto e a distanza si è rivelato fondamentale per rendere possibile l’operatività delle imprese. Lo Smart Working, però, non può essere improvvisato, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo. In effetti ogni settore e segmento di mercato presenta necessità diverse: le esigenze di un’impresa industriale sono molto differenti da quelle di una classica attività d’ufficio. Per particolari professioni, che hanno bisogno di specifici software per la produttività o per l’elaborazione grafica, può rivelarsi estremamente importante avere come supporto la tecnologia VDI (Virtual Desktop Infrastructure), che consente di realizzare ambienti desktop e workstation che i singoli utenti possono visualizzare sul proprio client, senza che le risorse a cui essi fanno riferimento siano fisicamente presenti sul client stesso.

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Il ruolo degli HPE Innovation Lab

Questo spiega perché, se nella prima fase dell’emergenza sanitaria le richieste sono state prettamente operative (acquisto di notebook, attivazione di sistemi di collaboration) con il passare dei giorni sono progressivamente aumentate le richieste delle aziende per approcciare in modo più organico il tema dello smart working. In questo senso l’esperienza della rete di partner HPEInnoLab si è rivelata fondamentale per aiutare tantissime imprese a superare il momento difficile. Tra le numerose soluzioni innovative presenti nel programma HPE Innovation Lab Next, molte erano infatti già dedicate al mondo Smart Working e VDI. La stessa HPE in questi mesi si è focalizzata sulla propria offerta dedicata alla ripartenza, con soluzioni di home working che, anche nel post emergenza, consentiranno di dare continuità di business alle attività aziendali.

Il caso Netmind

Soluzioni e tecnologie che sono state progettate e proposte sul campo dai partner HPEInnoLab, come dimostra l’attività che è stata effettuata in questi mesi da Netmind, che ha riguardato la remotizzazione di workstation CAD e sistemi di progettazione.

Grazie alla partnership con HPE e Citrix, il system integrator ha ingegnerizzato soluzioni VDI che hanno consentito anche ai progettisti grafici di lavorare da casa, sfruttando tutti i vantaggi della virtualizzazione desktop, grazie all’utilizzo di un comune notebook. Con diversi vantaggi in più: il nuovo approccio ha permesso al comparto IT di semplificare la gestione degli endpoint. Ma anche di poter scalare velocemente, ridistribuendo le risorse e ottimizzando la manutenzione alle macchine e il supporto agli utenti.

Già in epoca pre-emregenza, a onore del vero, Netmind aveva scelto coraggiosamente di virtualizzare l’intero ambiente di lavoro degli utenti, riuscendo a veicolare addirittura la telefonia all’interno di una sessione VDI. Il risultato finale è che l’azienda ha eliminato i centralini fisici e ottimizzato le attività di supporto remoto, abbattendo i costi e migliorando l’efficienza. Tanto che i 650 dipendenti oggi accedono al workplace da qualunque luogo, grazie a un’infrastruttura centralizzata.

La scelta aziendale si è dimostrata sicuramente lungimirante visto che, trovatisi a dover gestire la situazione imprevista della pandemia, questa scommessa tecnologica ha permesso all’azienda di mantenere la propria operatività sempre e comunque

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VDI cos’è e perché è così utile allo smart working… e alla ripartenza. Il caso Netmind ultima modifica: 2020-06-23T09:08:02+02:00 da Marco Lorusso

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