Sul pirotecnico palco di Las Vegas è andato in scena il primo Explore dell’era Broadcom. L’evento corporate VMware ha costituito l’occasione per una serie di riflessioni a poco meno di un anno dalla chiusura della clamorosa acquisizione da 69 miliardi di dollari. Un evento epocale del mercato IT, a cui è seguita una vera e propria rivoluzione per il brand di riferimento nel mercato della virtualizzazione.

Proprio sotto questo aspetto, il principale punto di svolta rispetto al passato. Un anno dopo, VMware vuole presentarsi al mondo IT con una nuova veste, capace di andare oltre ciò per cui è stata finora conosciuta. Lo ha precisato Paul Turner, VP della divisione VMware Cloud Foundation di Broadcom, in occasione del pre-briefing con la stampa: “Si tratta di virtualizzare il data center, lo storage, il networking, il computing, l’automazione e le operazioni di cui i sistemisti hanno bisogno per rendere disponibile un servizio e garantire la produttività degli sviluppatori grazie ad un sistema agile“.

Secondo Turner, infatti, uno dei principali limiti delle infrastrutture legacy risiede nel non garantire adeguati livelli di governance, agilità e controllo, il che si riflette in costi di struttura e gestione molto elevati, che virtualizzando i data center grazie a VMware Cloud Foundation (VCF) potrebbero essere ridotti fino al 40%.

Come vedremo, uno dei punti ricorrenti dell’evento corportate Explore è stato il tentativo di “dare una risposta” ai partner e ai clienti che lamentano rincari relativi alla spesa complessiva di VMware che in taluni casi arrivano anche a 8x, rispetto ai modelli di pricing precedenti all’acquisizione da parte di Broadcom.

Prima di entrare nel merito, vediamo quali sono i punti chiave della strategia di Broadcom in relazione al futuro del cloud privato e della AI privata.

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Broadcom VMware e il cloud privato: l’analisi di mercato del CEO Hock Tan

Un anno fa, in quel di Las Vegas, Hock Tan aveva fatto una fugace apparizione come ospite VIP, ma quest’anno il suo keynote è stato il punto focale dell’evento, soprattutto per quanto riguarda le rinnovate ambizioni in merito al cloud privato, che costituisce la principale leva strategica impostata da Broadcom, oltre ad essere una delle ragioni per cui VMware è stata “smembrata” in quattro divisioni, controllate direttamente dalla holding.

Secondo Hock Tan le aziende stanno sistematicamente “fuggendo” dal cloud pubblico, e Broadcom ha lavorato intensamente per ristrutturare VMware in modo da offrire una risposta pratica e strategica nel cloud privato: “Dopo aver acquisito VMware ho viaggiato moltissimo, ho parlato ogni giorno con i nostri clienti e partner in tutto il mondo. Vogliono prodotti che funzionino bene insieme e siano semplici da utilizzare, e stanno rivalutando il loro impegno nei confronti del cloud pubblico”.

Tan ha osservato la trasformazione avvenuta nel mercato IT negli ultimi anni: “Dieci anni fa, molti CEO e CdA si sono innamorati della promessa del cloud pubblico, impegnando i loro team IT a metterlo in cima alle priorità. Oggi molti clienti sono alle prese con quelle che io chiamo le 3 C del cloud pubblico: costi, complessità e conformità. Il cloud pubblico è più costoso di quanto si aspettassero. Ogni piattaforma è un ulteriore livello di complessità da gestire. La conformità ai requisiti normativi è anch’essa molto più complicata e costosa del previsto. Secondo recenti studi, otto CIO su dieci stanno riportando i carichi di lavoro on-premise. Il futuro dell’azienda è il privato, il cloud privato, la AI privata, il tutto alimentato da dati privati”.

Il risultato finale sarà una configurazione IT sempre più ibrida: “Naturalmente – osserva Tan – ha tutto il senso che le aziende continuino a utilizzare il cloud pubblico per l’elasticità e la scalabilità dei carichi di lavoro, ma in questo mondo ibrido, il cloud privato è ora la piattaforma per guidare il business e l’innovazione. C’è molto lavoro da fare. Quando si parla di computing, storage e networking, le aziende sono frammentate e i silos sappiamo tutti che non funzionano, rendono doloroso erogare i servizi ai propri clienti, ti rendono meno resiliente. E sappiamo che quando qualcosa si rompe, tutti puntano il dito su di te. Fortunatamente, abbiamo la soluzione per tutto questo”.

Soluzioni che, almeno per quanto riguarda le novità, sono state presentate sul palco di VMware Explore, e prevedono VMware Cloud Foundation 9, in lancio nei prossimi mesi, VMware Tanzu Platform 10 e una serie di prodotti basati sull’intelligenza artificiale, pensati nello specifico per semplificare le distribuzioni in cloud e la creazione di infrastrutture AI privata virtualizzate.

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Broadcom VMware e la AI privata

La visione di VMware in merito all’intelligenza artificiale nel contesto aziendale, e in particolare per quanto riguarda la AI privata, è stato espresso da Chris Wolf, Global Head of AI and Advanced Services, VMware Cloud Foundation Division, Broadcom: “Anche se il termine AI privata esiste da oltre sette anni, spesso è stato inteso in modo restrittivo, in riferimento a casi di nicchia. […] Abbiamo lavorato per offrire maggior chiarezza, contesto e innovazione a quello che nel frattempo è diventato un segmento di mercato in forte crescita. Abbiamo pensato alla AI privata non come a un prodotto, ma come un potente approccio architettonico, in grado di fornire ai clienti i vantaggi dell’intelligenza artificiale senza dover compromettere il controllo dei dati, la privacy e la conformità alle normative vigenti”.

Dopo aver annunciato questo approccio strategico nel corso del VMware Explore 2023, Broadcom quest’anno ha prontamente rilanciato le proprie intenzioni, supportate dalla crescente consapevolezza intervenuta nel mercato IT a livello generale. Chris Wolf sottolinea come: “abbiamo assistito a un’ampia accettazione del nostro approccio. La AI privata ora appartiene a una categoria di mercato riconosciuta dai principali analisti. Ora esistono diverse soluzioni commerciali di AI privata e i clienti chiedono sempre più spesso informazioni a riguardo”.

In coerenza con quanto affermato da Hock Tan, anche Chris Wolf enfatizza il dialogo svolto con partner e clienti per focalizzare al meglio le esigenze del mercato, nella direzione di soluzioni IT sempre più ibride: “Abbiamo conversato con i responsabili dell’intelligenza artificiale di quasi 200 aziende e mi è parsa chiara l’intenzione di utilizzare sia i cloud pubblici che i data center privati per soddisfare le loro esigenze di business. I servizi SaaS basati sulla AI hanno dimostrato il loro valore in molti casi d’uso, basti pensare al marketing. Tuttavia, ci sono altri casi d’uso, in cui la privacy, il controllo o la conformità richiedono necessariamente un approccio diverso”.

La strategia di VMware per l’investimento in un data center privato per la AI è pensata per supportare le tre principali ragioni che spingerebbero le aziende ad abbandonare, almeno parzialmente, il cloud pubblico: costi, privacy e flessibilità, così sintetizzati dallo stesso Chris Wolf.

  • Costi: “i clienti con ambienti di intelligenza artificiale maturi hanno condiviso con me che i loro risparmi sui costi per l’intelligenza artificiale privata sono da 3 a 5 volte superiori a quelli dei servizi di intelligenza artificiale su cloud pubblico”.
  • Privacy e controllo:le organizzazioni vogliono mantenere il controllo fisico dei propri dati ed eseguire modelli di intelligenza artificiale in prossimità. Non vogliono assumersi alcun rischio di fuga di dati, sia reale che percepito”.
  • Flessibilità: “la AI varia così velocemente che non è pragmatico scommettere su un unico stack verticale per tutte le esigenze. Al contrario, una piattaforma che consente di condividere un pool comune di infrastrutture di intelligenza artificiale offre la flessibilità di aggiungere nuovi servizi man mano che il mercato si evolve”.

La AI private: il ruolo fondamentale dell’ecosistema dei partner tecnologici e di canale

VMware sta procedendo a sviluppare il proprio ecosistema per la AI private grazie ad importanti partnership tecnologiche, con l’obiettivo di democratizzare questa tecnologia emergente e cercare di renderla disponibile “per tutte le imprese”, come più volte accennato da Hock Tan. Il tutto bilanciando i vantaggi offerti dalla AI con i requisiti di privacy e conformità specifici per ogni azienda.

A livello computazionale, VMware conta da tempo sulle partnership di NVIDIA, AMD e Intel (supporto a Intel Gaudi 2), con un mercato server che coinvolge Dell, HPE e Lenovo, con cui sono stati rinnovati gli accordi di distribuzione OEM. Il nuovo partner program ha inoltre ristrutturato profondamente il canale, privilegiando i player di grandi dimensioni, in particolare i VAR e i system integrator come Kyndryl e NTT Data. Tra i partner in grado di garantire soluzioni specifiche per la AI sono stati citati Codeium, Tabnine, WWT e HCLTest.

Un elemento essenziale dell’offerta è costituito da VMware Private AI Foundation with NVIDIA, disponibile dallo scorso mese di maggio e continuamente integrato di nuove funzioni. Chris Wolf ha precisato: “Oggi abbiamo introdotto un nuovo model store che consentirà ai team ML Ops e ai data scientist di curare e fornire LLM più sicuri con un controllo degli accessi integrato basato sui ruoli per garantire la governance e la sicurezza dell’ambiente e la privacy dei dati aziendali e della proprietà intellettuale. Questa nuova funzionalità si basa sul registro container open source Harbor, che consente di archiviare e gestire i modelli come container conformi a OCI, e include le integrazioni native NVIDIA NGC e Hugging Face (incluso il supporto CLI di Hugging Face), offrendo un’esperienza semplice per i data scientist e gli sviluppatori di applicazioni.  Inoltre, stiamo aggiungendo la distribuzione guidata per automatizzare il flusso di lavoro di creazione del dominio del carico di lavoro e altri componenti dell’infrastruttura di VMware Private AI Foundation con NVIDIA. Ciò accelererà la velocità di implementazione e un’ulteriore riduzione delle attività amministrative, con conseguente riduzione del time-to-value”.

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Lo studio di IDC: grazie a VMware Cloud Foundation i clienti possono risparmiare sui costi dell’infrastruttura IT

Una delle sfide più complesse per Broadcom è quella di reagire alle critiche piovute dai partner e clienti che lamentano un generale aumento dei costi legati a VCF, dovuti ad esempio al fatto di dover pagare per un bundle completo di una serie di prodotti non necessari per soddisfare le loro esigenze di business.

Secondo le stime di Broadcom, grazie ad una corretta implementazione di VCF, i clienti possono risparmiare fino al 34% sui costi legati all’infrastruttura, migliorando l’efficienza del team chiamato a gestirla del 53%. Un altro dei benefici citati dall’azienda diretta da Hock Tan sarebbe relativo al fatto di poter effettuare un deploy in cloud più veloce del 61%, grazie all’esperienza unificata. Vantaggi evidenti anche dal punto di vista della sicurezza informatica, con miglioramenti in termini di efficienza fino al 52% per i cybersecurity team. Complessivamente VCF, secondo le stime di Broadcom, può garantire un ROI del 564% entro tre anni, ripagandosi entro 10 mesi dalla data di adozione.

Si tratta di cifre certamente molto ambiziose, a cui Broadcom ha voluto aggiungere i risultati di uno studio commissionato a IDC: The Business Value of VMware Cloud Foundation. Il survey del celebre analista evidenzia che le aziende che implementano VCF nei loro processi sviluppano mediamente benefici per 111,100 dollari ogni 100 macchine virtuali, con un risparmio medio di 16,8 milioni di dollari.

Secondo IDC, i fattori che determinerebbero tali vantaggi sarebbero i seguenti tre:

  1. In primo luogo, l’organizzazione dovrebbe creare ambienti ibridi e multi-cloud flessibili che ottimizzino la spesa per l’infrastruttura IT e riducano l’ingombro dell’hardware. Successivamente, è fondamentale sviluppare: “Efficienze significative per l’infrastruttura IT e i team di sicurezza, per aumentare i loro livelli di produttività e consentire di concentrarsi sull’IT strategico e sull’iniziativa aziendale“.
  2. Il secondo punto risiede nel: “Facilitare attività di sviluppo agili ed efficaci riducendo al minimo gli attriti e i punti di strozzatura legati all’infrastruttura che influenzano i processi di sviluppo “.
  3. L’ultimo passaggio evidenziato da IDC consiste pertanto nel: “Aumentare la produttività aziendale complessiva attraverso un’implementazione più rapida delle risorse e delle applicazioni IT, migliorandone prestazioni e disponibilità, oltre a migliorare la sicurezza e la conformità in un panorama di minacce sempre più complesso“.

La sfida più difficile: mantenere le promesse e limitare la perdita di clienti verso una concorrenza sempre più aggressiva

Broadcom si avvia verso la conclusione di un primo anno alla guida di VMware a dir poco frizzante, in cui l’azienda è stata ristrutturata in quattro divisioni verticali, è stato totalmente ridefinito il partner program, così come gli accordi di distribuzione con i grandi partner OEM: HPE, Lenovo e Dell Technologies, con cui vigeva uno storico canale preferenziale, per il fatto che VMware è in passato appartenuta alla società fondata e tuttora diretta da Micheal Dell.

Hock Tan ha sempre ribadito come tutta la strategia impostata da Broadcom derivi dalla precisa volontà di ridurre il caos generato in precedenza e garantire a tutti i partner le stesse condizioni per creare le soluzioni più vantaggiose per i loro clienti, mettendoli in sostanza in competizione tra loro. Va ricordato come l’acquisizione abbia contribuito a sanare un debito da circa 9 miliardi di dollari che pendeva nei conti di VMware e abbia rilanciato il valore azionario della holding, con enormi guadagni per gli investitori.

Tuttavia, non sono mai mancate le critiche da parte dei partner e dei clienti, data la cessazione delle licenze permanenti e la creazione di nuovi bundle acquistabili soltanto su abbonamento, con evidenti rincari a livello complessivo, per il fatto di non poter selezionare soltanto alcuni prodotti, come avveniva in precedenza. Inoltre, molti hanno lamentato, a più riprese, la mancanza di chiarezza e trasparenza durante le fasi transitorie e hanno iniziato a guardarsi attorno, alla ricerca di alternative tecnologiche.

Nomi quali Nutanix, Red Hat e molti altri hanno lanciato strategie di marketing aggressive per accaparrarsi partner e clienti di VMware in preda all’incertezza. La stessa Microsoft, secondo le parole del suo CMO Judson Althoff, ha rivelato di aver avuto un incremento di domanda per le tecnologie di virtualizzazione su Azure, sostenendo di aver ricevuto da VMware “il regalo più grande”.

Nutanix, riconosciuto quale principale competitor di VMware, ha rivelato i dati dell’ultima trimestrale proprio durante VMware Explore, evidenziando una crescita dei ricavi del 15% su base annua. Durante un’intervista a The Register, il CEO di Nutanix, Rajiv Ramaswami, ha dichiarato che la sua azienda ha indubbiamente beneficiato degli utenti VMware alla ricerca di alternative, soprattutto per quanto riguarda le soluzioni legate allo storage.

Nei giorni in cui scriviamo, sulla stampa IT americana ha fatto molto rumore la scelta di GEICO, colosso assicurativo USA vicino a Warren Buffet, di lasciare VMware in favore di OpenStack. 

In occasione di VMware Explore 2024, molti addetti ai lavori hanno manifestato apertamente il proprio scetticismo nei confronti dell’operato di Broadcom. Tra questi figura un veterano come Simon Sharwood (The Register) che ha usato parole piuttosto dure: “VMware by Broadcom ha mantenuto il tema della conferenza di quest’anno e lo ha presentato in un breve keynote di un’ora che ha aggiunto qualcosa di nuovo: un’ammissione che il gigante della virtualizzazione non ha mantenuto le sue promesse”.

Il giornalista americano ha rivelato di partecipare ininterrottamente, dal 2007, al principale evento corporate di VMware e di non aver mai trovato un’accoglienza così tiepida come quest’anno. Rincarando successivamente la dose: “Mi è stato detto che i cambiamenti organizzativi, di licenza e di canale apportati dal CEO di Broadcom Hock Tan a VMware erano quindi “coraggiosi” e proprio il tipo di riforma spietata necessaria per vedere VMware realizzare il suo potenziale. Anche lo spostamento dell’attenzione sul cloud privato, piuttosto che sul multi-cloud ibrido, è stato pubblicizzato come un ragionevole restringimento delle ambizioni iniziali”.

Secondo Sharwood aver presentato VCF 9 senza certezze sulle date relative all’effettiva disponibilità avrebbe creato ulteriore caos e disappunto nei partner e nei grandi clienti di VMware: “I dirigenti mi hanno detto che VCF 5.2, rilasciato a luglio, rappresenta il 75 o l’80% della visione di riforma di Broadcom perché unifica la gestione del ciclo di vita dei componenti di VCF, consente agli utenti di importare tali componenti in una singola istanza VCF e aggiunge patch all’hypervisor senza interruzioni. […] Ma anche se offre ai suoi clienti l’80% del paradiso, VMware ha sfruttato la conferenza di questa settimana per presentare l’imminente VCF 9 come espressione completa della sua visione. Purtroppo, non ha fornito ai clienti molte informazioni su quando arriverà, in modo che possano pianificare il loro futuro. […] Eppure, quando ho chiesto un calendario per VCF 9 e ho suggerito che rivelare che avrebbe aiutato i clienti, mi è stata offerta una serie di strane non-risposte […] perché VCF 9 è una visione e sarebbe illegale discutere i programmi di rilascio, che quindi Broadcom sarebbe conservatrice riguardo a questo tipo di previsione”.

Sharwood condivide inoltre il disappunto espressogli da diversi partecipanti di VMware Explore, con cui si sarebbe apertamente confrontato durante i giorni dell’evento: “Gli utenti con cui ho parlato alla conferenza hanno trovato la mancanza di dettagli insoddisfacente. Un rappresentante senior di un’azienda Fortune 200 che ha parlato a condizione di anonimato mi ha detto che sono tornati da un incontro con i dirigenti senior di VMware incerti se Broadcom sia “una società di software che innoverà o un gruppo di banchieri”. Ha lasciato l’evento dopo uno dei suoi quattro giorni, lasciando il suo team tecnico a imparare quello che poteva. E mi ha detto che sta pianificando un progetto pilota con Nutanix”.

Secondo Sharwood, altri avrebbero lamentato problemi a livello di supporto da parte di VMware, in seguito alla sua acquisizione: “Altri hanno raccontato storie di integrazione di VMware in Broadcom andata male. La migrazione di maggio degli account dei clienti VMware agli strumenti di gestione e supporto degli account di Broadcom è stata discontinua, lasciando alcuni senza accesso all’assistenza per settimane. Un utente mi ha detto di aver riscontrato un incidente di gravità uno durante la migrazione dei sistemi di supporto e di non essere riuscito a trovare nessuno in VMware che si assumesse la responsabilità di trovare una soluzione […] Questo genere di cose è prevedibile dopo qualsiasi acquisizione. Ma le persone con cui ho parlato hanno avuto l’impressione che le loro difficoltà con VMware significassero declino, non riforme”.

VMware Explore 2024: grandi promesse per il futuro della virtualizzazione, all’insegna del cloud privato e della AI privata ultima modifica: 2024-09-04T15:53:13+02:00 da Francesco La Trofa

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